Shahrazàd e l'arte di narrare

Ho sempre mostrato un grande interesse per la letteratura spagnola e di conseguenza per la novellistica araba e indiana. Gli arabi, attraverso la penisola iberica, portarono nel vecchio continente la cultura orientale, grazie anche a Pietro Alfonsi, un ebreo convertitosi al Cristianesimo nel XII secolo, che diede inizio alla novella, un genere letterario che avrà grande successo in tutta Europa. La mia attenzione, in particolare, va a un libro che da sempre rappresenta il modo più fantastico e brillante di sognare, a cominciare dal titolo: "Le mille e una notte".
E' una raccolta di novelle in lingua persiana che racchiude storie perfino della Cina, dell'India e del mondo arabo.
La mia fantasia mi trasporta ai confini del deserto, in una reggia incantata con un sovrano temuto come Shahriyar. Da bambina spesso mi recavo in questa reggia, senza sapere che il luogo fantastico, partorito dalla mia mente, esisteva già in questa raccolta. Ci sono tornata più volte nel tempo, se non altro per conoscere la vita a corte, con i suoi intrighi e il suo vissuto. Ci sono entrata tante volte con la fantasia, che ora conosco ogni meandro del palazzo, lo struggimento del re e lo sbigottimento della corte rimasta senza parole da quando il sovrano ha ucciso sua moglie per tradimento. Il re è diventato un uomo spietato e mi fa paura per la sua decisione di vendicarsi! In che modo, mi chiederete? E questa vendetta, ai danni di chi viene mossa? Il dolore non sente ragioni, e quando si innesca nei nostri circuiti, è capace di tutto!

Shahriyar decide di trascorrere ogni notte con una fanciulla vergine, per poi ucciderla al sorgere del sole. Il terrore si abbatte sul regno per molto tempo fino a quando la figlia del primo ministro, Shahrazàd, decide di sacrificarsi per salvare tutte le altre donne, contro il volere del padre.


"Le mille e una notte" sono tante storie nella storia, un racconto senza fine. L'opera si basa sull'arte di raccontare di Shahrazàd, che, da grande affabulatrice, seduce il sovrano e riesce così a salvarsi la vita. Shahrazàd racconta al re ogni giorno una storia, interrompendola nel momento cruciale, creando suspence, per poi riprenderla al calare del sole. Così il re si propone di ucciderla sempre alla fine del racconto. Geniale! Passeranno così mille e una notte prima che il sovrano capisca di non potersi liberare di Shahrazàd.


Il re pende dalle sue labbra, ne ammira la capacità di novellatrice, ammaliato da lei in modo così prepotente, da fargli deporre addirittura il suo sentimento di vendetta!


Il termine sedurre significa se-ducere, ovvero portare a sè, attrarre una persona verso di noi. L'amore più bello è quello che giunge alla nostra porta con i suoi piedi, in modo naturale, senza capire come mai, nè perchè!


Shahrazàd riesce con la seduzione delle parole, più della bellezza, a conquistare un uomo temuto da tutti. Se questa non è una storia bellissima, ditemelo voi! Per me è la più bella storia mai narrata, da una donna che riesce con la sua intelligenza ad avere potere su un uomo, il re, in un tempo in cui gli uomini trattavano le donne come schiave!


In questo caso l'intelligenza non solo le salva la vita, ma la rende più bella agli occhi del sovrano che, più che dalla sua bellezza, è attratto dal suo mondo interiore che stranamente esce fuori attraverso le parole. La bellezza da sola è fredda, necessita di cuore, di palpiti, di calore, di impegno, caratteristiche che rendono ogni persona unica.


Un giorno, a un corso universitario ascoltavo una lezione sul racconto. La relatrice diceva le stesse cose lette e stralette nei libri ma mi accorsi che si poneva in un modo così diverso dal solito che, per la curiosità, mi imposi di restare fino alla fine. Ebbene, non solo tutto ciò che era già di mia conoscenza acquistò un abito nuovo, più bello, ma tutto mi sembrò più interessante. La vera lezione di quel giorno fu come catturare l'attenzione degli altri. Quella donna mi aveva incantato con le sue parole, con i suoi voli pindarici per trovare l'esempio più adatto, con le sue storielle intercalate qua e là, con il suo tono di voce soft...tutto prendeva forma con le sue parole e il racconto si trasformò, come per magia, in qualcosa di animato. Il suo mondo calato in quella lezione! La parola è l'espressione del nostro vissuto, racchiude sentimenti e sogni, cambiamenti e conoscenza. Attraverso la parola ci diciamo la vita.


Shahrazàd ha usato la parola in modo sapiente, ha fatto leva su tutte le sue conoscenze, per raccontare, incantare e ipnotizzare il suo re. Nel momento in cui lei racconta, il re ha modo di conoscere lei e non solo le sue storie, le parole erano espressione di se stessa e attraverso i suoi racconti, lei si racconta. Narrare è anche esprimersi, rappresentare il nostro mondo, il nostro modo di vedere, di sentire, di percepire e mentre parliamo, chi ci ascolta penetra nel nostro mondo, viene catapultato in una sfera che non è la sua, ma allo stesso tempo la fa sua. "Il linguaggio è una forma di vita"come dice Wittgenstein e senza la parola perderemmo parte della bellezza di questa vita.
































































































Settembre...

Settembre è arrivato, lasciando alle spalle le belle giornate di sole, di mare, di ozio, di dolce riposo. E' difficile credere che l'estate sia finita, sotto questo sole sfavillante e questo caldo che ottunde il cervello. Come sopportare il lavoro, la scuola, lo studio, immersi ancora in giornate così invitanti per gite a mare e passeggiate senza mete? Settembre porterà le sue giornate più corte, la sua aria mattutina più fresca, le sue serate più umide e la tristezza che ogni anno, di questi tempi, giunge al cambio di stagione.

La scuola è un capitolo importante di questo mese, appuntamento fisso ad ogni autunno, che comincia tra infinite polemiche e novità. Se non fosse per i bambini così allegri e trepidanti, che iniziano l'anno scolastico con entusiasmo e curiosità, sarebbe una stagione priva di interesse. Pensando ai banchi di scuola, già sento i gessetti graffiare la lavagna, gli astucci rotolare sui banchi, i quaderni balzare di qua e di là e quell'odore forte e asprigno delle matite colorate. La scuola ci porta a fare grandi spese, di zaini e quaderni, libri e materiali vari. Di questi tempi è vietato entrare nelle cartolibrerie, c'è da aspettare per ore e l'orario continuato non basta a snellire il lavoro. Iniziano anche le nostre allergie e non so quali sostanze salvare dalla lista di quelle da tenere alla larga: il gesso, le piante, l'intonaco, la polvere, determinate pillole...

A scuola bisogna redigere un registro per annoverare le relative patologie dei bambini e ricordarsi tutto di tutti per evitare di dare una caramella a chi è allergico ai coloranti, di scrivere davanti a chi non può respirare la polvere di gesso, di offrire un dolce a chi è in sovrappeso e quant'altro ancora.

Varcata la soglia della scuola i problemi arrivano a mille e, dedicarsi esclusivamente alla didattica, per un insegnante è un sogno d'altri tempi. In classe c'è bisogno del burocrate, dell'infermiere, del dietologo, dello psicologo, del nutrizionista, del pedagogo e possibilmente della mamma o del papà. E' strano come l'abito che metto di mattina, nel pomeriggio, all'uscita da scuola, ci ballo dentro e come facilmente ci si rimbambisce usciti fuori dalla classe. Tutta la scienza a scuola, tutta la stupidaggine a casa!

I bambini, in questi ultimi giorni, prima dell'apertura della scuola, sono a caccia degli zaini più belli da comprare, delle ultime novità, dei quaderni con i loro beniamini, anche se quest'anno non ci sarà tanto da scegliere con la crisi che incombe da ogni parte e i genitori dovranno lottare per informare i loro figli sulle condizioni economiche del paese. Altra corsa per le visite mediche! Chiamati all'appello gli oculisti, gli ortopedici, gli allergologi e gli odontoiatri per i check up di routine e accertarsi di avere le forze per iniziare un nuovo anno di lavoro, vale sia per i grandi che per i piccoli. Che fatica ricominciare con tutti gli oneri che ci portiamo addosso!

Settembre stupisce per i suoi colori caldi e densi, per l'aria dolce, per i pensieri che si rinnovano, per i viali coperti di foglie, per i suoni piacevoli ai giardini comunali, dove i bambini ritornano nei loro pomeriggi da occupare. E' bello ascoltare le grida dei bambini in città, nei rioni, nei campetti parrocchiali, nei cortili delle case, che con la loro gioia risvegliano gli adulti dai loro torpori. Settembre è un mese nostalgico e i ricordi dei bei momenti vissuti in estate danzano nel nostro cuore, ci riscaldano quando siamo soli e sono questi i momenti di forza che ci aiutano a progettare, a programmare e organizzare il nostro futuro.

Settembre "tempo d'andare", così recitava la mia poesia e il mio mese di settembre è legato alle poesie della mia scuola elementare e a volte mi trovo a recitarle come a ribadire un tempo lontano e felice ,volato ma pur sempre vicino!

Settembre lo rivedo con gli alberi a matita sui mille fogli sparsi per la scuola e a casa, con le doverose foglie di tre colori, giallo, rosso e arancione, con il fiume tra le case che corre a valle, con gli animali del bosco che rientrano per l'inverno e poi ...i ricordi dell'estate, con le conchiglie sparse a riva, le orme nella sabbia, la spiaggia deserta, la barca solitaria in mezzo al mare e sempre qualcuno a riva seduto, immerso nei suoi pensieri guardando l'orizzonte.

"Settembre andiamo, è tempo di migrare", Gabriele D'Annunzio comincia così la sua lirica "I pastori" e questo verso racchiude per me il mese di settembre sin dal tempo della mia scuola elementare.

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