Gli antichi avevano un debole per
la porta. La reputavano una testimone di fatti e cambi di umore importanti per gli abitanti
della casa. Catullo ne fece un componimento nei suoi "carmina docta", ma ci sono anche satire che ne parlano come elemento scomodo. Se potesse parlare, chissà quante ne direbbe!
A cominciare dalle volte in cui viene sbattuta o quante volte viene chiusa per
scongiurare l'ascolto di orecchi indiscreti. Le porte contengono i nostri segreti,
hanno partecipato alle nostre arrabbiature e forse dalle sue condizioni
potremmo dedurre quante volte sia stata brutalmente chiusa, o sbattuta lasciando i segni
della nostra ira o del nostro malessere, ma anche accarezzata come elemento protettivo delle nostre azioni, chiacchiere e sfoghi. Una volta le porte erano massicce, di
castagno, elaborate, incorniciate, irrobustite da vari elementi di decoro,
pesanti già nell’aprirle, stabili che una volta chiuse era impossibile sentire
anche un leggero fruscio proveniente dall’interno.
Oggi le nostre porte sono leggere,
fragili, spoglie, di facile presa, che usiamo come un'anta di un mobile da
aprire. Sarà che prima c’erano tanti intrighi di corte, di palazzo, di famiglia…
Ma sarà anche che oggi siamo più aperti, più rapidi nelle decisioni da prendere, sarà che con l’idea che vogliamo dir tutto per
sembrare onesti e sinceri, facciamo più spesso disastri. Le nostre porte
non sono più detentrici di segreti ma valli piene di echi, solo strombazzate,
senza nesso e senza senso.
Chi si chiude più dentro una stanza a porta chiusa per delimitare le sue idee, per circoscrivere il
suo territorio mentale? Nessuno! La tecnologia ha seppellito tutto quello che
si poteva nascondere, non abbiamo più un ritaglio di Terra dove poter dire qui
sto al sicuro, è tutto forzatamente palese, anche il nascosto. E allora se
Einstein, la spia omonima del grande scienziato, spia la Merkel e l’Occidente,
i cavi spiano le nostre conversazioni, i radar i nostri movimenti, il satellite
i nostri respiri. Forse le porte non servono più in un mondo di caos e
chissà che la Babele non sia già iniziata, anche perché non si sa più che cosa
spiare. Una volta erano i tradimenti in genere ad essere spiati. Tacito nelle
sue Storie e nei suoi Annali parla di intrighi di corte, di delazioni, di
delatori uccisi, di notizie fugate, di stragi annunciate e la sua prosa rende
bene l’idea di quello che era il periodo dell’Impero. Ma oggi non si
spiano i tradimenti, bensì le idee sul nascere, le azioni future
progettate, i progetti avanzati, le proposte avallate, le parole dalle quali si
possono evincere azioni future. Povere porte, relegate a semplice ornamento
architettonico, importanti per definire uno stile: inglesi con specchi molati,
lisce sul moderno, barocche, ricche di ghirigori, in stile veneziano con mobili
d’epoca… E pensare che fu creata per definire un luogo di appartenenza, per
circoscrivere la nostra sfera personale, per dare un valore anche educativo tra ciò che è
possibile ascoltare e no e capire che tutto ciò che accade all’interno di una
stanza chiusa è territorio blindato al resto del mondo. Ma oggi, mentre se si è chiusi a chiave in una stanza, e si crede di stare nel massimo della privacy, ci si dimentica che il telefonino fornisce attraverso Google Map la nostra localizzazione per non
parlare del satellite che da lassù sbircia col suo occhio mentre crediamo di stare
finalmente in santa pace. Mi risulta sempre più semplice il motivo per cui Dio sia rappresentato come un grande occhio in un triangolo!
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