Cara amica ti scrivo...

Cara amica,
è passato un altro anno, 365 giorni volati proprio come quando si strappano i fogli dal calendario. Avevamo promesso di scriverci e vederci, ma non è accaduto nulla di tutto questo: noi sempre presi dal lavoro e voi altrettanto.
Come tutte le cose che finiscono, anche l'anno volge al termine e noi siamo un po' tristi. Sono triste per un tempo che va via e non torna più e  per risollevarci dalla nostalgia e dalla tristezza, cominciamo a fare bilanci. Ma a cosa serve, tanto si è vissuto, gioito, penato, amato, sofferto...Ogni anno diciamo le stesse cose ma c'è una variante che intristisce, che il tempo ci cambia, ci trasforma dentro e fuori e noi siamo legati alle nostre immagini migliori: alla nostra bellezza, alla nostra spensieratezza, alla nostra vitalità. Per questo dovremmo festeggiare solo la nostra giovinezza. Ma la nostra parte migliore viene solo col tempo anche se la nostra giovinezza racchiude le nostre premesse.
Dobbiamo accontentarci anche del tempo che ci trasforma...Stamattina guardandomi allo specchio cercavo di immaginare come sarò tra dieci anni, ma presa dallo spavento ho cominciato a farmi bella, così ho azzerato quel pensiero che voleva vedermi brutta e vecchia. Direi che è tutta colpa degli specchi, sarebbe il caso, man mano che avanza l'età, di toglierli dalla casa e averne uno piccolo insignificante solo per controllo o riconoscersi ogni tanto.
Ieri, leggendo uno scritto della mia mamma, ho notato che comincio a pensare come lei ed è questo un elemento ineludibile per dire che sto cambiando, difatti quando ci sia avvicina alla mentalità dei nostri genitori significa che stiamo "crescendo". Ebbene, prendiamo questo processo come un fatto naturale e non poniamoci troppi interrogativi esistenziali. A volte è meglio vivere senza filosofia, ci rende liberi dagli schemi mentali.
 
 Quest'anno è stato molto faticoso, senza sosta e  il lavoro ha assorbito gran parte del nostro tempo. Se potessi organizzare il mio tempo, darei più spazio a quello libero, riempiendolo al meglio. Ho intenzione di riprendere una mia vecchia abitudine, quella di disegnare  appena sveglia, quando la mente ancora lucida, ci dà delle immagini stupende e così riportare su carta la nostra fantasia. Ti invito a fare altrettanto, ti dà una sensazione di liberazione.
Ho deciso anche di passeggiare di più, viaggiare e vedere amici, tu sarai la prima che incontrerò. Magari ci incontreremo a metà strada e trascorreremo giorni come durante la nostra giovinezza.
Ti ricordi le nostre lunghe chiacchierate? Ormai non ci sono più, non parliamo più, lasciamo tutto nei nostri messaggi, sui nostri taccuini, nelle nostre segreterie, tra le reti dei nostri telefoni. A me piace guardare in faccia quando parlo invece di mandare parole fredde prive del calore di un'espressione. Una conversazione è sempre un'ottima attività, migliora le nostre capacità intellettive e ci mette in relazione con gli altri.
In questi giorni a casa mia non si capisce nulla, il lavoro è raddoppiato, l'ordine è diventato difficile da tenere, la cucina espande i suoi profumi costantemente e tra pranzi e cene non se ne può più. In questi momenti di unione familiare non mancano le discussioni e le divergenze nate dal fatto che non ci si incontra mai così a lungo durante l'anno come nel periodo di Natale.
I miei propositi per il nuovo anno sono di fare solo quello che più mi piace, solo le cose belle, quelle che mi fanno stare bene ed evitare tutto ciò che mi fa star male, le persone fastidiose e quelle noiose. Buon anno a te cara amica e a presto.
                                                                                                            La tua cara amica

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Dicembre

E' arrivato, non credevamo così in fretta, ma è arrivato! Dicembre arriva come un ladro, un mese che non si preannuncia tranne che vedertelo addosso da travolgerti col suo freddo, con le sue leccornie per le feste, i regali, le uscite, il cinema, l'albero, il presepe. Quest'anno ho finalmente una capanna tutta rifinita a mano, opera del signor  Enrico che me ne ha regalata  una veramente stupenda che forse si potrebbe trovare solo a San Gregorio Armenio a Napoli.


Quando me l'ha portata non credevo ai miei occhi: tutto quello spettacolo di pastori, case, botteghe, stalla...un'arte certosina. Gli anni scorsi il presepe lo costruivo da sola, ponendo i pastori sul piano massicio di legno del camino, proprio sopra il fuoco che scoppiettava. Ma succedeva che un pastore cadeva, la stella si spostava,  una pecora si isolava. Dovevo continuamente aggiustare, accendere, risistemare. Quest'anno è già tutto preparato ed io mi diverto ad osservare l'oste, il salumiere, i giocatori, la Madonna così compita, serena nella sua maternità, San Giuseppe così paziente, la faccia paciosa dei Magi, il pastorello col suo agnellino...E' una vera meraviglia. Ma il presepe pur rappresentando la tradizione non è mai solo. Nella mia ampia e spaziosa cucina trova posto un albero molto grande che necessita dello scaletto per poter accedere alla cima. La cosa più difficile è reperire l'albero dalla scatola, tirarlo fuori, andarlo a prendere in cantina e poi addobbarlo. Il fatto è che l'albero non ha più nessuno che lo possa addobbare, tra orari di lavoro, stanchezza, tempo limitato, quando si arriva ad appendere le palline e tutti i gadget sembra che stiamo facendo una scalata. Però c'è un momento che mi piace durante il periodo dell'Avvento ed è quando la casa è in ordine con capanna e albero ben in mostra, illuminati, fosforescenti, magari con il camino acceso e, se resta un momento per sedersi accanto e lasciarsi illuminare dalla brace che scoppietta, non solo il viso ma il cuore, la mente  vola ai Natali della nostra vita. Tutto questo lavoro di preparazione per riportare alla memoria altri Natali, altri momenti, riunioni di famiglia, ricordi affondati e altri mai decaduti...tutta la fatica di dicembre all'insegna di un evento che raccoglie tutta la famiglia e la porta in un altalena tra passato e presente con momenti anche di disadattamento poiché non succede in nessun altro momento dell'anno di stare tanto tempo insieme. Ma poi passerà anche la festa e lentamente si spegneranno le luci...ma resterà quello che ci siamo detti attorno a quella capanna, aprendo i regali intorno all'albero, ricordando qualche parola di troppo o di non detto, qualche mancanza o qualche gioia arrivata all'improvviso. E' per questo che diamo così importanza alla festa, agli addobbi, è il tripudio dell'incontro, del momento da immortalare con una valanga di parole, con giochi, con cibo, con amici, con parenti, con regali. Che cosa non faremmo per stare sempre in questa sintonia!

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I luoghi di "Sotto le stelle d'agosto"

I luoghi dei  racconti di "Sotto le stelle d'agosto"  spaziano  dall'Italia, all'Inghilterra, all'Egitto oltre alla costiera sorrentina e amalfitana e le montagne dell'Abruzzo.
Comincio con la descrizione del Chiostro di San Francesco a Sorrento, un esempio di perfetta fusione di stili architettonici diversi: sui due lati del portico troviamo archi incrociati di tufo, espressione stilistica del tardo trecento; sugli altri due lati invece, si ergono imponenti archi tondi su pilastri ottagonali.
L’occhio attento potrà notare la presenza di numerosi elementi di spoglio, provenienti da templi pagani, sapientemente integrati nell’insieme architettonico ed utilizzati come colonne d’angolo.  E' qui che si svolge il concerto del primo racconto. C'è anche il mare della penisola con un lungo tratto che va da Castellammare a Punta Campanella per girare poi dall'altro lato della penisola e inoltrarsi verso Amalfi. Sono questi i luoghi del racconto "Solo" dove il protagonista trascorre gran parte del suo tempo quando se ne va in barca. Il mare da sempre è il mio caro amico o anche il mio temuto nemico, un luogo che affascina e intimorisce al contempo e che conosco bene per tutto il tratto descritto nel racconto.
Anche la costiera dall'altro lato, verso Amalfi, è piacevolmente descritta nelle prime pagine di Villa Reginella, adagiata sulla scogliera della superba Amalfi.
Ma non potevo lasciare fuori dai racconti la mia Cornovaglia, un luogo che ogni poeta o scrittore o pittore dovrebbe visitare. E' un luogo di grande ispirazione letteraria e artistica e, una volta visitato, resta nel cuore. La storia che si tesse da queste parti è quella della protagonista del racconto "Hotel Gelsomino". Ricordo ancora la cordialità e la simpatia di Mr James, proprietario dell'hotel proprio di fronte a S. Michael Mount, il famoso isolotto dove si trova un'abbazia benedettina e che ha il suo gemello davanti alle coste francesi. Così come il luogo più ventilato del mondo, Land's End, che affascina per i secoli di storia che si porta dietro e gli scenari mozzafiato che lo caratterizzano. Ho descritto questo luogo e immortalato nel racconto con grande precisione di descrizioni, così come realmente è apparso ai miei occhi. Un luogo è un tassello importante delle storie per la relazione che tesse con  il carattere, la psicologia del personaggio, lo stato d'animo nel momento in cui si svolge. La protagonista Marina arriva qui per una gita e si pone alla ricerca dell'uomo che ama. C'è nel racconto una perfetta fusione di animo e luogo, tempesta interiore e vento impetuoso del posto che spazza via tutto. Ogni cosa appesa a un filo, una labile speranza che a tratti sembra non aver motivo di esistere. Dello stesso racconto è l' Egitto con le sue Piramidi. La scena descritta nel racconto è una scena che ci trasporta in ambienti mediorientali di cui tante volte ho potuto leggere in libri come "Le mille e una notte", "La Bibbia", "Disciplina Clericalis" ed era così bella che ho voluto immortalarla nella pagina. Manie di chi scrive o scelta accurata di quello che abbiamo in testa, chissà! La storia di Hotel Gelsomino parte dalle montagne dell'Abruzzo, un paesaggio che ho visitato più volte nei periodi estivi quando da queste parti correvo da Castel di Sangro a Fossacesia per andare a mare sull'Adriatico. Là, sulle montagne, attraversandole ogni giorno per recarmi a mare, è nata la storia di Marina, immaginando come possa vivere una giovane da quelle parti , analizzandone difficoltà e sogni. I luoghi hanno una storia e sono depositari del nostro mondo, del nostro vissuto, delle nostre ansie e col tempo diventano come una seconda pelle, acquistando la nostra anima.


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