Per rieducare all'ascolto dobbiamo avvicinarci di nuovo alla radio. Un mezzo di comunicazione di massa che trovo adorabile.
Quando guido, amo ascoltare la musica, ma mi impongo poi di concentrarmi su programmi di grande interesse.
Molti discorsi s'insinuano dentro e ci stazionano a lungo, diventando, col tempo, oggetto di lunghe riflessioni. Viaggiare con una voce nell'abitacolo dell'auto, come se ci fosse qualcuno accanto a fornire argomenti su cui discutere, è veramente una riscoperta.
Mentre ascolto, do valore alla modulazione della voce, all'educazione con cui interagiscono gli interlocutori, mi intrattengo sulle domande che a volte mi restano in mente a lungo e le faccio mie, sono attenta alle risposte, al loro valore e se ci avevo mai pensato io prima di allora.
La radio arriva su una frequenza d'onda che avvolge, irretisce e catapulta nel pensiero profondo, con un viaggio della mente, che rispolvera conoscenze, acquisisce nuovi modi di vedere, o convalida ciò che già sappiamo. Nessun altro strumento ci dà questa possibilità. Con la radio siamo portati ad ascoltare e, nel mentre, siamo sintonizzati anche con noi stessi. Un dialogo interattivo restando focalizzati su un fatto, un personaggio, una storia, una questione politica. Una continua comparazione tra noi e ciò che viene detto. Uno scambio e un passaggio tra chi ascolta e chi parla.
E, poiché essere concentrati ad ascoltare, stanca, abbiamo la possibilità di passare a qualcosa di più leggero, girando ad altra stazione. Cambiando frequenza, cambiano voci, storie, idee, situazioni.
Possiamo riascoltare i successi degli anni passati, un leit motiv che ci ha accompagnato durante la nostra giovinezza, una canzone che rievoca un periodo importante per noi.
La domenica mattina, quando mi appresto a cucinare, posiziono lo smartphone sulla frequenza radio accanto ai fornelli e faccio partire la musica. Da quel momento sono rapita completamente dal ritmo, mentre comincio a prendere pentole e alimenti da preparare.
Quando i miei mi vedono con gli auricolari ad ascoltare e non solo musica, mi guardano in modo strano. Il fatto di ascoltare e non essere presenti a loro, li disorienta. Ma non è un escludersi: in quel momento ascoltare è più importante del parlare. Dovremmo comprendere che senza la propensione ad ascoltare non si può essere nemmeno buoni oratori o attenti alle parole altrui.
La radio arricchisce la nostra fantasia, ci porta in giro a esplorare, ci mette idee nuove in testa, ci fa assaporare l'ironia, la battuta, la barzelletta, la canzone, abbandonando per un po' l'attuale impero dell'immagine.
Con la radio siamo tenuti a pensare, immaginare, prevedere, ricordare, pronosticare, sforzandoci di scavare in noi.
E' una voce amica che arriva direttamente a noi senza intermediari e senza distrarci, dandoci i tempi giusti per assimilare.
La mia generazione era solita portarla in spiaggia e ascoltare i successi dell'estate, e rendere le giornate al mare allegre e spensierate. Poi per un po' siamo stati distratti dalla tecnologia, ma non ha perso il suo fascino se pensiamo che possiamo ascoltarla ovunque.
Più che intrattenere la radio, oggi, può fornirci l'opportunità di riflettere ed educarci ai tempi e alle regole per intraprendere un buon dialogo.
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