L'arte di attendere


Ieri, sulla strada del ritorno a casa, mi sono imbattuta in un incidente: la strada era completamente ostruita, non c'èra verso di procedere, nè scovare un piccolo passaggio tra i rottami dove potersi infilare. A quel punto, tutti abbiamo spento i motori nell'attesa della polizia e dell'ambulanza che portasse via i feriti. I feriti hanno ricevuto i primi soccorsi, la situazione era sotto controllo, ma la strada impraticabile
Dall'auto davanti alla mia è scesa una signora, arrabbiatissima, brontolando che non poteva permettersi di perdere tutto quel tempo a stare lì ferma mentre a casa il marito aveva bisogno di ossigeno. E' passata un'ora lì fermi, senza poter fare alcunchè, solo attendere, ognuno nella propria auto a guardarsi intorno avvolti nei propri pensieri.Come sempre porto libri con me anche quando vado a danza e subito, tirato fuori il mio romanzo di turno, ho letto per un po'. Un signore mi ha chiesto d'accendere, ma visto che non fumo ha fatto il giro delle auto, poi è ritornato e mi ha confidato che era una bella sensazione il fatto che un imprevisto ci costringesse tutti a fermarci ad aspettare..."Dobbiamo imparare ad aspettare! Qui sono tutti impazienti, vanno tutti di fretta, hanno mille incombenze, che poi sono quelle di rispettare gli orari per colazione, pranzo e cena, per fare la spesa, per dormire, per andare a lavoro e soprattutto per correre. E così ci troviamo alla fine ricordando solo che abbiamo aspettato...ma cosa?
Ma sai quanto ne guadagna il nostro corpo a fermarsi e uscire dalla routine che gli diamo ogni giorno facendolo girare come una trottola e ponendolo sotto continui sforzi? Per esempio, sto fumando questa sigaretta proprio con gusto, chi l'avrebbe detto?" Lo ascoltavo e riflettevo che è vero: non siamo capaci di gestire il tempo che non sia controllato, organizzato, progettato, tutto va bene se siamo iperimpegnati e non facciamo altro che passare da un'attesa all'altra che non vuol essere solo del tempo cronologico. Nella nostra vita ci sono tante attese, tante volte in cui aspettiamo che i nostri bisogni vengano soddisfatti, che i nostri desideri vengano esauditi, che i nostri progetti vengano portati a termine e la nostra vita si realizzi così come l'abbiamo immaginata. E così passiamo da un'attesa all'altra pensando di aver raggiunto quello che ci impediva di essere felici ed ecco che siamo già proiettati nell'attesa successiva. Il tempo delle nostre attese è fatto di ansie, di corse, di apprensioni, di scansioni per gestire al meglio quanto attendiamo.
 
Non sempre questo tempo è vissuto bene, anzi spesso, nell'attesa, si incrociano altri ostacoli, si iniziano altri progetti, si formulano altri pensieri, riscontriamo altri tempi da scandire e così fino alla fine. Ed è per questo tempo che viviamo con intensità le delusioni, i piaceri, le costrizioni, il lavoro più pesante, i sacrifici più penosi, tutto in nome del famoso progetto da realizzare. Ma a quale costo? Quanto abbiamo perso? Quanto dobbiamo mettere in conto? Ma guai a non prefiggerci scopi da raggiungere, desideri e sogni da realizzare che scuotono il nostro animo dal torpore della quotidianità, dalla monotonia del tempo che passa con le sue consuetudini, con i nostri gesti sempre uguali che ci tolgono entusiasmo.
L'attesa è la proiezione o meglio la simulazione dell'evento: immaginiamo quanto accadrà, come accadrà, ciò che ci porterà, i benefici che arrecherà ed è come se vivessimo in virtù di quell'evento, prendendo da esso la forza per sopportare ogni cosa.
L'attesa è "aspettare perdendosi come se entrassimo nell'infinito! Aspettare è perdersi! E' come aspettare uno sconosciuto che deve arrivare..." come dice il dott.R.Morelli.


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