Rosella rivive attraverso la scrittrice Filomena Baratto



Foto ed articolo a cura di Francesca Martire
Interessante incontro quello di venerdì 16 novembre tenutosi al Complesso della SS. Trinità di Vico Equense nell’ambito degli “Incontri del venerdì” organizzati dall’Unitre.
E’ qui che dalle ore 17.30 ha avuto luogo la presentazione del romanzo “Rosella” di Filomena Baratto, edito da Sangel Edizioni.
Lo scopo è stato di regalare storie ed emozioni appartenenti al lieu aequano di ambientazione del romanzo la cui protagonista è, per l’appunto, Rosella.
Si è verificata così un’associazione di mondi artistici ossia di quello teatrale attraverso l’interpretazione di Lello Radice, di quello musicale attraverso la voce di Conny Amato, di quello digitale attraverso le opere di Letizia Caiazzo, di quello letterario attraverso le parole di Claudia Scaramellino e di Ciro Daino.
Emozioni ed espressioni di gioia, dubbio, rabbia e amore sono state magistralmente rese da Lello Radice, Direttore artistico del “Supercinema” di Castellammare di Stabia che sarà presente in “E’ così che gira il mondo” dal 3 dicembre al Teatro Augusteo di Napoli con Sal Da Vinci.
Ricordiamo, tra l’altro, la sua presenza in qualità di attore
- in spettacoli teatrali quali:
“Ditegli sempre di sì” di Luca De Filippo, “Questi fantasmi” con Silvio Orlando, “Caro Diario” di Nanni Moretti, “L’oro di Napoli” con GianFelice Imparato e Luisa Ranieri
- in produzioni cinematografiche quali:
“Una donna per la vita” di Maurizio Casagrande
-in produzioni televisive come:
“Distretto di Polizia”
“Tutti pazzi per amore”
“Il coraggio di Angela”
“Codice Rosso”.
Radice ha infatti “incantato” la platea con i suoi sguardi e gesti intensi durante la lettura interpretativa di alcuni passi del romanzo.
Intensa, tra l’altro, la sua interpretazione della poesia “Zi’ munacella” di Salvatore Di Giacomo.
A far da cornice musicale al tutto ha provveduto, come sopra accennato, la splendida Conny Amato, calatasi a pieno nella napoletanità, interpretando con passione pezzi di “storia musicale” della famosa “Città do’ Sole”.
Letizia Caiazzo (http://www.letiziacaiazzo.altervista.org/) ha invece contribuito alla serata con le sue opere di arte digitale:
- “Montagna”
-“Le bambine”
-“Il treno va”
- “Disperata”
che hanno comunicato il significato del romanzo esprimendone i momenti chiave.
Si pensi, ad esempio, al portone presso il quale “Le due bambine” giocano che la stessa autrice del libro ci confessa aver in lei risvegliato particolari sensazioni o ancora a “Disperata” da cui si evince quale poteva essere la sensazione di angoscia provata da Rosella in quegli anni “difficili” da vivere per una donna.
La presentazione è stata affidata al Dr. Ciro Daino ed alla Dott. ssa Claudia Scaramellino che, per esplicare il tutto, sono partiti dal nome della protagonista.
Un nome emblematico, infatti, quello di Rosella che, volendosi concedere un gioco di parole, diremmo a metà tra la dolcezza che il fiore RICHIAMA ed il RICHIAMO stesso del suo paese, paese fatto al tempo stesso e di familiarità dei personaggi (di qui il vezzeggiativo “ella”) e di estraneità (focus sull’alienazione della donna in conseguenza ai pettegolezzi).
Nome emblematico, dicevamo, quello della protagonista, anche se analizzato in ambito semantico:
la rosa infatti, come tutti sanno, è:
1- Delicata e fragile come i suoi petali ma anche forte come il suo stelo
2- Calda come i colori della sua corolla (in questo caso, rossa come l’amore e la passione di cui Rosella si tinge)
3- Racchiusa in sé come uno dei suoi boccioli, ma anche aperta alla vita come la corolla protendente verso l’esterno
4- Contornata da spine (le difficoltà che Rosella incontra lungo la sua “strada vitale”).
Questo, e molto altro, è narrato nel romanzo, questo e molto altro è Rosella stessa.
Ed è con questa appropriata frase di Charles Bukowski che Ciro Daino introduce il personaggio:
“L’anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un senso di benessere quando le sei vicino”.
E’ partendo da ciò che il Dr. Daino inizia e conduce con acume un excursus negli anni ’60, quelli di ambientazione del romanzo, quelli in cui Rosella “combatteva” la sua vita di amore, sacrifici e stenti.
Erano questi, infatti, gli anni della Rivoluzione, dell’apertura politica alla “sinistra”, anni che non sono stati purtroppo accompagnati da un’ altrettanto aperta mentalità.
Come ha sottolineato la Dott. ssa Claudia Scaramellino, infatti, questi erano gli anni delle contraddizioni che ricadevano un po’ in tutti gli ambiti: dal politico all’economico passando per il sociale.
Erano gli anni in cui- continua la Dottoressa Scaramellino- a Vico si distingueva tra “quelli e’ copp’ e quelli e’ sotto”, mentre in ambito nazionale, la vivace Rita Pavone denunciava il “disavanzo” tra uomo e donna cantando “Perché perché la domenica mi lasci sempre sola per andare a vedere la partita di pallone?”
Erano gli anni in cui- continua ancora- per strada c’erano ancora le cosiddette “carrette” insieme alle auto (si pensi alla moda della “Topolino” e della “Vespa”).
Era l’epoca del tutto e del niente, dello “sballottamento mentale” di chi si fondeva e si perdeva in continui “ossimori sociali”, confuso tra il mondo statico della tradizione passata e quello dinamico del futuro, incerto quanto attraente.
Quasi a voler seguire un’ipotetica calamita situata nell’avvenire, si avanzava infatti sulla strada delle rivendicazioni.
Interessante, a questo punto, la riflessione del Dr. Daino che invita a soffermarsi sulle tempistiche effettive di rivendicazione femminile definendo “Rosella” un romanzo psicologico e sociale.
E’ infatti solo da pochi anni che il reato di stupro è stato riconosciuto come penale e quindi punibile.
Nell’Italia del cosiddetto occidente emancipato e civile, tale reato non era paradossalmente perseguibile giacchè considerato solo di ordine morale.
E’ proprio sull’idea di morale che il discorso della Dott. ssa Claudia Scaramellino diviene “rotto” di commozione.
E’ attraverso le parole di sensibilità e lo sguardo di intensità di chi quegli anni li ha vissuti, come lei, che possiamo cogliere il senso del romanzo.
E’ soffermandoci sulla condizione della donna in quel tempo che la nostra visione mentale può arrivare ad aprire il cuore al fine di comprendere gli stenti di quell’epoca.
Stenti riscontrabili a pieno nell’idea di movimento più volte riproposta nel romanzo, ma sempre accompagnata da una linea di sofferenza di fondo.
Sofferenza del tutto ritrovabile nel personaggio di Rosella il cui nome costituisce il titolo del romanzo che il Dr. Daino avrebbe intitolato a suo dire “Senza paure”.
E’ proprio abbandonando le paure, infatti, che Rosella parte con la sua valigia ideale: è infatti lì che posiziona, come suggerisce il Dr. Daino, i mancati diritti civili della donna che è costretta ad emigrare per poterli tirare fuori.
A tal proposito val la pena soffermarsi sulla partenza di Rosella dal suo paese natio, situato nel Cilento.
Questo distacco è stato ben interpretato nell’opera di Letizia Caiazzo “Il treno va”, laddove il volto di donna teso verso il convoglio, simboleggia, come spiega la stessa Baratto, tutta la voglia di Rosella di ritrovare il proprio essere, “riappropriandosi del proprio passato”, come asserisce la Scaramellino.
Il “dinamismo sofferto” ritorna altresì nell’affido di Rosella al convento e poi ai suoi genitori adottivi, nonché nel suo divorzio sino alle seconde nozze.
Jolanda (Filomena Baratto) vive invece un periodo di “staticità materna” per poi ritrovarsi anch’ella nel vortice del “dinamismo paterno” sofferto.
La ragazza sarà infatti contesa tra i suoi due padri, quello adottivo e quello naturale, che rincontrerà dopo 30 anni.
Sarà in seguito a questa intensa emozione che Filomena Baratto (http://www.filomenabaratto.it/) scriverà per poi pubblicare nel 2010 una raccolta di liriche dal titolo "Ritorno nei prati di Avigliano" (Alberti Editori) con evidente rimando a Vico Equense, paese adottivo di Rosella.
Un movimento concentrico fatto di andate e ritorni o solo andate in alcuni casi, in cui vediamo l’animo di Rosella volgersi verso la natura che, nonostante la sua apparente forza, si piega, si nasconde, si fonde con la sua stessa origine verso la quale da sempre è orientata (si veda a questo proposito l’opera “Montagna” di Letizia Caiazzo).
E se è vero che si impara, appunto, dalle origini e quindi dal passato, è probabilmente per questo che il tempo sembra tornare su se stesso.
E’ infatti per un ironico gioco della sorte che esso sembra fermarsi a Vico Equense, luogo dell’infanzia di Rosella che ora rivive, sempre qui, nel suo paese di adozione.
E’ grazie a sua figlia Filomena che Rosella può esserci d’insegnamento, attraverso l’acquisizione di un triplice atteggiamento:
- imparando dal passato narrato nel presente,
- osservando e riappropriandosi del tempo andato,
- tuttavia volgendosi sempre con l’occhio al futuro.
Francesca Martire 

Nessun commento:

Posta un commento

Per aggiungere "Il mio sole" ai tuoi Blog e Siti Preferiti del web clicca questo rigo!

Benvenuti nel Blog dell'artista Filomena Baratto.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Filomena Baratto è presente anche sul sito artistico Dimensione Arte.

Cerca nel blog