Ricorrenza o paura?

 



Una festa a ricordare le donne equivale a rilevare la loro inferiorità. Avete mai sentito della festa dell’uomo? Non ne ha bisogno perché “lui è”, la donna sì, ne ha bisogno per ripresentare che non va toccata e trattata alla stessa stregua di un uomo, cioè va rispettata. Dire così può suonare una trasgressione. Molto meglio prendere questo giorno tutto al femminile, nel ricordo di quelle che hanno perso la vita per mano degli uomini, per dare forza a quelle che voce non hanno e dire che ci sono uomini che le rispettano. Tutto questo dovrebbe servire a evitare che si ripetano quelle file interminabili di femminicidi, che durante un anno solare, se non ci fossero altre cattive notizie, basterebbero da sole a riempire i giornali. Da quando se ne parla, sembra un’inarrestabile corsa a fermare quelle mani alzate contro le donne, mani che nel corso della storia si sono talmente allenate a farlo, da acquisire quasi un diritto. E per paradosso i femminicidi sono pure aumentati.

Avete capito quale contenitore è la donna? Nel crearla Dio l’ha fornita della chiave dell’universo, costringendola a essere sempre in pericolo. E’ come un furgone portavalori che deve difendersi dagli assalti. Per qualsiasi motivo. Quello più frequente è legato al suo corpo. L’uomo crede di poterla chiudere in un forziere portando con sé la chiave: all’occorrenza lo apre in base alla necessità. In questo caso è come se fosse una sua estensione. Non conta ciò che prova ma quello che deve fornire. Un corpo che, molto spesso l’uomo dimentica, porta il peso di un figlio e subisce il cambiamento fisico. Un figlio che chiede dedizione, mette a dura prova il sistema nervoso e la pazienza, sfibra, lascia senza forze.  E’ poi una sorta di sensale che deve mediare all’interno della società, nei rapporti familiari e sociali. Mediare per dire: educare, aiutare e favorire gli altri. E non finisce qui. L’uomo vorrebbe gestire con quella chiave anche il suo pensiero. Se troppo brava può entrare in competizione con lei. Non sopporta nemmeno come lei trovi la sua strada, avanzando con sacrificio e tenacia. D’altra parte l’uomo non sperimenta questi sentimenti, poiché non deve industriarsi a conquistarseli. La donna è un concentrato di azioni e sentimenti che la fanno crescere senza sosta fino alla fine. L’uomo, che non ce la fa a starle accanto a queste condizioni, adotta il metodo della soppressione: tutto quello che non posso evitare, lo controllo. Bisognerebbe stipulare un contratto accanto a tutti gli altri della vita, con cui giurare di non ucciderla, una formula preventiva. Può sembrare surreale, proprio come lo sono le morti oggi che, nonostante i dibattiti sull’argomento, non si arrestano. Il pianeta donna è ancora inesplorato, tutti quelli che credono di conoscerlo non fanno altro che strappare parti di lei senza alcun rispetto. Se l’uomo perdesse più tempo a capirla, non gliene resterebbe per ucciderla.

Ci si rivolge agli uomini non solo nel rapporto di coppia, ma anche a quei padri che offendono, ammazzano con le parole, col silenzio, con l’indifferenza, col rifiuto, con le offese; a quei fratelli che pensano di avere lo ius sororis, privandole del respiro; a quei parenti insopportabili che interferiscono nei rapporti altrui come arbitri della serenità parentale. Una donna che respira aria pulita all’interno della propria famiglia sarà una donna serena, accettata, libera, creativa, coraggiosa, attenta. Quella che deve sempre difendersi dalle usurpazioni, aggressioni, verbali e fisiche, coercizioni familiari, divieti e sopraffazioni, passa la vita a lottare per sopravvivere.

E non è giusto che per essere rispettata la donna debba comportarsi da uomo e detenere un potere per far fronte al padrone. L’apporto della donna è nella sua specificità.  Indossare i pantaloni o ricoprire una carica maschile e avere potere non rende intoccabili. Si rispettano le donne quando si accettano le loro idee, la personalità, il modo di vestire, il loro lavoro, le passioni, d’altra parte niente di più di ciò che afferisce a tutto il genere umano. Quando vogliamo il controllo su una cosa, è perché ne abbiamo paura e da qui nascono i conflitti e le azioni più nefaste. E la paura s’innalza davanti a sentimenti quali l’orgoglio, la vergogna, il perdere prestigio, il potere, il possesso, la gelosia, tutte fragilità dalle quali, per sopravvivere, ci si arma di forza.

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