La tecnoferenza genitoriale

 




"La tecnoferenza genitoriale è l'interferenza della tecnologia nel nostro tempo più prezioso, intimo, tra genitori e figli. Il sopruso di social, algoritmi, notifiche mentre siamo impegnati a formarci: noi come genitori e i nostri figli come persone. È un tempo delicatissimo che avrà ripercussioni su tutto il futuro"scrive il Corriere della sera.

Il telefono segue passo passo i nostri movimenti: ci accompagna in ogni stanza, staziona ora in un posto ora in un altro. E noi a tenerlo d'occhio per distinguere se ci reclama WhatsApp, Messenger, Instagram o una email. Tutta questa nostra frenesia per non lasciare niente in sospeso ed essere sempre pronti al richiamo altrui. L'efficienza nel rispondere non ci premia, anzi danneggia le nostre altre sfere di vita. 

Quante volte i genitori, per rispondere, non si rendono conto dei bisogni dei figli o non fanno attenzione allo sbirciare dei bambini sul display. Basta poco loro per capire, interpretare e farsi un'idea di ciò che accade intorno. Riescono a leggere messaggi e a interpretarli, riconoscono chi scrive, traggono conclusioni da quello che vedono, sentono e leggono.

Claudio Mencacci, stimato psichiatra italiano, ha spiegato sul Corriere della Sera, che i figli di genitori iperconnessi rischiano di sviluppare in misura assai maggiore disturbi come ansia, iperattività, depressione. Secondo recenti studi dell'Università di Pavia "l'uso parentale dello smartphone, portando a frequenti interruzioni, può disturbare le prime relazioni genitore-neonato", innescando reazioni di forte stress nei bambini.

Costringiamo i piccoli a seguire le videochiamate, i nostri discorsi, a visionare ogni tipo di foto o video.

Quante ore dedichiamo ai piccoli senza interferenze? Un tempo risicato, soprattutto per i genitori che lavorano.

Molti assistono e apprendono le operazioni svolte da mamma e papà e li emulano usando lo smartphone per giocare, scrivere, visionare. Si muovono con destrezza e apprendono con facilità.

Ma questa loro prodigiosa capacità li rende più pigri in altre operazioni mentali, abituati a interagire con uno strumento diventato la nostra appendice e non riescono a staccarsene per gestire autonomamente i contenuti acquisiti.

Ma quali sono i disturbi a cui vanno incontro i bambini?

Il bisogno di sicurezza è legato al telefono, averlo a portata di mano ci rasserena mentre la sua mancanza ci mette in uno stato d'ansia. Nei bambini l'ansia aumenta a non possederne uno, visto ormai come un grande potere nelle proprie mani. Lo vogliono come quello del papà, scaricano App alla loro portata e vanno oltre. E tra le mille funzioni scapperà quella non proprio adatta e che nemmeno i genitori conoscono.

L'aumento dell'utilizzo dello smartphone riduce il tempo per le relazioni reali, ma quelle virtuali hanno un fascino maggiore. Quanti non visitano parenti e amici da secoli per poi videochiamarli pur abitando a pochi passi da loro e potrebbero visitarli di persona.

Il mondo reale ci forma in modo più sano e ci fa vivere emozioni e sentimenti diretti, senza interferenze. Una mezz'ora di coccole con i genitori è il miglior toccasana per l'ansia dei bambini; giocare con loro o semplicemente ascoltarli li tranquillizza. Molto spesso la distrazione dei genitori rende i figli irritabili: vederli perseverare a scrivere sul display, li innervosisce. I genitori danno ai figli un tempo ridotto e privo di stimoli, mostrandosi loro tristi e annoiati. E anche in questo caso mantengono  il controllo sullo smartphone.

Molti disturbi nei bambini non sono altro che il risultato di quello che offriamo loro in modo distorto. E ci si chiede poi il motivo della loro agitazione, insonnia, nervosismo, iperattività, disattenzione, inappetenza.

L'esagerazione giunge quando il genitore decide di regalare un aggeggio pure al figlio, in modo da tenerlo occupato. In questo modo non solo gli sottrae del tempo, ma decide di metterlo nelle sue stesse condizioni, danneggiandolo due volte.

Per la nostra sopravvivenza sarebbe opportuno esercitarci a tenere fuori dalla portata lo smartphone per un determinato tempo al giorno e dare spazio a una certa "umanità" più che tenersi allenati alla virtualità.



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