Amore senza limiti

Riporto questo bell'articolo appena letto in modo integrale di Simone Marini, perchè penso che possa farci riflettere su un argomento sempre di nostro interesse come l'amore.
La tentazione più grave e spesso la meno avvertita, è il pensiero di amare quelli che possono e sanno di fatto rispondere e ricambiare.
Sembra che l'amore sia un contratto: io ti do se tu mi dai, e ti do tanto quanto voglio ricevere da te. Così si inventa non più l'amore, ma un egoismo sempre più pesante e minaccioso, sempre più camuffato di saggezza e perfino di giustizia, ma non s'inventa nè l'amore nè la vita. Entra in gioco non più la fantasia ma la matematica che vuole contare , la piccola regola del tanto quanto.
Il meccanismo della vita è un altro: è il meccanismo del dono, dello straripamento della realtà che non può restare chiusa e ferma col pericolo di marcire e di disfarsi, è il meccanismo di una superiorità che non viene da nessun diritto, ma soltanto dalla percezione di "essere" qualcuno, e di "avere" qualcosa che non termina in se stessi. Altrimenti dove va la gioia di poter inventare la vita? Si diventa schiavi dell'altro, delle risposte, delle proposte, dell' iniziativa che non viene da noi ma da altre persone, e quando sono gli altri che inventano mai raggiungono la nostra vera personalità, mai colgono il nostro volto più genuino.
La nostra vita è sempre e solo un dono d'amore: se tutto diventa così, se anche i momenti negativi di fatica, di sofferenza, di sconforto entrano nella festa, entrano a far parte della vitalità che c'è in noi, tutto cambia, tutto diventa luminoso. Che cosa pensiamo di inventare di più e di meglio di un amore senza confini, un amore che mai potrà essere smentito nè tradito, un amore che cerca solo di potersi esprimere, senza chiedere nulla?
Che cosa possiamo chiedere al mondo se non che ci lasci amare, servire, soddisfare le necessità più o meno vistose che abitano nel cuore dell'uomo? La nostra vita di uomini non ha nessun altro senso che questo: poter amare, potersi donare.
Contro ogni mania di potere, di accaparramento, di sfruttamento, contro ogni teoria che sotto diverse forme tende a rendere l'uomo vittima dell'uomo, noi siamo di quelli che invece affermano la gioia e la grandezza di poter amare, servire, di spendere la vita per gli altri, di godere la vita come una festa con gli altri.
Amare vuol dire giocare il tutto per tutto, donare senza contare.

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Diverse forme di violenze


Nella Psicoanalisi dell'amore, Erich Fromm affronta l'argomento violenza.


Vi sono diversi tipi di violenza e ciascuno corrisponde a una rispettiva motivazione inconscia. E solo attraverso la sua comprensione che se ne capiscono le motivazioni, le sue origini, il suo decorso e la sua carica di energia. Si passa da un tipo di violenza normale a un'altra gradualmente più importante e grave.
La più leggera forma di violenza è quella "ludica" che si esercita per ostentare abilità e non è motivata nè da odio, nè da distruttività. Vi è poi un tipo di violenza reattiva, esercitata per difendere un proprio bene che può essere la proprietà, la dignità, la libertà e si mette in atto per timore. Questo tipo di violenza ha per fine la conservazione. Anche la frustrazione produce una violenza reattiva, vale a dire un comportamento aggressivo, quando venga frustrato un desiderio o un bisogno. Ci sono poi sentimenti come l'invidia e la gelosia, due tipi di frustrazioni che danno luogo alla violenza.
Un tipo di violenza molto più alta è quella vendicativa. Nella violenza reattiva si cerca di opporre resistenza all'offesa, ma d'altra parte, qui l'offesa è già stata arrecata e non la si mette in atto per difendersi, ma per annullare l'offesa in modo irrazionale, con la rivincita. Talvolta la vendetta diventa necessaria, quasi lo scopo della vita. Si può avere anche un'altra reazione alla violenza, quando una persona profondamente delusa può cominciare a odiare la vita.


C'è poi l'impulso al controllo totale e assoluto su di una persona e questo è sadismo.
Molto spesso dietro alla violenza c'è una vita non vissuta, ci sono sentimenti repressi, ascolti non avuti, attenzioni non ricevute.

Analizzare le motivazioni della violenza è una pretesa alquanto difficile, presuppone itinerari di vita contorti e non sempre facili, disattesi o demotivati.
Ci sono poi tipi di violenze subdole, quelle che si presentano quasi come cortesie ma che sfociano lentamente in insofferenza, disturbo, fastidio e si traducono in atti poco gentili e poi sempre più decisi e convincenti tanto da esercitare sull'altro la propria volontà.
Questi tipi di violenze non possono essere inquadrati, sono  difficili da scorgere e per essi non c'è alcuna prevenzione o possibilità di evitarli. Accadono come eventi e basta, quasi fossero casi del destino o peggio momenti sa superare.
Capire la violenza è un modo per attuare strategie di risoluzioni o di contrasto contro eventi che sembrano inspiegabili, che vanno dal semplice diverbio, ad una mancanza o un'offesa o ancora un contrasto forte fino a capire i moventi che spingono all'odio gli uni contro gli altri.
L'azione che porta violenza è sempre un arresto del bene, un bloccare la biofilia, cioè l'amore per la vita. Ma la legge naturale prevede che all'interno della società vi siano non solo forze biofile ma anche necrofile cioè che vanno a favore della morte. Sembra quasi una compensazione, un bilanciamento tra le due forze che si combattono: il bene e il male.
A volte una stessa persona può contenere in essa entrambe le forze e manifesta ora l'una ora l'altra con magnifica nonchalance.
Prevenire o prevedere la violenza è sempre difficile, ma trovare le strategie per arginarla è un dovere, per evitare che diventi un fatto di ordinaria quotidianità.


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