Agosto

Aspettavo il mese d'agosto per dare vita a tanti propositi, ma come sempre accade, resto con tanto di naso mentre il mese è già passato! Il caldo ci ha asfissiati, castigati come tanti peccatori nelle fiamme dell'inferno, le vacanze quasi agli sgoccioli, il riposo e i viaggi sono finiti nel dimenticatoio, e cosa ci resta? Agosto è il mese dove si fanno progetti per il nuovo anno, si spende più tempo con la famiglia , e  vediamo il mondo da un'angolazione strana, oserei dire un punto dal quale non ci poniamo mai. A casa mia ci si riunisce di più e, rivederci tutti insieme dopo il lungo inverno, fa uno effetto strano. Quando siamo a tavola si crea un'atmosfera ricca di entusiasmi e di risa, dove diciamo tutto e niente, ci raccontiamo, scherziamo, ci confrontiamo, ma siamo bravi anche a litigare. Litigi stupidi e a volte senza senso ma anche importanti per questioni di primaria importanza dove nessuno cede. Si spazia dal lavoro alla cultura, dalla religione alla politica, tutti intorno a un tavolo che a volte assume più le sembianze di una conferenza che un punto dove consumare il pasto. Gestire la famiglia con tutte le sue esigenze e diversità d'opinione è veramente un'impresa. Personalmente il mese d'agosto  lo vedo un po' il principio di nuove cose, di progetti di ampio respiro, di previsioni e a volte anche di sospesi. In famiglia ci s' incontra, dopo un anno di vita svolta come soldatini, ognuno al suo posto, per portare a termine i propri impegni, e non è per niente facile la convivenza: dobbiamo decidere se uscire e dove andare, il pranzo che vada bene a tutti, partecipare alle feste di famiglia, organizzare le provviste,  le visite ad amici e conoscenti, decidere i tempi del  nostro riposo. E poi abbiamo orari sballati: chi dorme di giorno perchè di notte è uscito, chi non mangia perchè si sente pieno, chi è affamato perchè di questi tempi carbura di più, chi fa colazione alle dieci del mattino...E incombono i lavori di ristrutturazione: si pensa che sia giunto il momento giusto ma intanto la pratica presentata ha un vizio di forma e i tempi si allungano e cade anche la nostra idea di poterli seguire durante le ferie. Non c'è sincronia e stare tutti insieme diventa una scommessa.Tutto sommato fa piacere vedere la casa in un nuovo ordine o per meglio dire disordine: si lava di più, si stira di più, si cucina di più, la spesa è interminabile, la polvere incombe, i fiori vanno potati, le piante concimate... e ti viene in mente che quando sei a lavoro, quella sia la normalità, mentre adesso solo in  una situazione straordinaria. Cambiamo abitudini, cibi, umori e tensioni, desideri e attese. Vorremmo concentrare in trentuno giorni, ammesso che siano tutti  di ferie, i nostri desideri covati durante l'anno quando rimandavamo ad agosto ogni cosa. Così a mare diventa un'impresa scendere insieme in spiaggia e, una volta sotto l'ombrellone, ogni comunicazione cade dentro la lettura  del giornale o un libro che ci prende completamente. Stamattina parlavo a telefono con un' amica e bevevo il caffè, ma  pensavo anche di portare il cane fuori, sempre continuando a  parlare a telefono. Appena poso il cordless, ecco  che squilla di nuovo! E' normale, penso, in questo mese  la gente ha più tempo per parlare e ti chiama come unica possibilità di contatto in un anno. Ma la mente è rivolta al cane che deve mangiare, il figlio che deve fare colazione, l'amica che mi cerca tra  i messaggi, c'è chi decide di andare a mare, chi  a fare visita a un amico che non vede da tanto... dovrei scendere per delle commissioni ma forse arriva mio padre che mi vuole portare in barca...Il caldo ottunde la mente... Non è giornata! Ma qual è la giornata giusta in questo mese bollente?
Vorremmo più tempo da perdere senza stare lì a fare i conti di partire per il mare o di rientrare o di organizzare il viaggio o il compleanno e pianificare, togliere le cose da fare per dovere e per forza e lasciare solo quello che ci fa enormemente piacere! Allora si pensa che dovrebbe essere agosto tutto l'anno per concludere tutti i nostri progetti e portare a termine quanto prefissato. E quando ci troviamo, come oggi al 28 del mese, siamo già proiettati nel lavoro, in quello che ci aspetta, illudendoci che tanto agosto arriverà di nuovo l'anno prossimo e noi  trascorreremo  le nostre vacanze al meglio.

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Educare all'affettività

 L'educazione all'affettività  inizia già nell 'infanzia,  in base alle attenzioni, agli esempi, alle manifestazioni che riceviamo in primo luogo dai genitori. Una carezza, un bacio, un abbraccio, da sempre sono segni di calore, di contatto che invece molto spesso scambiamo solo per smancerie e atteggiamenti da limitare all'interno di una coppia. Un bambino che riceve affetto, che si sente al centro dell'attenzione dei  propri genitori, che avverte di essere benvoluto, sarà a sua volta un adulto affettuoso, capace di trasmettere nei modi e con le parole ciò che prova. Ma non sempre le cose vanno per il verso giusto e molto spesso i sentimenti devono fare i conti col carattere e con i pregiudizi. La maggior parte dei nostri genitori è stata avara di atteggiamenti affettuosi, vuoi per un carattere introverso, vuoi per la fatidica convinzione che "i figli si baciano nel sonno". Abbracciare e baciare  un figlio solo nel sonno equivale a dire "non ti  posso dimostrare il mio amore, lo devo sapere solo io quanto ti voglio bene". Così non si ama e non  si educa all'amore. In questo modo insegniamo che l'amore è un sentimento da  nascondere per evitare che l'altro ci soggioghi, che  possa approfittare della nostra buona fede e averci in pugno. Quando in un rapporto, anche adulto, accade questo, che cioè  l'altro eviti di manifestarci il suo amore per mantenerci sulla corda, stiamo sicuramente davanti ad una persona che a sua volta non ha ricevuto manifestazioni, siano esse parole, gesti, esempi, non solo, ma gli è stato inculcato che l'amore è un canale preferibilmente nascosto, da tenere dentro e manifestare raramente. L'amore va sempre manifestato! E 'un carburante insostituibile e non possiamo relazionarci agli altri senza offrire la parte più vera di noi. Personalmente  ricordo di aver ricevuto manifestazioni  d'affetto molto contenute  durante la mia infanzia, ma non posso eludere gli insegnamenti desunti  dalle mani dei miei nonni, che con carezze, abbracci e lo stringere e attirare a sè, hanno lasciato in me una distinzione chiara di che cosa voglia dire voler bene, amare, interessarsi di una persona completamente.  Quelle di mia nonna erano mani piene di vene, grandi, calde, erano per me una fonte di calore, benessere quando mi lavavano o mi pettinavano o mi vestivano o semplicemente mi davano la mano e quello era un contatto favoloso, in quel momento ero la bambina più sicura di questo mondo. Così le mani di mio nonno, enormi, massicce, di grande lavoratore, a tratti ruvide, callose ma per me erano di velluto, sapevano imprimermi sicurezza, attenzione, determinazione, forza quando lui  mi prendeva nelle sue mani enormi,  che raccoglievano tutto il mio corpo, e mi faceva saltare sopra la sua testa, per poi farmi ricadere nelle sue braccia. In questo gioco capivo che  aveva bisogno di me, di stringermi, di giocare, voleva farmi  ridere, scherzare e si preoccupava del mio stato d'animo. Questi momenti non dovrebbero mancare mai! Darsi il bacio della buonanotte, salutarsi quando si esce o si entra in casa, abbracciarsi quando ne sentiamo l'esigenza, fa  bene, ci fa sentire benvoluti, al centro dell'attenzione, presenti. Un buona educazione ai sentimenti rappresenta il preludio di una buona esperienza di adulto, di coppia, sessuale. Molti evitano questo rito, queste effusioni, prese come perdita di tempo tanto l'altro "sa che noi l'amiamo". Non è mica vero! L'altro sa che l'amiamo quando glielo dimostriamo e ogni momento è un'attesa. L'amore è un'offerta e una ricezione continua come un interruttore, che, se non lo alimentiamo, non funziona. L'amore più appassionato, quello più convinto, più sicuro può spegnersi per incapacità a dimostrarsi. "Cosa devo fare, mi posso mica impiccare?" Spesso sono domande del genere a far capire la difficoltà in cui siamo, ma se lo siamo è per non aver ricevuto quello che gli altri si aspettano da noi. Molto spesso i genitori viziano più che amare. Amare è un educare con sapienza, profusione di tempo e di attenzioni e ogni genitore che si adoperi in questo senso, non sbaglia mai! L'obiettivo non è fare del piccolo un robot al nostro servizio, come accadeva nel settecento, quando i bambini erano visti come un gioco per gli adulti; l'obiettivo è "formare" soprattutto un cuore da cui dipende tutta una vita! Non siamo avari di manifestazioni affettive, in ogni tipo di rapporto, è la linfa che conduce in ogni nostra cellula l'essenza, la forza e il motivo per cui siamo nati, quella di amarci!


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L'amore non va in vacanza

Parlare d'amore in estate può sembrare un controsenso, quando col  riposo si pensa di mettere in pace anche i sensi e il cuore. E  il paradosso continua se poi, in un momento di maggiore distensione, aumentano vertiginosamente le storie per questioni di gelosie, di abbandoni, di ripicche, omicidi passionali, e  non possiamo non tener conto che in questa stagione l'amore diventa bollente. Sarà il caldo che lascia indifesi davanti ad ormoni incontrollabili, o sarà anche la voglia di libertà per tanti mesi repressa, soprattutto per coloro che non conoscono la tranquillità e alimentano le loro manie e stravaganze amorose, che  l'estate diventa un momento cruciale per lasciarsi o incontrarsi. L'amore troppo spesso è preso per un commesso viaggiatore, che alla fine del suo viaggio depone le armi per intraprenderne un altro. Innamorarsi  fa sentire in forma, ci mette entusiasmo migliora le nostre capacità, e nessuno vuole perdere questi momenti di benessere psicofisico, per cui innamorarsi diventa il passatempo preferito.
L'amore scaccia la tristezza dai nostri cuori e ci pone in uno stato di euforia e dimentichiamo che  quando finisce ci rende la parte peggiore di un rapporto: la sofferenza. Si scambia poi l'amore con l'infatuazione  o anche col capriccio,  o con l'interesse che si può avere nel conoscere una persona. Si dice  anche che l'amore viaggia da solo, non vuole se, non vuole ma, non vuole doveri, non vuole domande, non vuole costrizioni, e dura quanto vuole. L'amore vive di se stesso, l'amore è l'unica ragione di vita, l'amore è magico, ma non si dice quanti danni fa l'amore, quando per immaturità e superficialità non gli si dà  la giusta importanza, quando ci si lascia prendere da motivi che non si possono ascrivere  alla cerchia dell'amore. Molti  passano da una situazione all'altra, scambiano l'amore per un giro in giostra e poi finisce, si scende,  e pensano sia un loro diritto poter ledere la felicità altrui presentandosi in tutta la loro arroganza per poi girare altrove. In estate i problemi, che nei mesi invernali erano in letargo, vengono allo scoperto e accade che  quello che prima andava bene, adesso va cambiato, quella che sembrava una passione accesa, ora ha le sembianze di un fuoco di paglia, l'altra che era una bella storia finisce nella centrifuga della ragione e assume colori più tenui per avere così la possibilità di scimmiottare continuamente, tra un bel sorriso e una parola, un capriccio e una lusinga. Ci sono anche quelli che pensano che collezionare "amori" sia un modo per aumentare la propria autostima o appagare il proprio narcisismo o averne bisogno per non sentirsi mai fuori dal giro. Certo che con l'amore ruotano altri sentimenti e non sempre si riesce a parlarne senza intaccare altri campi. L'amore è un argomento troppo profondo per ridurlo ad una passioncella che possa esplodere  e con la stessa facilità chiuderla prima di tornare in città. Con i ritmi e le connessioni odierne, gli amori hanno la durata di mesi e a volte di settimane. Si sono accorciati anche i nostri sentimenti inversamente a come sono aumentate le nostre relazioni. Ci si conosce in un battibaleno ma ci si lascia altrettanto velocemente. Abbiamo scambiato la velocità per la qualità e vogliamo che la velocità contenga poi anche una  quantità di esperienze. Secondo alcuni conoscere e collezionare più persone ci rende più forti, più preparati, più esperti oltre che godere della vita, del giorno, del minuto. Abbiamo fatto del "Carpe diem" oraziano il nostro slogan filosofico, come se la corsa a vivere e bruciare le esperienze ci desse poi la patente, pirandellianamente parlando, di aver vissuto nel modo migliore. Ma il Carpe diem di Orazio ha un valore molto più profondo di quello che noi moderni gli attribuiamo per convenienza: Orazio esorta a vivere bene il presente, viverlo profondamente poichè il tempo passa velocemente e non dobbiamo lasciarci sfuggire la vita che ha un percorso lineare e non circolare, per cui perse le occasioni, esse non ritorneranno per il fatto che il nostro percorso fila in avanti e non gira su se stesso per riprendersi ciò che ha perso.
Un amore si interrompe per vari motivi, per incapacità a mantenerlo vivo, per negligenza, per tacito consenso, e invece siamo abituati a dire che l'amore finisce. Se finisce vuol dire che non c'è mai stato o non è mai iniziato o ci si è sbagliati, o non era amore. Il vero amore detta leggi e noi, impotenti, non possiamo sottrarci, ci scuote e non ci blocca, ci fa avanzare senza remore, nè paure, non fa mai conti con la ragione, ci impedisce di viverne senza, ci fa star male e ci cambia la vita. Amare è una condizione dalla quale non si  fuoriesce, è come un liquido che invade ogni superficie di noi  e non può essere contenuto, arginato. E' uno stato di grazia, non ha tempo per altre idee e pensieri, non tradisce, nè si può invaghire di altri, non cerca, nè approfitta, non tentenna nè ci ripensa, nè può nasconderlo alla persona che ama. L'amore non ha stagioni, nè vive di una sola stagione, l'amore ha tempi e ritmi suoi, non va forzato, nè bloccato e se è vero, mette radici profonde.


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