Solo i sognatori leggono libri

 


Postare immagini stupende di librerie, libri affollati su scaffali, cabine telefoniche trasformate in salotti di lettura, faranno leva solo su chi è già abituato a leggere e ama i libri. Una folta schiera di gente non legge mai e mai lo farà. E anche tra chi dovrebbe, se può svignarsela, evita, sia l’acquisto dei libri sia leggere. La lettura non è né un passatempo né una perdita tempo. Molti la pensano in questo modo. C’è chi dice: ”Con tutti i problemi che abbiamo, ti pare che mi metta a sognare?” Ci sono poi quelli che, solo a vedere un libro, hanno la nausea, se poi è di molte pagine, lo guardano con sospetto, affermando: ”Che cosa avrà da dire l’autore in tutte queste pagine?”

E così passano il tempo a rompersi la cervicale sul display, frugando tra i social immagini sensazionali, storie truculente, guinness dei primati, stralci di film, imbonitori di piazza che propinano consigli, storie, fatti ritenuti molto più interessanti che qualsiasi lettura.  Se chiedete di un tal attore, di un calciatore, di un capo d’abbigliamento sapranno l’impossibile, ma se fate un discorso, di qualsiasi genere, manifesteranno un unico pensiero scambiato per dato oggettivo. Non c’è pericolo che possano cambiare idea, poiché non ne hanno altre all’infuori della loro. Questi tipi, al di là del titolo di studio, sono persone statiche, mentalmente parlando, non riescono a planare su nessun’altra idea che non sia la personale e vivono beati fino alla fine dei loro tempi, col pericolo che quelle quattro ideucce, di cui sono forniti, arrugginiscano pure.

Chi vedrà nella libreria la piacevole possibilità di leggere, è visto come un sognatore, ma forse sarebbe meglio dire un realista, poiché per sognare, dovrà leggere, quindi spendere il suo tempo tra le righe, immaginando i pensieri, rivedendo il passato, guardando al futuro, costruendo sulle basi acquisite per fondarci su una nuova possibilità di sognare. L’uomo sognatore leggerà sempre, perché è curioso, ha voglia di conoscere. L’uomo statico non vuole sconvolgere il suo sistema mentale, gli basta ciò che possiede, per lui leggere è un virus che indebolisce le sue difese.

A queste due categorie se ne aggiunge un’altra, ibrida, definita così poiché costituita da chi per i primi vent’anni di vita ha letto qualcosa mentre per i restanti ha vissuto con quella piccola rendita, credendo di conoscere il mondo. I libri letti a vent’anni, per quanto lascino un bagaglio, non dicono la stessa cosa di quando li leggi a quaranta, forse sembrerà di non averli mai letti prima per quello che di nuovo diranno.

Un libro è un mondo d’ispirazioni, di saggezza, di conoscenza, che non finisce mai di stupire. Senza accorgercene nella vita diventiamo quello che leggiamo e abbiamo fatto nostro. Un libro ci cambia radicalmente, senza scosse e quasi senza avvedercene. E in quel cambiamento siamo come rinnovati: più attenti alla realtà, alle cose intorno, alle persone. Sviluppiamo conoscenze e affiniamo atteggiamenti migliorando le relazioni, acquistando sicurezza, tendendo a correggere i nostri errori.  Il libro t’induce a confrontarti con gente che potresti non incontrare mai: prigionieri, sprovveduti, assassini, esploratori, ladri, magnati, principi, astronauti, con cui convivi per il tempo di lettura e indossi i loro panni. Alla fine avrai fatto quella piccola esperienza, che ti permette di abitare zone e fatti poco piacevoli o da sogno. E’ inutile dire mettiti nei miei panni a un tuo interlocutore se non ha mai letto. Come potrebbe farlo? L’empatia si sviluppa con la lettura, la curiosità, approfondendo mondi sconosciuti, i sentimenti vivendo le vite degli altri. Se restiamo ancorati nel nostro piccolo porto, da cui non partiamo mai, non conosceremo il mare né i pericoli che esso comporta né le bellezze che nasconde.

Per spronare alla lettura ci vogliono titoli di libri esplicativi come per esempio: Ti insegno a dire la verità, Il cibo non mi sazia d’amore, La cattiveria da qualche parte deve venir fuori, titoli che quando li pronunci, ti scuotono. Invece ci ostiniamo a dare titoli sintetici, contratti, talvolta anche ermetici del tipo: Uno sguardo rumoroso, qui chi vuoi che conosca gli aspetti della sinestesia, oppure Collisione, in che senso, con chi? Parliamo di mare, di terra, d’azione, di rottura, d’idee? Oppure Il ladro di cuori, è un rubacuori, ruba organi da impiantare, impedisce agli altri di vivere, è un rompiscatole? Per indurre a leggere ci vuole un’operazione dantesca: porgere un argomento in modo chiaro a tutti, allora sortirà un buon effetto su un novello lettore.

S’incontra anche chi, non avendo mai letto un libro in vita sua, a cinquant’anni ne comprerà uno per la prima volta, dopo averne sentito parlare in un programma televisivo stupido.


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