Itarella e le altre storie...La festa di Carnevale

“Ecco qua! Ho già le richieste: mammà vo’ a lasagna, papà ‘o sanguinaccio, Cosimiello ‘o migliaccio e Annuccia ‘e chiacchiere. Mo’ dimmi tu, io vengo dal professore, fresca fresca arrivata e sbarco in cucina. Non si può fare sta storia. Sta storia adda fernì! ‘A cucina, croce nera! Domani sera devo andare alla festa in maschera e avevo pensato al vestito della Vedova allegra, bella tutta nera, perché il nero mi rende snella! Ma Cosimuccio me lo ha vietato, ha detto che porta male!”
 “E ha ragione, è una maschera triste oltre a portare male!

“Il nero porta male e allora avevo pensato a Pierrot, tutto bianco, bello, fresco, con quel lacrimone spiaccicato sul viso e cosa mi dice Cosimuccio mio? Che non ho l’età per il bianco! E allora gli ho proposto Anna Karenina, un’eroina amata da tutti, bella, tormentata, moderna. Mia nonna mi ha regalato un vestito che si ricorda il primo novecento, con pizzi e merletti, scollacciata, 4 collane, i capelli a mongolfiera e così sistemata, chi mi riconosce? Ma Cosumiello mi ha detto che sono eccessiva, che ‘sta pagliacciata è poco seria. Uh Madonna mia, ma stamme a Carnevale, come mi devo vestire? E sai come mi ha detto? Non lo indovinerai mai! Mi ha detto: “Vestiti da Masha, così colorata, bionda, occhi grandi! A me, hai capito? Un vestito per bambina, capisci? E io gli ho risposto che mi vesto così se lui si veste da Orso!
Mi ha risposto che Carnevale è per i bambini e io sono già mascherata così! Hai capito?????? Io sarei mascherata così! Ma quando il professore mi ridurrà la metà di quello che sono,  gliela farò vedere io  Itarella. Indosserò il vestito di Jane, ma “isso” non potrà fare Tarzan, do’ stà a tartaruga? Dovrò passargli un trattore sulla pancia per lasciargli i segni delle ruote. E i capelli? Tutte ‘ste teste pelate in giro che si permettono di parlare di un etto addosso alle donne e non vedono i loro disastri! Quando gli ho parlato di Jane, mi ha deriso, ha detto che posso fare più Tarzan, ma poi ha declinato su Morticia della famiglia Addams. Per andare dai nostri amici dovremmo fare la famiglia Addams?
“Ma no, potevate essere più fantasiosi!”
 “Avevo pensato a Rita Hayworth, ma anche Evita Peron, Madonna, Lady Gaga…Intanto ho comprato una corazza per domani sera: un body snellente che mi stringe tutta e mi fa una siluette”.
“Ma così soffrirai, Itarè, non lo mettere!” “Come no! Ti sei dimenticata Rossella O’Hara quando Mummy le stringeva il busto? E tutte le nostre nonne? Dove stavano tutte queste mannequin che non possono mangiare un cornetto che subito esce la gobba allo stomaco? Io non dimagrisco perché mi piaccio, mi sento in carne e in curve e basta!”
“Dimagrire non solo per bellezza Itarè, ma anche per salute!” E se non mangi, da dove ti viene la salute? Il cibo già è quello che è, cioè un po’ di roba annacquata, poi non mangiamo nemmeno, addio salute!
Ho deciso, domani sera mi voglio vestire da uomo, un uomo importante, mi vestirò da Trump. L’ho visto mentre giocava a golf con una pancetta niente male. Secondo me si toglie un bel po’ di chili dentro quei vestiti ampi. A un uomo nessuno dice che è grasso, che deve curarsi. Siamo in una società maschilista.  E poi a Trump che puoi dire, niente! Vedrai, quando entrerò come il Presidente, sarà un’ovazione. A Cosimuccio lo vestirò da Melania, sai che divertimento.” “Non accetterà mai Cosimo di fare Melania!” Ma sai che ti dico? Io domani sera alla festa ci vado così, vestita da Itarella, voglio avere il coraggio di essere quello che sono e non quello che vogliono gli altri. Sta maschera per diventare sempre “altri” che non siamo, non mi va! Basta, direi finiamola anche con il Carnevale, con questa confusione di visi, con questo fatto di nasconderci, di camuffarci. Finirà che non sappiamo più nemmeno noi chi siamo. Io devo guardare le persone negli occhi e non so se le conosco bene, figurati mascherati!  Abbiamo già la nostra maschera quotidiana. Chi la vuole a coppe e chi a mazze e tu devi essere quattro persone per assecondare tutti. Voglio la festa dello “svelamento”, dello scoprirci, dell’essere chi siamo. Poi  vorrei vedere che faccia presenteremmo. Piacere, mi presento Itarella Giannone, sposata, una figlia, un marito, segni particolari: mi piace mangiare perché mi piace cucinare, ma ho dei buoni propositi. Voglio dimagrire, il che significa che non dovrò cucinare così tanto. C’è chi è artista a dipingere, a scrivere, io lo sono in cucina. A casa mia creme e budini già a prima mattina. Che casa è senza odori di cucinato? Fa venire la depressione una casa fredda, senza aromi, né sughi fumanti, né creme…E’ proprio la cucina la nostra stanza preferita, possiamo dormire a terra ma non privarci della cucina, è la stanza più importante. Ecco fatto. Domani sera alla festa mi presenterò così, voglio vedere chi avrà il coraggio di farmi mettere la maschera. Carnevale è arrivato al capolinea, propongo la festa dell’essere chi siamo, diamoci un giorno e in quel giorno diciamola tutta: non nascondiamoci!”

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Cara nonna

Cara nonna
mi mancano  le tue chiacchiere, la tua ironia, le tue storie mentre mungevi ed io adagiata sulla paglia a farti tante domande, i tuoi abbracci quando prendevo la rincorsa da lontano. E vuoi mettere le tue merende sul prato fatte di pane e formaggio, le discese a piedi giù dai monti e i nostri discorsetti nelle gole della montagna, sedute ad ammirare il mare? Sembra un vecchio ritornello che racconto continuamente, ma i ricordi belli lo sono per sempre. Ti ricordo mentre fischiettavi sotto la fascina d'erba, sempre allegra, senza mai accusare la fatica e mai negare un sorriso. E poi quel grembiule da lavoro, meglio di una bacchetta magica! Con le mani nascoste nelle tasche tiravi fuori l'impossibile: frutta, soldi, caramelle, cioccolate, spilli, cannucce, biglie, uova...insomma, eri una vera fata. Ma quello che qui manca più di tutto sono i nostri momenti di gioco. Sì, tu seduta sulle scale ed io a rotolarmi addosso mentre si parlava, si rideva, si facevano anche discorsi seri.  


E vogliamo parlare delle buone colazioni che mi portavi a letto? Vassoi come coperchi di bidoni con su l’impossibile, tra cui latte caldo, biscotti, uova, banane, marmellata, a piccole dosi, un po' di tutto e tu vicino a me sul letto a guardare come lo svuotavo. Mi piacerebbe ritornare per qualche ora a quei pomeriggi, anche adesso dovresti fare un tuo incantesimo come allora mi dicevi:”Non ti preoccupare, facciamo tutto!”  Si dice che amiamo le persone per come  ci fanno sentire al loro cospetto ed io mi sono conosciuta per quello che sono quando ero con te. Ti devo ringraziare della bella presenza che mi hai dato e sono stata fortunata ad avere un contatto umano 24 ore al giorno. E poi vuoi mettere le risate di cui erano ricche le giornate? Non ricordi? Si dal medico quando gli dicevi che mi vedevi sciupata e bianca mentre sprizzavo salute da ogni poro e il medico ti rifilava le belle fialette di Be-total che aveva sulla scrivania. Arrivata a casa ne davo più della metà al cane. O quando piluccavo, a sera, appoggiata alle tue ginocchia, distesa, tutto il pane dalla tavola e tu non capivi come finisse in un momento credendomi a dormire. Perché proprio oggi mi ricordo di te? Perché è il tuo onomastico e a casa mangiavamo le famose paste miste, nel pomeriggio quando venivano a trovarti i parenti. Perché me lo ricordo? Perché potevo bere il Vermouth e puntualmente mi girava la testa. Se dovessi descriverti con un fiore saresti una margherita proprio come il tuo nome. E di margherite facevi le ghirlande quando andavamo nei prati, intrecciandole ed io me ne riempivo come la Primavera di Botticelli. Se il tempo fosse un giocattolo riavvolgibile, vorrei riportarlo ad allora per riprendere momenti indimenticabili. Pascolando per la memoria trovo tanti ricordi di cui nessuno triste, o se c’è stato, sarà stato così insignificante che non lo ricordo. E poi le nostre uscite, tutte belle preparate, tu col tuo profumo di pino silvestre, io di sapone, con gli abiti della domenica, per mano, ridendo e scherzando per la strada. E non farmi ricordare quella enorme bagnarola che riempivi d'acqua calda per farmi il bagno ed io a ora con la spugna e il sapone ne combinavamo di tutti i colori.
Tanti auguri nonna!

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Lettera a Cupido


Caro Cupido con frecce e faretra pronto a scoccare la scintilla in chi ancora non ha provato gli strali dell’amore, oggi credo che sia il tuo giorno. Ma dico, lo sanno gli altri che poi non è un bell’affare cadere nella rete dell’amore? Lo sanno che non è sempre così idilliaco come vuol farci credere, che si litiga, che si piange, che si sta male? La gente vuole innamorarsi  e non vede l’ora.  Ma l’amore non è una calma piatta, bensì un mare in burrasca. Sarebbe ora che tu la smettessi di illudere gli innamorati e dire come stanno realmente le cose. Che l’amore è dolce finchè dura, che la passione scema, che la ragione prevale, che il bello finisce, così anche il dolce e resta la cenere. L’amore dovrebbe essere, alla fine, proprio quella cenere su cui, appena soffi, arde di nuovo. Il vero amore è così. Ma tu porti in giro favole incredibili, gonfi la passione a più non posso, ti fai maestro di bellezza e di gioventù, mentre l’amore è ad ogni età, in ogni luogo, e può nascere dove vuole. Solo in questo hai ragione. Tu vai dove vuoi.  

Anzi vorrei che ci fosse la festa del  “ Valentino”che sana, che si prenda cura delle pene, per le ferite che spesso lasci in molti innamorati. Diciamoci la verità, questo è un vero e proprio campo di battaglia. Tu credi di fare un favore e portare fortuna e invece arrechi, molto spesso, una serie di delusioni. L’amore è come una malattia, fa stare male e ci pone senza difese. Chi sta bene non si innamora, si innamorano quelli che si trovano a metà di se stessi e hanno bisogno di completarsi, i sani stentano ad innamorarsi. Quando accade siamo, appunto, deboli, come tanti convalescenti, ma consapevoli di non voler guarire. Vorrei che tu andassi in giro  a raccontare anche quello che succede con l’innamoramento. Quante coppie hai rovinato che ancora ricordiamo. Dillo, cosa ne hai fatto di Giulietta e Romeo? Eh??? Che storia d’amore finita tragicamente. Due ragazzini nella morsa della morte. C’è rimasto solo il balcone a Verona. Tanto impegno nel lanciare la freccia e poi ne hai fatto una storia dalla fine ingloriosa. E di Lancillotto e Ginevra? Ti sei divertito, ma quanto male hai fatto! Una distrazione fatale. E Dante con Beatrice? Mi dici a che ora hai scoccato la freccia? Eri assonnato, avevi mangiato molto? Be’ nemmeno hai guardato dove tiravi! Hai messo una bambina nel cuore del poeta, che la rivede dopo nove anni e  quando lei non ci sarà più, Dante continuerà ad amarla e addirittura le parla nei sogni. Hai reso quell’uomo un povero visionario: vedeva Beatrice in ogni luogo, in ogni opera, in ogni azione. In tutto questo disastro che hai procurato c’è di buono che il poeta, nella spinta di seguire la sua donna, ha prodotto opere preziose.

E vogliamo parlare di Tristano e Isotta? Cosa hai combinato! Ti sei servito di una pozione magica per farli innamorare  e poi li hai messi nell’impossibilità di amarsi. Una freccia anche questa maledetta!  E come non parlare di Otello e Desdemona? Hai accecato così tanto Otello di gelosia che ha finito per uccidere la sua donna. Io credo che tu la debba smettere di chiamare amore i tuoi capricciosi colpi bassi. Cosa hai fatto di questo amore eh? Rispondimi! Ucciso, come tutti gli altri! Te ne vai baldanzoso e finto innocente, girando come un bambino dispettoso e facendo dell’amore un’energia così intensa che produce effetti opposti a quelli desiderati.  Certo non è colpa tua, ma sarebbe ora che tu intercedessi per noi con tua madre Venere e le raccomandassi di calmarsi per un po’! Di prendersi una vacanza! L’amore,  va bene che colpisce dove vuole, ma  Lei, con questa presunzione  di esserne la madre, distribuisce dispiaceri, malumori, tensioni, preoccupazioni, dispetti, paure con le frecce che ti suggerisce di tirare. Ci mette lo zampino anche tuo padre Vulcano con quel fuoco all’estremità della freccia per non sbagliare un colpo. E se poi ammonisci anche Marte, il guerriero che giace con tua madre, di non infarcire gli strali di troppa forza, di andarci cauto, di non fare l’eroe a tutti i costi, e forse questa passione che brucia in tutti voi celesti si smorza, e noi più sereni.  Fate in modo, voi tutti in famiglia, di salvarlo quest’amore e non togliergli la vita. Sapessi qui, sulla terra quante cose passano per amore che sono tutt’altro. Per San Valentino prenditi un po’di tregua, rivisita solo le coppie già in corso d’opera, non ne creare altre. E poi ricordati di usare frecce, che volino perfettamente e si librino per l’aria senza deviare. Nel giorno dell’amore, fa in modo che esso trionfi. Poni attenzione e non essere approssimativo. Spero che l’amore vero abbia un posto d’onore e Venere si adoperi solo per storie importanti.

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Itarella e altre storie...La dieta s'ha da fare

Itarella sale in treno con l’amica e la figlia. Ha l’affanno, ancor di più per la piccola in braccio. Dopo aver sistemato tutte le borse e le valigie, si siede. Tutti la guardano per la sua spiccata capacità di mantenere la scena. Attira l’attenzione per come gesticola a come guarda a come tratta la figlia e, una volta che ha catturato l’attenzione, non si può più toglierle lo sguardo di dosso. Dalla faccia è delusa e quasi ha perso il buonumore. Questa volta è vestita di nero, total black. E l’amica le chiede:
“ Itarè, ma chi ti è morto che stai a lutto?”                                                                                                                                                      
“Si vede, eh? Dicono che il nero snellisca. Il professore mi ha fatto una “monnezza”…e poi guardandosi intorno, “una spazzatura”, mettendosi le mani a fianco della bocca come chi vuole che la voce arrivi lontano. ”A me, hai capito?”
“Perché che ti ha detto?”
“Che mi ha dettoooo???? Che cosa non mi ha detto! E’ stato un monologo, io non ho proprio “spirato”, gli ho solo detto che sono una buona forchetta e una buona cuciniera!”
“Cuoca, Itarè, si dice cuoca, non confondiamo, tutt’al più, chef!”
“Eh già, camm’a fa’ con questo francese! Vuoi mettere cuciniera con chef? Mo va di moda lo chef con le stelle. Ma pecchè i francesi cucinano meglio di noi? Quelli vanno avanti a brodaglie. A me ‘e cose sciacquose non mi piacciono. Devono essere consistenti e allora dico cuciniera…pe dì che sto azzeccata con la cucina! E poi cuoca, chef o comme cavolo si dice, io ho detto al professore: “Prufessò, io vengo dal sud, per noi la cucina è sacra, è un altare su cui offriamo sacrifici”.
E lui mi fa:”Sacrifici di chè?”                                                    
“Comme di chè, professò? Ma di pranzi e che pranzi! Io vengo dal paese dei cuochi dove regnano parmigiane, gnocchi, crocchè, pizze…prufessò a pizza, comme si rinuncia a una pizza? “
E lui:” Mi dica quanto è alta?”
“Prufessò sono 1 metro e 56 cm per 90 chili!”
“Ecco, i numeri parlano da soli, lei dovrebbe essere 55 massimo 58 chili e invece ne pesa 30 in più, che deve togliere!”
“Il professore mi ha guardato con una faccia come se avesse voluto uccidermi. E io a raccontargli che sono mamma di famiglia, che devo cucinare, che ai fornelli devo assaggiare, che i profumi mi invitano, che dopo aver comprato le cose e cucinato, le mangio con maggiore gusto. Niente. Non mi ha proprio preso in considerazione. Per tutta risposta mi dice:” Signora il cibo è causa di malattie tremende come il diabete, alza i trigliceridi, il colesterolo, la glicemia!”
“E allora professore quei cuochi che pesano un quintale e continuano a mangiare e a mangiare come se il problema non fosse loro, che ne dice?”
“ Adesso qui c’è lei che sta chiedendo aiuto e io glielo sto dando. Il peso è un grosso rischio per il cuore, le arterie e le ossa”.
“Prufessò me state trattando una schifezza. In questo momento mi fate sentire una ladra!”
“Vediamo, mi dica cosa mangia!”
“Prufessò, io nun mangio proprio niente: a colazione me mangio o cornetto e Rafiluccio abbascio o palazzo, Omar me lo porta tutte le mattine. Poi me piglio due caffè, uno con il cornetto e un altro alle 11. E po’ basta! A mezzogiorno mangio una bella grazia di Dio: un piatto di pasta al sugo con due tracchiulelle di Giacomino a ‘reta a funtana, qualche cuoppo avanzato e una mozzarella di bufala! Professò o salumiere mejo me porta ‘na mozzarella che scorre latte p’a via!”
“Signora, ma le verdure?”
“Uh dottò, c’amma fa cu’ ste verdure, nun se ne scendono proprio. Mi piacciono e patatine fritte col kechup!”
“Assolutamente no! E a sera? Cosa mangia?”
Prufessò a sera me mangio ‘na cosarella, giusto per non andare a letto digiuna. Allora me faccio ‘na pastinella, un ovacciuolo in padella con 4 sottilette, ‘na frutta. Ma a me piacciono le mele cotte e, per chiudere in bellezza, un pezzo di cioccolato svizzero, quello della mucca!”
“Signora, col suo cibo ci mangia una squadra di pallone!”
“Pensa mi ha detto che devo perdere liquidi! Ma tu li vedi questi liquidi? Io sono tonna tonna. Gli ho chiesto cosa devo mangiare e ha detto che la colazione deve essere abbondante, da re, e la cena parca! Ma che è sta “barca?”
“Parca, significa povera!”
“Uno deve andare a letto sazio e non morto di fame, che parca e parca, io voglio una colazione a cappotto. O cornetto è sacro, chillo e Rafiluccio è divino!”
“Ma tu la vuoi fare o no questa dieta? “
“ Eh chè non la voglio fare? L’estate prossima devo mettere un costume firmato ultimo grido che quando passo si girano tutti”.
“Ci sarà da lavorare allora Itarè. Per non sapere quanto si è preso il tuo professore?”
“Nun tanto, appena 150 euro…Mi ha pesato, mi ha misurato, mi ha ispezionata, mi ha fatta pezzo pezzo. Ha misurato la mia ‘dipe con un macchinario. Poi ha fatto un progetto a computer di come agire su di me. Mamma mia che grande cosa. Un computer si è preso i miei dati e dopo sono uscita lì dentro, dicendomi come devo diventare. Che grandezza di Dio questa tecnologia!”
“Embè Itarè, mangiare ti costa due volte, prima la spesa che fai e dopo per dimagrire. Ti conviene pensarci alla spesa, così risparmi e non ingrassi!”
“Parlate facile voi che avete sempre da giudicare. I problemi non stanno mai come li vedete. E quando si mangia per solitudine non lo calcoli? Allora sei obbligata a farmi compagnia e così io parlo e non mangio. Anche tu sei responsabile della mia mole. Gli amici sono responsabili dei problemi altrui! Vabbè?”
“Adesso non esagerare. Cerca di dimagrire che sarai anche più bella!”
Itarella fa una smorfia per dire che ce la metterà tutta.

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