Qualche giorno fa, durante la presentazione di un libro, mi
chiama un’amica che, arrivata in ritardo, non riusciva a capire dove si
svolgesse l’evento. Si trovava in strada. Le ho detto di aspettarmi, sarei
scesa a prenderla.
La mia amica non è completamente autonoma nella deambulazione.
Si serve del bastone per mantenere l’equilibrio e acquisire maggiore sicurezza
nei movimenti. È da qualche anno che presenta questa
difficoltà, per cui si muove solo se accompagnata.
Ero felice di averla portata all’evento. Mi accingevo ad
accompagnarla alla scala per salire, quando si è bloccata indietreggiando: non
avrebbe mai potuto. La rassicuravo dicendo che l’avrei aiutata, sorreggendola
fino a sopra. Poi mi sono girata a guardare anch’io la gradinata e mi sono fermata.
Ma non volevo mollare, a tutti i costi l’avrei portarla su, uno scalino per
volta, ma lei categoricamente ha detto no, ne avrebbe risentito in serata alla
schiena. Era un paradosso: la presentazione su, a pochi metri, e lei che non
poteva accedere alla sala.
Se solo ci fosse stato l’ascensore o una portantina, un
montacarichi per tirarla su… Se solo qualcuno fosse venuto in nostro aiuto con
qualche escamotage a uscire da quell’assurdo blocco davanti alla ripida salita.
Ho dovuto accettare anch’io l’impossibilità a farla salire e
lasciare che tornasse a casa accompagnata in auto. Dopo che è andata via, sono
rimasta lì per qualche minuto, incredula. Ho guardato anch’io quella scala
ripida come un nemico che aveva precluso alla mia amica di partecipare alla
presentazione.
Si dà per scontato che chi non è autonomo debba starsene fermo,
come fosse una statuina. Se poi si tratta di un evento culturale, ancor di più si
pensa che una persona impossibilitata a muoversi ne possa fare a meno.
Guardando quella scala non era difficile prevedere quante
difficoltà poteva incontrare anche solo una persona anziana o uno non perfettamente
in forma, o solo momentaneamente impedito.
Si possono dare tante risposte, da quella che dice che non
era un posto adatto per chi non può deambulare, a chi dice che quando è stato
costruito lo stabile non erano in vigore le leggi odierne per le barriere architettoniche,
a chi obietta che a questo punto si doveva scegliere una location accessibile a
tutti o che bastava prenderla su una sedia e portarla su in quattro. Intanto
quel suo ritornare a casa è stata una sconfitta per me e per tutti. Quale
diritto abbiamo di stroncare l’entusiasmo a una persona che merita di
continuare la sua vita anche in condizioni non favorevoli? Quando si costruisce
un palazzo, bisogna ricordare che sarà abitato e frequentato da fasce di età
diverse e pertanto tutti devono potervi accedere. E fa ancora più male vedere
gente che non si muove, pur essendo in forma, mentre altri, immobili, si danno un
gran da fare come fossero in perfetta forma.
Molti, con un po’ di pioggia non escono da casa, altri scambiano
un po’ di vento per un tifone, la mancanza di sole come la fine del mondo, se
non portati in auto non sanno come spostarsi, se non hanno l’amica o l’amico
del cuore accanto non vanno neanche al bagno, se non si tratta di farsi quattro
risate, non si scompongono nemmeno per la mamma.
Tutte assurdità
rispetto a chi agisce come se stesse nella sua forma migliore pur avendo mille
problemi da affrontare fisicamente, mostrando entusiasmo e voglia di partecipare
a un evento, di vedere gente, di stare con gli altri. Ma non riusciamo a capire
e affrontare un problema se non ci accade in prima persona. Le realtà altrui
sono esterne a noi e pertanto non esistono, mentre continuiamo a parlare di
cultura. Tutti usano questa parola con notevole superficialità come se fare
cultura allontanasse da atteggiamenti discutibili e ci chiudesse in una gabbia
dorata. Cultura è non lasciare nessuno indietro, non occupare sempre i primi
posti per dire Io, Io, non credere che ci salvi dal non aver risolto problemi,
non conoscere il nostro dirimpettaio, non aiutare chi da noi si aspetta una
mano o ignorare molte cose per convenienza.
Mi è rimasta l’immagine della mia amica delusa a partecipare
all’evento smorzando quel sorriso ed entusiasmo di quando era arrivata così
sorridente.
Eppure la legge è chiara quando dice di “rimuovere gli
ostacoli che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque e in particolare
di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o
impedita in forma permanente o temporanea”.
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