Un leggero vento agita le
foglie fuori dalla finestra, ne vedo la forma in controluce. Mi lascio prendere
dal celeste del cielo tra le loro lamine, come un richiamo di speranza e uno
spazzare via la malinconia. Al di là della collina di alberi, il sole sta
tramontando e penso al giorno ormai quasi concluso. E' andato via
portandosi dietro le sue ore liete, le allegrie, le gioie, lasciando il posto a qualche riflessione.
E’ volato inglobando quello che di bello aveva portato e se non fosse per
l’umile servo, il ricordo, che custodisce con cura ogni cosa, il ladro tempo
non lascerebbe niente. Un giorno così, già finito. E’ questione di ore,
di momenti, di attimi, di gesti che sono volati, risate condivise, parole
scambiate, che avevano in sé il valore per cui il nostro giorno si era levato.
Porta i suoi distacchi, quelli anche crudeli, e si devono accettare con normalità. Momenti, come flebili fiammelle che subito si spengono. Quando tutto passa, resti tu coi tuoi conti
di vita che tornano o non tornano, ma devi andare avanti. Una forza inesorabile ti
spinge oltre e sai che tutto quello che
ti gira intorno è passeggero. Figli, genitori, persone care…Sono tante
fisarmoniche che si allungano e si accorciano verso di te e di loro vivi solo il
momento della compressione. Il tempo maggiore è lontano da te, la loro
estensione è per toccare altrove. Tutto
ha il valore della precarietà, anche quello che dovrebbe essere l’eternità.
Sensazioni, emozioni bloccate, sentimenti conosciuti per la prima volta, volontà, sono ingredienti che si rimescolano come formule continuamente aggiornate. Mi chiedo
quanto sia vero quello che non vediamo e che fede sia, e che valore trovi in
noi. Tu dai vita alle persone, alle cose, ma questa vita sfugge, emana,
vaporizza, solo il ricordo ti dà quel che è stato. Ma noi siamo il percorso, intrapreso per mezzo degli altri, siamo
quello che insieme abbiamo
costruito.

La malinconia arriva quando tra
noi e la vita c’è un confronto con qualcosa che non ritorna, o
che cambia. E quando la foglia vibra, i rami ondeggiano e il vento giunge a
scuotere la chioma dell’albero, proprio sotto gli occhi, persi in qualche
ricordo o immagine che non va via, allora quel vento spazza anche dentro e
mette sotto sopra la polvere che era ferma. Ne emerge qualcosa che non piace, qualche altra che non si accetta, un’altra ancora che proprio non va bene.
Ma è solo un momento, un rovistare con setole forse troppo dure fino a sentirne
i colpi sulla parete. Poi passa, la polvere si assesta, il vento, tra un
passaggio e l’altro fra le foglie, va verso la montagna, lasciando l'albero fermo in
controluce, con la sua sagoma dorata e l’attimo di pensieri tristi è
ricacciato da dove è venuto. E’ la vita, va così! Non tutto può avvenire secondo
i desideri, a volte si può solo accettare quello che non si può cambiare.
Ora l’albero è fermo come una stalattite. Il sole è calato, il rosso del
tramonto stemperato. In quel celeste il vento ha portato un po’ di freddo, e
mentre passava, l’ho avvertito. Tutto scorre anche il giorno più bello e già si pensa al domani, per prendere forza e contrastare il momento, l’oggi appena finito, che ha chiuso i battenti, imprigionato per sempre. Il futuro ha questo di
affascinante, farci progettare e andare
oltre. Accarezzato dal vento, l’albero si scuote così come il piccolo morso che
brucia dentro.
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