Scrittori e lettori

Si scrive per essere letti o per il piacere di scrivere?
Secondo Nietzsche un buon scrittore è colui che scrive per essere capito e questo significa che ci sono delle ragioni che lo portano a scrivere. Non si scrive solo per passione ma anche per dare  contenuti, bisogna esprimere concetti, rappresentare mondi, tirare fuori le capacità, far sgorgare la poesia. Si, la poesia nasce anche nella prosa, nasce anche in un rigo, in una frase, una metafora, un parallelo, una sinestesia... tutte tecniche  di cui si avvale lo scrittore per tracciare le vie del suo animo.Uno scrittore è come un fiume che scorre, che lentamente raccoglie e porta con sè acque, foglie, pagliuzze, rami verso il mare.
Quando si scrive c'è un bisogno di trasformare la realtà intorno : in sogno, in fantasia, in qualcosa che ci dia speranza. Lo scrittore è un "maker" come affermava Sidney,  poeta alla corte di Elisabetta, per dire che lo scrittore è un creatore. Creare è una funzione che ci accomuna al Creatore più alto, un modo per far nascere, costruire, mettere su quello che non c'è e con esso tutto il nostro immaginario alla ricerca di mondi diversi. Un lettore che si avvicina a un libro non saprà mai le vere motivazioni che hanno indotto l'autore a produrre una tale opera, ma leggerà solo quello che la sua mente è capace di interpretare. Alla fine della lettura, forse il risultato raggiunto non sarà lo stesso che si era prefisso l'autore, ma ugualmente il suo creare avrà prodotto dei cambiamenti. Il lettore spesso si avvicina al libro in modo superficiale e poco attento, come se la lettura fosse una sequenza meccanica a cui dare inizio per dire che il testo ha dato i suoi frutti: una lettura degli occhi, a tratti con la mente e qualche volta col cuore.
Il più grande e ambizioso poeta del regno di Elisabetta, Spenser, affermò che "il libro è un'allegoria continua o figura oscura" che dunque esso richiede l'impegno esegetico del lettore. L'allegoria non sarà mai univoca  e il lettore è invitato a sfogliare i suoi molteplici livelli: dal letterale, allo storico, al politico, al filosofico. Riprendendo un concetto già presente nell'antichità classica di oraziana memoria l'"ut pictura poesis", bisogna istruire attraverso il piacere (docere et delectare) colpendo la mente, "gli occhi della mente". Una tecnica in auge nel  periodo classico era quella di scrivere in modo oscuro, per indurre solo coloro che avevano gli strumenti a comprendere i piani di lettura. Ma  non è un modo per invogliare i lettori a prendere in mano un libro o comunque era un rapporto ristretto  e dotto di scrivere ed essere letti. Chi legge deve essere indotto a capire, a comprendere il messaggio dell'autore per il semplice fatto che un libro è un piccolo mondo scritto per migliorare e non aggiungere un vuoto. Ogni buon libro "aggiunge qualcosa", nasce per dire quello che non si è visto, quello che si è taciuto, quello che non si è compreso, quello che non si riesce a dire. Un po' come l'amore e gli innamorati: parleranno all'infinito perchè non sanno nemmeno loro cosa vogliono l'uno dall'altro, ma sanno che parlare tra di loro è l'unico modo per unire i loro mondi siano essi anche i più lontani. Un lettore non si chiede il motivo per cui legge ma sa che leggere è un piacere come quello di scrivere; uno scrittore non si chiede il motivo per cui scrive, lo condensa in un messaggio che trasmette col suo scritto anche se gli altri vogliono conoscere il backstage del libro.Come gli innamorati, tra lettore e scrittore è un amore senza il quale non esisterebbe piacere della lettura e dello scrivere. Chi scrive è anche un grande lettore e la scrittura ha come leva principale la lettura, senza la quale lo scrittore non conoscerebbe lo stimolo e l'esigenza di sperimentare.
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