I nostri antenati
E’ il titolo di una trilogia
formata da tre romanzi brevi di Italo Calvino: Il visconte dimezzato, Il barone
rampante e Il cavaliere inesistente, raccolti nel 1960 in un volume dal titolo appunto
“I nostri antenati”.
Calvino ha un grande
interesse per la fiaba e alimenta la sua passione con la letteratura
fantastica, soprattutto per quanto riguarda le avventure del romanzo
cavalleresco. Tra gli autori di questo genere il preferito è l’Ariosto.
Il titolo della
raccolta con i tre romanzi, che si svolgono in epoca lontana, è motivato dalla
considerazione che tutto ciò che accade ai personaggi è attinente col presente.
Ecco perché sono definiti i nostri antenati. Sono modelli di comportamento
umano vicini al mondo attuale, e i personaggi di queste storie, con il loro
strambo modo di comportarsi, rappresentano allegorie di pensieri e forme di
vita che suscitano riflessioni. E’ un incontro tra l’invenzione
e la ragione, con approfondimento delle spinte ideologiche che portano a
conseguenze estreme, quasi avulse dalla concezione di vita in condizioni di
normalità. Quella dei nostri antenati è una ricerca illuministica che esprime
tutti i limiti e le difficoltà che la ragione incontra in un mondo in cui è
sempre facile perdere la strada ed essere trascinato nell’errore.
Il
visconte dimezzato è ambientato nel cinquecento. Il
visconte Medardo di Terralba è diviso letteralmente in due in seguito a uno
scontro con i Turchi. In lui ci sono ora due personaggi opposti: il Buono e il Gramo
che vivono varie avventure fino alla ricomposizione di Medardo che diventa il
giusto governatore delle sue terre. In esso è evidente il tema del doppio, le
parti in cui si divide il visconte rappresentano esperienze contrapposte, che egli deve conoscere per poter
affrontare il mondo.
Il
Barone rampante è un romanzo di più ampio respiro, con
un ricco rapporto tra la storia intrisa di moralità e l’invenzione narrativa.
Il barone ligure Cosimo
Piovasco di Rondò, all’età di dieci anni decide, in seguito a un conflitto con
i genitori, di salire a vivere su un’elce. Da quel momento trascorre la vita sugli alberi
attraversando tutte le esperienze storiche e culturali fino alla Restaurazione.
Diventa così l’immagine trasparente dell’illuminista e dello scrittore. Egli partecipa alla vita con
distacco ironico. E’ fedele all’albero, anche se si tratta di una scelta
difficile da mantenere.
Il
cavaliere inesistente ci trasporta all’epoca di Carlo Magno.
La monaca Teodora narra la storia del cavaliere Agilulfo, di cui esiste solo l’armatura, l’immagine della razionalità che non riesce a commisurarsi con
la realtà. Attorno a lui ruotano il giovane Rambaldo e Bradamante. La monaca
Teodora s’identica con Bradamante e, chiamata da Rambaldo, esce dal convento,
abbandona la scrittura e va per il mondo.
Il romanzo esplora il rapporto tra
scrittura e vita e di come sia possibile progettare la narrativa.
I tre romanzi uscirono in tempi diversi. Nel 1952, Il visconte dimezzato, nel 1957, Il barone rampante, nel 1959, Il cavaliere inesistente.
Nella premessa Calvino scrisse: "Il racconto nasce dall'immagine, non da una tesi che io voglia dimostrare; l'immagine si sviluppa in una storia secondo una logica interna; la storia prende dei significati, o meglio: intorno all'immagine s'estende una serie di significati che restano sempre un po' fluttuanti, senza imporsi in un'interpretazione unica e obbligatoria. Si tratta più che altro di temi morali che l'immagine centrale suggerisce e che trovano un'esemplificazione anche nelle storie secondarie: nel Visconte storie d'incompletezza, di parzialità, di mancata realizzazione di una pienezza umana; nel barone storie d'isolamento, di distanza, di difficoltà di rapporto col prossimo; nel Cavaliere storie di formalismi vuoti e di concretezza dal vivere, di presa di coscienza d'essere al mondo e autocostruzione d'un destino, oppure d'indifferenziazione dal tutto".
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