Cara amica ti scrivo

Cara amica ti scrivo, è da tanto che non lo faccio e poi con l'anno che volge al termine siamo tutti in periodo di bilanci! 
Cara amica, tra i fatti eclatanti da mettere in risalto, c'è il mio grande entusiasmo che, grazie a Dio, non va ancora scemando ed io mi sento sempre un'eterna ragazzina alla conquista del mondo. Non che abbia la sindrome di Peter Pan, ma semplicemente  raccolgo in me la parte migliore, cosa rara di questi tempi e che mi accompagna sin da quando ero un batuffolo, me la porto dietro come la mia coperta di Linus, ricordi?

Crescere a volte non fa piacere, aumentano le responsabilità, la nostra curiosità, i nodi da sciogliere, le questioni da dirimere, ma aumenta allo stesso modo la nostra capacità di affrontare con risoluzione e serietà i problemi, di trattare ogni evento come un fatto unico. E che dire del tempo che passa, portando con sè un po' di malinconia  per come ci cambia. Una mia amica, per fine anno, si regalerà un lifting, non resiste a stirarsi le rughe, proprio non ce la fa a vedersi con quei segni in più sul viso e che, da quando se n'è accorta, sta male al solo pensiero di guardarsi in uno specchio. Le ho ricordato che un lifting costa e con questa crisi non mi sembra proprio il caso, ma lei mi ha risposto che nella vita si vive anche di soddisfazioni e...come darle torto. A nulla è servito ricordarle il fatto che adesso non va di moda la donna tirata, ma quella vera, in conformità con i tempi che non sono proprio rosei, e lei mi ha risposto che non tutti hanno la fortuna di essere belli e non tutti guardano "dentro" come si vuol far credere.
Quest'anno è stato un anno di duro lavoro, e a volte mi chiedo se lavoriamo per vivere o viviamo per lavorare, sinceramente non l'ho ancora capito! E' anche vero che trovare un lavoro oggi è un  miraggio e chi ce l'ha, se lo tiene stretto. Sempre più persone cercano tempo, sempre indaffarate, non ti guardano e non hanno mai tempo per te...il massimo che si possa fare è un messaggio ultrarapido...tra poco diventeremo indiani, con segnali di fumo o useremo solo monosillabi: a domanda risponderemo sì, no, se, ma...! Una volta si usava la visita di cortesia, oggi non ce n'è più bisogno, siamo tutti scortesi, abbiamo lentamente abolito le visite e sai perchè? Non c'è più tempo! La mancanza di tempo è diventato il nostro alibi perfetto, ma significa anche che ne siamo cattivi amministratori, dispensandolo in modo non equo. Non abbiamo tempo per coltivare le amicizie, nè per l'amore, nè per il divertimento, nè per il riposo. Rimediamo liquidando tutti con  "ci saranno tempi migliori, appena avrò tempo, ti dedicherò poi tutto il tempo che vuoi, sto aspettando il mio tempo".

A che serve tutta questa tecnologia se poi manca il calore della persona, l'attenzione, l'interesse, l'incontro, la voglia di vedersi. Il dio tempo ci assilla ed io come tutti, cerco il mio tempo, sono sempre alla ricerca del mio tempo e lo voglio spendere bene. Non faccio conto che l'anno finisce, mi proietto nel prossimo senza porre   i limiti, o la parola fine e inizio. La vita è un percorso continuo e se non fosse per un fatto chimico e biologico che tramuta le nostre cellule, un fatto così impercettibile quanto importante, non avremmo difficoltà a vivere serenamente. Un fattore destabilizzante della nostra vita sono i mutamenti, tutto cambia, tutto si trasforma e in questo lento divenire siamo coinvolti e trasformati  e da lì tutte le nostre difficoltà. Cambia il bambino in adulto, cambia il lavoro, cambiamo casa, cambiamo partner, cambiamo idee, cambiano i governi, cambiamo gusti e stili di vita. Possiamo essere bravi in tutto ma non possiamo fermare le metamorfosi della vita. E' nel nostro codice genetico cambiare, anche chi sembra sicuro  e forte, deve fare i conti con le cose che cambiano. E allora mi chiedo come possono restare immutati i sentimenti se tutto  cambia intorno a noi e con noi? La speranza è che il tempo non ci trasformi completamente anche dentro, ma lasci il  nostro essere senza troppe varianti,  ampliando solo le nostre esperienze.

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La magia del Natale

Nelle nostre capanne poste in bella mostra, i pastori sfilano da  millenni e si trovano ancora lì a riscaldare il Bambinello sui termosifoni, sui tavoli, nelle credenze, sul camino. Troviamo lì accanto alla capanna i Re Magi, l'uno accanto all'altro ad adorare il Redentore, e arrivano dall'Oriente e poi la stella lì sulla grotta di Betlemme ad illuminare non solo il lieto evento ma anche i nostri cuori che rispondono al richiamo del Natale da secoli e secoli. Natale è l'unica festa che viene celebrata un po' dovunque, che ha alimentato tante leggende, che non conosce fine. Il Natale è una festa che cresce con noi e non ci lascia più e anche da adulti ci fornisce la stessa emozione di quando eravamo piccoli: un richiamo fortissimo alla nostra infanzia, quando in quella capanna, appoggiando i nostri visi al suo ingresso, sui ripiani nei vari posti della casa, per vedere da vicino la nascita, attendevamo di poter mettere Gesù, finalmente davanti al bue e all'asinello, al caldo ed essere sicuri che finalmente era lì a farci compagnia.
Per noi! Quante volte abbiamo sentito questa frase, "Gesù  nasce per noi", un neonato posto lì per salvarci e poi dal peccato. Gesù ha grande correlazione con il peccato, la colpa, l'errore, il cadere...Gesù che vuole preservarci dal cadere! Non si capisce il Natale allora, fino a quando non siamo toccati dal peccato. Un bambino che peccato potrà fare, un bambino è innocente, limpido e per lui  il Natale è un momento magico fatto di doni, di famiglia, di serenità, di ricchezza. Crescendo ci allontaniamo dalla magia del Natale della nostra infanzia per cominciare a chiederci come possa fare un Bambino a portare sulle spalle la croce di tutti gli uomini. E  ritorniamo alle storie della Bibbia, ai racconti ascoltati, alle tradizioni per trovare dei segni, dei modelli e delle spiegazioni valide per fornirci la giusta interpretazione del Natale che non finisce mai di stupirci.

La spiegazione è che crescendo dobbiamo  misurarci  col peccato e a vederlo così grande e spropositato ci fa credere che  non possa essere cancellato da un piccolo, un bambino indifeso. E da qui comincia lo scetticismo che mette in discussione tutto quello che nel tempo abbiamo capito del Natale. Più si procede nella vita e più cresce il peccato. Il peccato è una disubbidienza, un andare contro la coscienza, un senso di colpa che ci sovrasta, una mancanza che ci opprime, un desiderio che ci attanaglia, un proposito fallito, un'indifferenza di cui non ci rendiamo conto. Quando tutto questo è palese a noi stessi e non riusciamo a sostenerne il peso, pensiamo a quel bambino così piccolo che già si porta dietro tutto questo fardello. E solo allora cominciamo a vederlo come un Dio, un fatto sovrannaturale e la misura del peccato ci dà anche la consapevolezza del valore della Nascita di Cristo. Un adulto si distacca  dalla magia di quando era piccolo quando attendeva il Natale per mettere il  bambino nella mangiatoia, povero e indifeso, ma allo stesso tempo comincia a credere alla magia di essere aiutato ad uscire dal peccato e che questa sua condizione perenne può essere condonata.
Da bambini c'è grande solidarietà con il Bambinello, ma solo in seguito, da adulti,  sappiamo quanto grande è quel Bambino  che  rappresenta la nostra salvezza. Solo allora anche un adulto comincia a vedere il Natale come una magia, un evento che ci accompagna da secoli, per aver affidato a questa festa la soluzione dei nostri mali: credere a questo bambino con tutti noi stessi, come unica ancora di salvezza, e per i nostri peccati non ci voleva un Dio grande ma un piccolo Dio, un Dio Bambino capace di trasparenza, umiltà, semplicità...e noi attraverso il suo essere, il suo esempio, riusciamo a scoprire noi stessi e allontanare ciò che ci opprime. Il Natale diventa allora magia per grandi e piccini.


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