La boscaglia di fronte


  



Stamattina, mentre sorseggiavo il caffè, guardavo fuori al balcone, al confine di fronte con una ripa di collina con tanto di il prato, a lato la strada con lo scorrere delle auto. È una giornata luminosa, gli uccelli fanno uno schiamazzo infernale, dall'erba spuntano papaveri che ieri, alla stessa ora, non c'erano, sugli alberi, sempre di fronte, alcuni passeri litigano per un nido che solo stamattina ho potuto ammirare. Potrebbe essere una buona palestra mietere qualche ora al giorno, tagliare le frasche più ingombranti degli alberi, sistemare le siepi dando loro una forma e un ordine, così come una strigliatina agli uccelli che corrono in ogni direzione, seminando fieno, terreno e pietre.  Un'ora al giorno di lavoro, invece di andare a scolpire i muscoli in palestra, come accade,  perché si tratta di una fatica notevole. E perché no?

 Non si conosce l'arte della potatura e pulizia nei campi, non si ha forza necessaria, tutti attanagliati dal mal di schiena, il caldo, la fatica.

Siamo diventati come i biscotti frollini, ci rompiamo per niente, ma poi tutti a sudare in palestra affermando che muoversi fa bene. Preferiamo il personal trainer, correre sul tapis roulant mentre guardiamo un film o scimmiottiamo sullo smartphone e poi  un po' di pesi per migliorare la muscolatura.

 Qui ci sarebbe da scolpirsi bene se ritornassimo a muoverci come un tempo.

 Sono due mesi che attendo un boscaiolo per potare alberi e siepi in modo che non diventino boscaglia, occupando gran parte del terreno. Il primo contattato chiese tremila euro, roba da matti. Poi un nostro amico ne ha proposto un altro, che è venuto e ha fatto un pessimo lavoro: ha tagliato, come si suol dire, alla cieca, poi ha tirato dall'alto tutti i tronchi e cespugli catapultandoli nel cortile di casa, tirando addirittura i tronchi secchi sulle sottostanti bouganville, deformandole, ma ancora più assurdo  prendere i soldi, che, per averlo inviato l'amico, erano trecentocinquanta, e lasciare  tutto dove è caduto, dicendo che poi sarebbe ripassato a caricarlo. Intanto non è più venuto ma si è scoperto essere lo stesso che aveva chiesto i tremila euro. Ora dall'alto della muraglia scendono lunghi rami che, a confronto, le liane di Tarzan sono piccoli germogli. Non solo, ma si sono caricati di foglie nuove, di un verde intenso e così folti che, quando si taglieranno, verrà il magone a vedere tutta quella vegetazione  coprire il cortile di casa per poi finire nella spazzatura. 

L'avventura di chi deve tagliarli però continua, poiché, visto che non è più venuto chi doveva completare il lavoro, ne abbiamo trovato un altro. Per la verità molto competente e volenteroso. E avrebbe dovuto farlo se non avesse chiamato l'amico che ci aveva inviato il boscaiolo, assicurandoci che sarebbe venuto per portare a termine ciò che aveva lasciato in sospeso. Così abbiamo dovuto disdire con chi avevamo preso l'impegno, a malincuore, e attendiamo il boscaiolo di prima.

E allora in quel lasso di tempo che ho bevuto il caffè guardando il mio folto bosco intorno, già mi vedevo con la falce in mano, un rastrello, il foulard a contenere i capelli, mentre mi accingevo a pulire  secondo il mio punto di vista. Pensa, mi dico, consumeresti più di 500 calorie e puoi scrivere dopo per cinque ore. Sì, il tempo che restiamo seduti deve essere proporzionato a quello in cui ci muoviamo, altrimenti ci irrigidiamo. Allora ho trovato la soluzione, mi serve scala, falce, sacchi per metterci la sterpaglia dentro, una tuta  e scarpe da ginnastica, ed è come se andassi in palestra. Ma, solo dopo aver preso la decisione, il mio progetto abortisce: mi ritorna alla mente la mia paura per le lucertole.  E continuo a guardare l'erba che copre la mia visuale nell'attesa del tizio che verrà a pulire.

Verrà? E se non venisse?                            

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