La lezione di Cosimo

                   




Cosimo Piovasco di Rondò è il protagonista del romanzo “Il barone rampante” di Italo Calvino. La storia, narrata da Biagio, fratello del protagonista, è ambientata nel settecento. Inizia con Cosimo che si rifiuta di mangiare un piatto di lumache e il padre lo caccia via dalla tavola. Il ragazzo si avvia in giardino e sale su un albero da cui non vuole saperne più di scendere.

Il romanzo nasce da una disobbedienza che diventa poi una presa di posizione morale. Cosimo si assume la responsabilità del gesto e fa della disobbedienza un suo stile di vita, imparando attraverso l’osservare e l’agire dalla sua postazione sull’albero. Il mondo dall’alto gli fa scoprire una visione diversa da quella a terra. Impara le arti della sopravvivenza e sperimenta idee tutte sue. Difficile voler ascrivere il testo a un genere in modo univoco, potrebbe essere un romanzo di formazione, o pedagogico o di avventura.  Forse Calvino coniuga il razionale e l’irrazionale insieme, in un’allegoria del poeta.

Ebbene, tra le tante affermazioni che Cosimo fa dal suo albero, c’è quella del consorzio degli uomini, dando la definizione di associazione: Le associazioni rendono l’uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone, e danno la gioia che raramente s’ha restando per proprio conto, di vedere quanta gente c’è onesta e brava e capace e per cui vale la pena di volere cose buone (mentre vivendo per proprio conto capita più spesso il contrario, di vedere l’altra faccia della gente, quella per cui bisogna tenere  sempre la mano alla guardia della spada).  Aggiunge, però, che quando non c’è un problema comune che unisce, l’associazione non è più buona come prima.

Insegnare a stare uniti e vicini è un aspetto importante e necessario alla società. Poche righe sotto, Cosimo definisce il concetto di comandare: “So che quando ho più idee degli altri, do agli altri queste idee, se le accettano; questo è comandare”. La parola “comando”, dal latino “imperium”, indica la facoltà di esercitare il potere. Coniugando il significato latino e quello di Cosimo si capisce che per comandare ci vogliono delle capacità e rappresenta un modo di mettersi al servizio degli altri. Ora se mettiamo insieme le due cose, l’associazione degli uomini e il significato di comandare abbiamo la regola della convivenza civile: dare le nostre idee agli altri se le accettano e unirsi per essere più forti.

Molto spesso questi concetti fanno paura per includere l’altro: integrarlo e richiedere anche il suo aiuto.  L’altro è percepito come un ignoto.

Il premio Nobel per la letteratura Elias Canetti, nel suo libro “Massa e potere” spiega il timore di essere toccati dagli altri. Immaginate di scontrarvi con una persona per strada, in treno, in un luogo, subito vi scusate, anche in modo eccessivo. Abbiamo bisogno di delimitare il nostro io, il nostro mondo e per fare questo a volte evitiamo gli altri. Eppure, se ci incontriamo a un concerto e siamo assiepati e stipati in uno stadio, il fatto di stare così attaccati, l’uno all’altro, non ci arreca disturbo. In quel caso ci identifichiamo con la massa, siamo un blocco unico, dove non esiste il singolo.

Dovremmo conoscere il valore di noi stessi e unirci agli altri per essere forti. Non si vive per se stessi. Tutto acquista valore con gli altri: chi sono, cosa faccio, cosa penso, hanno valore se condivido e m’identifico con gli altri. All’interno della massa domina l’eguaglianza per questo non ci disturba stare al suo interno, anche se siamo a stretto contatto ai concerti, alle partite, dove come acciughe ci spingiamo, mentre se accade per caso, ne abbiamo paura. E la massa ha bisogno di direzione, allo stesso  tempo è statica e in attesa. E Cosimo dall’alto ha una visione migliore della vita, della gente che passa sotto gli alberi, della stessa famiglia. Guardare dall’alto gli fornisce la visione dell’insieme che gli mancava. Prima esistevano i suoi capricci, la sua disobbedienza al padre e il suo punto di vista. Quando la visione si allarga, capisce anche il punto di vista degli altri. E lo stesso padre, il barone, quando il figlio si allontana da lui, ne apprende il pensiero e il comportamento. La vita ha bisogno di vicinanza e lontananza come le lenti progressive: se non abbiamo guardato vicino e imparato, non possiamo mirare lontano e spingerci verso gli altri. E quando non capiamo le cose, ne abbiamo paura, le evitiamo.


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