Il periodo d'isolamento vissuto in casa ha fatto disastri su
tutti i fronti. Un versante poco esplorato, di questo periodo, è quello delle
relazioni. Molti, alla fine, si sono lasciati con un messaggio che diceva pressappoco
così: “Non provando la tua mancanza in questo periodo di lontananza, credo sia
meglio lasciarci”. Già il fatto di comunicarlo tramite messaggistica rende
l’azione più avvilente di quello che è. Chi prima della quarantena era abituato
ad avere una relazione ricca e varia col partner, durante la prigionia avrà
sofferto molto. All’inizio erano messaggi rassicuranti, poi, tornati alla
normalità, puntuali sono arrivati quelli in cui si diceva che il rapporto
finiva lì e proprio da chi inizialmente rassicurava l’altro. Restare a casa ha
incrementato la vita online, più adatta al momento. Molti subito hanno
rimpiazzato le mancanze con la vita virtuale. E in questo gioco e scambio di situazioni
è stato naturale fare i conti anche con i sentimenti, facendo una disamina
della nostra vita affettiva. Ci si è accorti che è importante ciò che
desideriamo e che non dobbiamo sempre misurare le azioni dell’altro nei nostri
confronti. Molti rapporti si sono rivelati vuoti, inconsistenti, altri solo di
facciata, altri appena esistenti. C’è chi ha trovato il coraggio di lasciare la
persona amata che già da qualche tempo avrebbe mollato. Fermarci ha permesso di
cogliere molte sfumature della nostra vita che la quotidianità aveva reso
abitudinarie. L’analisi sul nostro stato affettivo e relazionale, in molti
casi, ha avuto un epilogo poco elegante, fatto di un freddo messaggio. E’ stata
la paura di non farcela, il fatto di non essere sicuri, la probabilità che forse
ci si lasciava temporaneamente per poi ritornare insieme? Chissà, ma il modo in
cui è avvenuto la dice lunga sullo stato della relazione, anche prima che
volgesse al termine. Se per un verso non si ha il coraggio di guardarsi negli
occhi per dirsi addio, dall’altro è meglio evitare lo sguardo di chi non merita
più nemmeno un confronto. Di sicuro l’amore non si spiega e certe cose si
capiscono, anche se non ci vengono dette. E allora già prima c’erano avvisaglie
di un rapporto tiepidino e che non abbiamo saputo cogliere o non abbiamo voluto
e, non accettandone la fine, continuiamo a dire che ci è caduto addosso come un
fulmine a ciel sereno. Forse il cielo era già grigio, ma noi ci ostinavamo a
vederlo azzurro. A volte si è complici anche in quelle azioni che sembrano
appartenere solo al partner. L’altro non parla, io non dico, l’altro non si
spiega, non capisco perché debba farlo io e così via. Bisogna avere sempre il
coraggio di leggersi fino in fondo e chiamare le cose per nome. E se l’altro non
ci interessa più, lasciarlo con un messaggio può sembrare uno sforzo notevole. Non
è così. Quando ci si lascia, è bene non perdere di vista la dignità della
persona. Non si può disprezzare o odiare l'altro per il fatto di non stare più
insieme. L’epilogo di una storia ci permette di comprendere il tipo di rapporto
che abbiamo avuto, un’esplorazione che ci dà la misura di chi siamo e cosa
vogliamo. E poi mai aspettarsi tutto dall’altro. Ne siamo una parte attiva e di
grande responsabilità. Più che chiederci “chissà se mi ama”, dovremmo capire il
nostro impegno profuso. Spostando l’asse su di noi, non dobbiamo più
interpretare l’altro, solo metterci in discussione. I fatti parlano per noi e
sono inconfutabili, mentre le parole assumono caratteristiche sempre diverse. La
costrizione a restare a casa ci ha fatto riflettere sulle cose realmente
importanti: quelle cui teniamo e quelle di cui possiamo fare a meno. E allora,
quando ci si è resi conto del vuoto intorno, è bastato uno scritto per dire basta.
Quanti rapporti procedono per inerzia. Chiediamoci di quale impegno siamo
capaci, come ci manifestiamo all'altro e come ci sentiamo quando siamo insieme,
com'è cambiata la nostra vita. Molti rapporti si basano sulla paura: di restare
soli, di non farcela, di non essere autonomi. Altri sull’incapacità di capire
quello che ci fa stare bene. Ogni domanda implica un’indagine che non sempre
siamo pronti a condurre. Ognuno cerca qualcosa in un rapporto ed è difficile
un’unione d'intenti. Al di là delle motivazioni che inducono a lasciare la persona
amata, non bisogna mai opporsi a un rifiuto, mai ostacolarlo temendo
l’abbandono. L’amore non vuole costrizioni, è uno stato di grazia. Quando si
tratta di quello vero, che arriva di solito senza preavviso, non facciamo alcun
pronostico o conto. In tutte le altre situazioni è più una combinazione di
fatti da cui non sappiamo scioglierci. E così come viene, allo stesso modo
l’amore può andar via. Solo che nel frattempo le abitudini hanno alzato muri e
pareti diventati invalicabili e si
reagisce come a un nemico da combattere, poiché
lede quella tranquillità interiore acquisita che molto spesso scambiamo
per amore.
Fortunatamente, nel periodo di prigionia, sono sopravvissuti
quegli amori forti e indissolubili, che la quarantena ha rafforzato. Come
diceva La Rochefaucauld “La lontananza
spegne i piccoli amori e accresce le
forti passioni”.
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