Giovedì 28 febbraio 2019, alle ore 18,30 alla Libreria Ubik di Nocera Inferiore
Giovedì 28 febbraio 2019, alle ore 18,30, nella Libreria Ubik di Nocera Inferiore, in Via Vittorio Emanuele II 40, ci sarà una nuova presentazione del mio romanzo "Nel mezzo del tempo" Graus Edizioni. Dialogherà con me Rosa Gargiulo, direttrice artistica della rassegna "Nuovi autori
scrivono". La rassegna, giunta così al suo quarto appuntamento, si conclude con la presentazione di "Nel mezzo del tempo".
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I vecchi e i giovani
Ci sono romanzi che andrebbero
letti e a volte riletti. Uno di questi è I
vecchi e i giovani di Luigi Pirandello. Un romanzo storico nella struttura,
forma e intenzioni che si ridimensiona poi in un romanzo autobiografico. Viene
pubblicato nel 1913. A capo del Governo vi era Giolitti, dal 1906 al 1921. La
politica giolittiana favorì le industrie del Nord lasciando il Sud in un
sottosviluppo evidente, anche dopo le inchieste condotte sin dal 1876 da
Franchetti e Sonnino e a continuare da Giustino Fortunato, tra il 1904 e il 1912, in cui si denunciava la necessità
di un’azione incisiva nell’Italia Meridionale, che versava in condizioni
critiche per le terre da bonificare e per l’analfabetismo. L’unica azione
positiva di questo periodo per il Meridione fu la costruzione dell’acquedotto
pugliese nel 1906. Il romanzo venne alla luce in un periodo storico che
risentiva ancora dei colpi di coda del Risorgimento. Fu uno dei migliori romanzi
di Pirandello come affermò Benedetto Croce, ma sicuramente poco conosciuto e
per certi versi ritenuto anche troppo ricco di personaggi e fatti che ne
rallentavano la spedita lettura. E’ la descrizione di un’Italia post
risorgimentale dove gli ideali si erano appassiti per l’incapacità di adattare
l’impegno preso alla realtà. E’ la
storia di una delusione, di una politica che non aveva saputo tradurre quanto aveva
teorizzato precedentemente, e di come l’Unità aveva ridotto lo Stato. A questo
si opponeva una classe politica emergente chiassosa e incapace, con la voglia di
arginare tutto quel mondo antico che stava crollando, sgretolandosi sotto i
colpi di una borghesia che lottava duramente per mantenere i privilegi e di
un’altra che si faceva avanti senza alcun progetto per il futuro. I vecchi e
appunto i giovani in un contrasto irrisolvibile dove i primi non sapevano più
reagire e gli altri, inesperti, non avevano i mezzi per far fronte al caos che incombeva.
L’azione si svolge a Girgenti con
le elezioni politiche del 1892 e si
conclude con lo scandalo della Banca Romana del 1894 e la sconfitta dei Fasci Siciliani, un movimento
di operai, contadini, braccianti e mezzadri colpiti da una crisi dovuta
all’aumento delle tariffe. Si narra la
storia della famiglia Laurentano,
espressione di stampo risorgimentale, attorno alla quale gira una pletora di personaggi
che si muove in virtù dei propri interessi. E’ la storia di tre fallimenti:
quello risorgimentale, dell’Unità e del Socialismo. Secondo lo storico Giuseppe
Giarrizzo la Sicilia aveva la pretesa di essere “un’esperienza storica
speciale” con la conseguente costruzione di un’ideologia. E così Donna Caterina
rivolta al figlio Roberto dice:”Povera
Sicilia trattata come una terra di conquista! poveri isolani trattati come
barbari da incivilire. Ed erano calati i Continentali a incivilirli”. Il
Risorgimento non c’era stato per quelle fasce che ora andavano sollevandosi
contro lo Stato. E larga parte, a questo punto, è data alla mafia che si avoca
il diritto di sopperire alla mancanza dello Stato nell’isola. La si avverte nel
clientelismo, negli scambi di favori, come afferma il personaggio Costa:” Bisogna viverci in mezzo la politica, signor
mio, che cos’è in gran parte? giuoco di promesse, via!” E ancora :”Per
combattere il Regno della Mafia è necessario e indispensabile che il governo
italiano cessi di essere il Re della Mafia!” Il contrasto tra passato e
presente si avverte in tutto il romanzo fino alla fine: “ Che ne sanno, di cos’era prima l’Italia? Hanno trovato la tavola
apparecchiata, la pappa scodellata, e ora ci sputano sopra, capite?” dice
Mauro Mortara riferendosi ai giovani. E ancora Don Salvo afferma: ”Invecchio, sì; perdo il gusto di comandare.
Me lo fa perdere la servilità che scopro in tutti. Uomini, vorrei, uomini! Mi
vedo attorno automi, fantocci!” E’ l’affresco di un’epoca, la descrizione
di un mondo che cambia avvertendone i passaggi, con personaggi che affollano e
accalcano la scena come attori che cercano luce. Due generazioni a confronto,
dove l’una non sa porsi nei panni dell’altra. La preoccupazione è per il
vecchio che non vada perduto e il nuovo che abbia davanti una strada
percorribile. Non mancano descrizioni di una terra, la Sicilia, che diventa
personaggio principale: La vigna era
stata vendemmiata. Tutti i pampini ormai erano ingialliti; s’accartocciavano
aridi; cadevano; i tralci nudi si storcevano nella nebbia autunnale, come chi
si stiri in un lungo e sordo spasimo di noia; nella grigia distesa dei campi,
tra la caligine umida, non rimaneva più altro che un accennar muto e lieve e lento di palmiti
vagabondi!”. La delusione principale che si avverte nel romanzo è la
contraddizione esistente tra idea e azione. Per i vecchi si vanno stemperando
le tensioni che li avevano animati negli anni delle lotte unitarie, accettando
la mediocrità di una società e la sottomissione a un mondo continentale con
chiara denuncia alla politica giolittiana. Per converso ai giovani vengono meno
i modelli da seguire. E languiscono privi di ideali e di strade da
intraprendere. E’ come se la società si fosse fermata a un bivio e poi fosse andata avanti per inerzia, senza possibilità
di scelta.
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Nel mezzo del tempo a Pompei
Scrivere storie è come vivere,
fatti vissuti o immaginati che lasciano orme sui fogli, tessendo come una
ragnatela. Basta un’immagine, un pensiero, un’idea, a volte basta percorrere un
sentiero, quello di casa, che non prendevi da tanto e che ritrovi intatto dopo
una vita. Ecco che appaiono voci, riemergono visi, sfondi, profumi, odori,
stagioni, come il contenuto di una cornucopia che trabocca. Questo romanzo
nasce da odori, panorami, dall’erba accarezzata dal vento e dal sole, dall’eco
dei passi che riportano altri di un tempo, dallo scroscio dell’acqua di
sorgente, dai rumori delle barche e dei motori che salgono dalla strada ai
piedi del monte. In questo posto di grazia non puoi che confonderti e mescolare
passato e presente, futuro e immaginazione, fermentando personaggi, motivi e
pretesti, domande a cui rispondere. “Nel mezzo del tempo”,
Graus Edizioni, ha per protagonista la mia terra, ancora una volta, dopo le liriche Ritorno nei prati di Avigliano e L'albero di noce. Zia Felicina, Margherita, Davide hanno preso forma così, raccontandomi la loro
storia, e non ho dovuto fare altro che assecondarli. Domani sera, domenica
10 febbraio 2019, alle ore 18:00, presenterò il romanzo all’AssociazioneLab
e Nuovo Circolo Culturale di Pompei in Via Astolelle 112. Saranno presenti, con me, Giampiero Arpaia, Filippo Angora e Antonio Novi. Prossimo appuntamento a
Nocera, il 28 febbraio 2019.
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Presentazione "Nel mezzo del tempo"ad Angri
Sabato, 2 febbraio 2019, l’Associazione di arte, cultura e spettacolo IL FARO ha presentato il mio romanzo Nel mezzo del tempo, nei locali del centro polifunzionale “Biblioteca Terra” ad Angri( Sa). Il Presidente dell’Associazione, Antonio Novi, ha coinvolto tutti gli attori della compagnia nella lettura di alcuni passi del libro. Con me la giornalista Concetta Mainardi, con la partecipazione dell’assessore alle politiche giovanili del Comune di Angri Maria D’Aniello. La storia è quella di Davide e Margherita che si conoscono sin da ragazzi, ma poi si perdono di vista per ritrovarsi avanti con gli anni con un passato da srotolare e tutte le conseguenze che ne derivano. E’ ancora la storia di tre donne di una stessa famiglia con un passato comune ma destini differenti che si confrontano e si scontrano in un difficile cambio generazionale. La bellezza di una terra ammaliatrice che incanta offre spunti per la storia, a cominciare dalla Sperlonga. E il paesaggio diventa protagonista accanto agli altri. La storia è a tratti ironica, con riflessioni ed echi che risuonano anche a lettura spenta.
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