Mi dispiace lasciare l'anno che passa, perchè so che è stato un tempo unico che non si ripeterà più, ma so anche di averlo vissuto nel modo migliore delle mie possibilità, con errori, lezioni ricevute, affanni, affetto, gioia, e che di meglio non avrei potuto.
Il vecchio anno se ne va...
Mi dispiace lasciare l'anno che passa, perchè so che è stato un tempo unico che non si ripeterà più, ma so anche di averlo vissuto nel modo migliore delle mie possibilità, con errori, lezioni ricevute, affanni, affetto, gioia, e che di meglio non avrei potuto.
La festa della famiglia
L'altro non è poi così lontano da noi, ma è la persona alla quale non abbiamo dato mai attenzione o la dovuta considerazione; è l'amico al quale non abbiamo manifestato la nostra riconoscenza; è nostro figlio, che non sente la nostra presenza o non gli abbiamo detto mai quanto lo amiamo; è la persona che apprezziamo e stimiamo ma che trattiamo con indifferenza. L'altro è chi morirebbe per noi e noi lo ignoriamo o ne approfittiamo. L'altro è la vita che ci scorre intorno e noi continuiamo a vivere nel nostro guscio. Natale per un verso unisce, salda, rende sensibili al mondo che ci circonda, per un altro verso ci permette una riflessione sugli atteggiamenti da cambiare.
Natale è un po' una prova, dove tutto viene messo in discussione.E' un'occasione più unica che rara per parlare e confessarci, per chiedere e manifestare le nostre preoccupazioni o i nostri timori, così come si palesano le nostre gioie e i nostri stati d'animo. E' un piccolo spaccato di vita, dove avviene il confronto tra adulti e bambini, adolescenti e anziani. In un groviglio di attese e bisogni, spesso accadono piccoli conflitti necessari per nuove comprensioni.
Basta sedersi tutti insieme, che subito si instaurano approcci di tipo diverso tra i commensali, con codici espressivi e punti di vista differenti, dove la malinconia degli anziani si confonde con i progetti degli adulti, l'audacia dei giovani alla vivacità dei bambini. Tutti chiedono di essere ascoltati, di ricevere attenzioni. Gli adulti fanno le loro dovute cosiderazioni, aspettandosi dal futuro i momenti migliori. La festa è incontrarsi a mezza strada in uno scambio reciproco dove si cresce e si matura. Intorno a un tavolo si guarda il nostro interlocutore negli occhi e la comunicazione ha il suo trionfo, mentre consumiamo lo stesso pasto , uniti nel modo più intimo che possa esserci.
La famiglia è una cellula fondamentale della nostra società, allo stesso modo in ambito religioso. La famiglia è restare uniti sempre, è risolvere i problemi adoperandosi al meglio, è sentirsi parte di un gruppo che sperimenta il valore della condivisione. E' la nostra fonte e il nostro calore. Non è vero che la famiglia langue oggi, è vero, invece, che sono aumentati gli attori, abbiamo la cosiddetta famiglia allargata, dove interessa maggiormente la continuità di un sentimento e non per forza la consaguineità. Ciò che si chiede all'interno della famiglia è la stabilità dei sentimenti e, dalla loro durata, deriva il nostro benessere. Non è un'istituzione a comando , ma una struttura che per funzionare ha bisogno di radici solide e forti e la sua funzione si esplica nel tempo. Una buona base per la famiglia è l'amore che ciascun componente profonde per gli altri. Natale dà ancora questa opportunità dopo tanti secoli di storia, ed è una fortuna avere un momento così magico per cementare anche quei rapporti più difficili e senza speranza.
Nei miei Natali è accaduto sempre un evento importante che ha dato inizio a situazioni future così come ci sono stati dei Natali tristi per la consapevolezza che un giorno all'anno non può restituire rapporti mai esistiti. Ci sono stati dei Natali nei quali ho avuto la prova di chi realmente ci tenesse a me, della falsità di alcuni legami, dei rami sterili che andavano tagliati, dell' affetto che ancora chiedevo malgrado l'età e dell'impossibilità degli altri a darmi ciò che non avevano. Tutti i miei Natali sono stati caratterizzati da attese che puntualmente venivano eluse. Questa mancanza mi ha rafforzato e oggi, che accolgo intorno al mio tavolo natalizio la mia famiglia, che ha componenti diversi da quelli di un tempo, è per me, una festa anche di ricordi, di gioia nel poter dare agli altri quello che ho sempre cercato e mai avuto.In questo esercizio continuo di discrepanze affettive, tra ciò che abbiamo dentro e quello che accade fuori di noi, affiniamo la nostra interazione con gli altri.
La famiglia è una struttura sociale caratterizzata da un sistema di relazioni affettive e i rapporti che si instaurano tra i suoi componenti sono quelli per la vita. Se queste relazioni produrranno danni, resteranno a vita, se daranno serenità e affetto, questo ci riscalderà per sempre. Bisogna fare in modo che il freddo non congeli mai le relazioni familiari che, altrimenti, lascerebbero un segno indelebile. Un modo per dare calore è ancora una festa come il Natale, che rievoca la nascita di un bambino, e un figlio nasce da un amore , quindi la famiglia non è altro che sorgente d'amore e di vita che si propagherà nel tempo, lasciando dentro di noi il fuoco per riscaldarci a vita.
La forza ,i valori e l'amore che una famiglia dà, si vedranno col tempo e sono proprio i figli i custodi di questo tesoro, quando a loro volta ripercorreranno, come in un copione, tutto quello che hanno vissuto in famiglia, non distinguendo più se sono essi stessi gli autori di quel copione o i seguaci di qualcosa in cui credono.
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La Cornovaglia che amo
PENZANCE-Luogo misterioso/ancor di più/in un Natale immaginario./Il freddo copre la riviera,/il vento passa col suo telo/e i gabbiani/chiudono il volo./Sono spenti/anche i colori delle vele./Le barche in riva al mare/ondeggiano in attesa/che qualcosa accada./I gerani sono ancora lì tesi/e si fanno accarezzare/dalle folate oceaniche./La culla dei venti,/luogo romano,/d'altri tempi,/si chiude col suo manto al freddo,/un ossequio al re che nasce/in questo pezzo di mondo.(F.Baratto)
La vista è allietata da casette caratteristiche, con giardini e piccoli orti. I fiori qui, come in tutta la Cornovaglia, sono simbolo di bellezza ma anche di cultura e di civiltà. Viaggiare, d'altra parte, serve a confrontarsi con culture e stili di vita diversi dai nostri, per imparare ciò che non può essere insegnato. St.Ives, sulla costa a nord, è una graziosa cittadina con il suo porto caratteristico. Nelle stradine strette e ripide, lungo tutto il percorso, pendono lateralmente alla strada, ciotole ricche di gerani, petunie e campanelle che scendono dai loro vasi in una cascata di petali dai toni pastello.
Il porto, con le sue barche adagiate sul bagnasciuga e in acqua con reti pendenti, ciambelle e attrezzature per la pesca, crea scene pittoresche e incantevoli. Qui tutto è fermo, come in un dipinto. L'aria è sempre umida e fredda, il vento sibila dall'oceano portando ovunque stormi di gabbiani, i veri protagonisti del luogo.
Il mio cuore, però, è rapito da Land's End, un posto indescrivibile, si può solo parlare della sua maestosità. E' l'ultimo pezzo di terra della Cornovaglia, che si apre all'Oceano. Appena si giunge sull'alta scogliera, il vento avvolge come una girandola e il suo sibilo, a velocità sostenuta, rimbomba come un metronomo dal cupo suono. Si ha la sensazione di stare sospesi, innalzati vagando per l'aria. Un'immane e misteriosa forza fa innalzare enormi onde spumose e alte che s'infrangono rumorosamente sugli scogli, ricoperti di gabbiani, in un continuo e serrato movimento.
Gli stridori dei gabbiani si perdono come singhiozzi che scemano con lunghe scie d'echi, perdendosi nei rari momenti dei loro silenzi. Molti restano appollaiati sugli scogli in contemplazione e, solo dopo un lungo riposo, riprendono le corse sull'acqua in un volo spiegato, in un gioco di movimenti, colori e suoni tra i più pittoreschi che abbia mai visto. Mi sono persa in corse e cadute nei prati, ho attraversato un ponte sostenuto da corde e sospeso nel vuoto e sotto il mare minaccioso. Ho rivolto, poi, gli occhi al cielo e ho visto nuvoloni ai quali davo forme diverse come la schiera di Esperidi sul carro spinto da Eolo. Lì nei paraggi, un grosso masso a mo' di trono ha dato tregua alla mia corsa e alla mia fantasia. Qui sono passata a rievocare i fatti storici a cominciare dai Romani, giunti fin qui nel 55a.C. con Giulio Cesare e di cui restano vistosi segni. Più a nord, al confine con la Scozia, c'è l'Hadrian's Wall, iniziato nel 122d.C, la muraglia eretta dall'Imperatore Adriano per difendere i confini dai nemici provenienti dal nord. Qui giunsero anche i Normanni nel 1066 con Guglielmo il Conquistatore, dando inizio alla guerra dei cent'anni e la guerra delle due Rose. Seduta sul trono vedo lì i Romani, a sinistra i combattimenti, e poi dal mare giungere le navi e da terra guerrieri ben muniti... In lontananza vedo la dimora di Re Artù, il castello di Camelot e nei vortici della mia mente la fantasia va al galoppo. Intanto grosse nuvole mi sovrastano quasi a toccare la mia chioma, con forme strane e colori forti per il peso dell'acqua che esse trasportano. Ai miei piedi un tappeto d'erba a perdita d'occhio segue il corso del vento con onde e capriole, recando un fruscio continuo a mo' di lamento. Lo sperduto luogo che pensavo, si rivela ai miei occhi in tutto il suo splendore!
Dopo tanto stordimento ho bisogno di ritornare alla normalità, scendendo giù a Marazion dove c'è l'hotel Mount Haven e lì di fronte S.Michael's Mount, l'abbazia benedettina dell'IX secolo, che mi dà lo spunto per un dipinto. Il cielo è sempre imbronciato ma spesso non ci si fa caso per il panorama strepitoso che mi gira intorno. Anche l'hotel è grazioso e in posizione egregia per la vista che dà e la possibilità di guardare S. Michael sia nelle ore di alta che di bassa marea. Alla partenza porto con me i panorami unici al mondo di luoghi ricchi di storia e di atmosfere.
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