Genova

Genova la ricordo sin dai tempi di scuola quando studiavo le Repubbliche marinare. Allora si parlava della sua ricchezza  e della sua supremazia nel Mar Tirreno in contrasto con Venezia dall'altra parte. E lo studio è andato avanti in storia così come in geografia arricchendo le mie conoscenze. Ricordo ancora le descrizioni interminabili della  Lunigiana su pagine e pagine dell'Endiadi dove si parlava di questa terra al confine tra Toscana e Liguria o il viaggio di Rutilio Namanziano, poeta latino del V sec. d.C. col suo "De reditu suo", dove  l'autore descrive il paesaggio e lo stato d'animo, alla vista delle rovine della grande Roma nel percorso da Roma in Gallia. E la storia genovese continua nel Medioevo, con i suoi navigatori alla scoperta del  mondo, viaggiatori, marinai, gente nobile, colta, fino al Risorgimento e oltre. Ma poi quella striscia di terra l'ho attraversata, l'ho conosciuta con le sue terrazze, con le colline che arrivano a mare, con la costa simile alla nostra sorrentina, con i fiori, il festival, il porto, le Cinque terre, Portofino, Lerici, Montale, Caproni... Ho scoperto una regione, un luogo con una storia e lentamente è stato come nascerci. Tre anni fa, in un dicembre freddo e nevoso, sono partita alla volta di Genova per conoscere da vicino quello che avevo sempre saputo e conosciuto solo attraverso i libri. C'è sempre una bella differenza tra quello che si apprende dalle pagine di un libro e una visita sul posto. Immagini che si sovrappongono a quelle stampate dai libri, strade che rievocano situazioni e fatti storici, palazzi che non si immaginavano così belli, un porto che mette euforia e tristezza, dove gli arrivi e le partenze possono essere allo stesso tempo gioia e dolore.

 
Genova è il luogo dove si svolge la storia del mio nuovo romanzo. Una scelta ponderata per dare al romanzo un luogo quanto più simile alla mia terra, ambientando le scene a Recco, Lerici, Portofino, per certi versi simili a quella della penisola sorrentina.
Ho visitato Genova sotto la neve, con sciarpa, guanti e ombrello, andando a piedi per la città a sbirciare ogni angolo, a tenere il naso all'insù per guardare i palazzi e i loro stucchi e decori, le strade e le chiese, il porto, i negozi... Mi sono fermata in alcuni zone in particolare come  per esempio nella Chiesa dell'Annunziata, o per via Cairoli, via Garibaldi, il Teatro Carlo Felice, e poi via XX Settembre, Vico San Vincenzo.... Ho osservato le abitudini dei genovesi, al bar, per strada, mi sono informata sul pane, sui dolci, sul mare, i naviganti, i palazzi più belli, le abitudini, le canzoni...
Nel treno mi hanno fatto compagnia una coppia di ragazzi, fidanzati, che mi hanno spiegato un po' i genovesi, le vacanze che amano fare, i gusti, il lavoro.
Genova, nel romanzo, la si avverte già dalle prime pagine, si respira il suo mare, la si immagina al lavoro con le varie situazioni vissute dal protagonista. Le prime impressioni che ho ricevuto personalmente visitando la città, sono le stesse descritte nel romanzo.
Passeggiando ho scambiato quattro chiacchiere con l'edicolante, col tassista che voleva a tutti i costi raccogliermi dalla neve e io a spiegargli che dovevo andare a piedi; col negoziante dove ho comprato un ombrello e si è mostrato cordiale e disponibile. E poi la fila al panificio dove ho speso un bel po' per tanto pane, di ogni tipo, consumandolo in camera mentre scrivevo. Solo dopo ho visto con quanto gusto avessi mangiato tutto ed ero sazia come dopo un pasto.
Il paesaggio ligure è quello che mi ha colpito di più col porto. Appena si esce dalla galleria, col treno, si ha davanti uno scenario come se si stesse cadendo a mare, con le terrazze ricche di verde, col porto ai piedi, col blu del mare a colpire i nostri occhi. Mentre arrivavo in stazione pensavo che mi sentivo come una in terra straniera pur essendo nel mio paese. A volte basta un piccolo confine per farci sentire stranieri, ma poi è bastato poco per trovare le affinità con la mia terra. Ho imparato a conoscere anche quello che a volte sembra molto distante da noi. Parlando con le persone e confrontandomi con loro sono emerse molte affinità tra di noi e, quello che prima sembrava diverso, era solo non conosciuto. Il viaggio è una nostra condizione innata e lungo la nostra vita siamo tutti dei viaggiatori...di terre e di uomini. Marcello, il protagonista del romanzo, si è mosso attraverso il mio immaginario così come quello che ho conosciuto sul posto. E quando ho scritto fine, all'ultima pagina, mi è dispiaciuto lasciare il posto anche solo virtualmente.
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