Gli alberi, i preziosi amici della nostra vita. Pur riscoprendo
la nostra anima ecologica, ancora oggi, in tempi in cui il clima e l’ambiente
sono il nostro precipuo interesse, manca un’attenzione più precisa e costante nei
confronti degli alberi. Nella nostra zona, nel tempo, c’è stato uno scempio di
noci, per esempio. Tra le motivazioni addotte quella di fare ombra ad altre
coltivazioni oltre al pericolo in cui s’incorre nel tirare giù i frutti, ma
anche l’inesperienza e la mancanza di volontà dei giovani d’intraprendere
questo lavoro. Negli appezzamenti di terreno i noci sono sempre meno. Anche la
figura di chi raccoglie le noci dall’albero è andata scomparendo. Il noce è
diventato un albero da giardino o un ornamento nell’orto di casa senza alcuna
pretesa. Mantenere un albero, curarlo, tirarne i frutti è un lavoro che non
termina con la raccolta e impegna veramente tanto, allora si preferisce tenerli
nell’incuria o tagliarli. Anche gli alberi da frutta non sempre sono curati con
attenzione: talvolta i frutti o sono bacati per mancanza di concime o sono
troppo concimati e senza sapore. Piantare un albero non basta, bisogna curare
le sue fasi di crescita, partecipare ai tempi di potatura e concimazione,
mantenere in ordine il terreno in cui cresce, badare all’esposizione,
soprattutto in luoghi come i nostri, fatti di campi a terrazzamenti. E se per
un verso abbiamo un bisogno vitale degli alberi, non si spiega poi come,
affacciandoci da una qualsiasi altura a guardare giù, scorgiamo ampie aree
disboscate, proprio laddove prima ce n’era una folta schiera. Un albero non si
taglia mai, così per capriccio o necessità di legna. Anche il Faito è sempre
più spoglio. Una volta, salendo per la strada di Moiano, si vedeva una coperta
verde sui versanti che oggi non c’è più. Appare una montagna nuda. Ricordo i
cespugli ricchi e folti, i vari tipi di alberi e cosa non da sottovalutare si
sentiva il profumo diverso da un albero all’altro. Una quercia profuma
diversamente da un faggio, un castagno da un platano. A volte si potrebbe andare
a naso per riconoscere un albero. Un bambino che non annusa un albero quale memoria
avrà di poter riconoscerne uno o avere il desiderio di coltivarlo. Chi non ha
nelle narici l’odore di resina o di ghianda o di pino non sa cosa sia un
albero. I sensi sono il nostro timone mentale, ricordando, amiamo ed evitiamo
anche gli scempi. Ogni albero ha una storia. Ci sono quelli di casa nostra e
quello centenario del Faito, quello nel parco in cui abitiamo di cui non
abbiamo fatto nemmeno caso. Forse avrà un nido, o qualche radice marcia, o frutti
che nessuno prende e si perdono al suolo. Ci sono gli alberi della nostra infanzia,
testimoni di un incontro, di un evento. Dobbiamo imparare a guardare gli alberi
così come si fa con le persone. Spesso vivono nella nostra indifferenza. Sarà
passato, sotto i nostri occhi, un limone o un pesco privo di frutti nel nostro
condominio o un albero che per anni ne ha dati troppo e tutto a un tratto
smette, senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Una volta da ragazza, nel cortile
del condominio dove abitavo, c’erano un arancio e un limone. I frutti erano piccoli
e noi ragazzi quando scendevamo giù a giocare, finivamo per mangiare qualche
arancia, quando non le lanciavamo addosso. Prima ancora del ricordo, conservo il
profumo, esattamente di quell’arancio, del tutto diverso dal profumo di altri aranci.
Curare una pianta è come prendersi cura di se stessi.
Nel mio viale c’è un ulivo, una volta era un bonsai. Poi un
giorno, accorgendomi che non metteva nemmeno una piccolissima foglia, l’ho tirato
dal vaso e ho scoperto che ai bonsai bloccano la crescita delle radici, attorcigliandole
con un ferro per atrofizzarle e impedirne la crescita. Così, liberandolo del
fil di ferro, l’ho piantato in un grande vaso nel viale. Come per magia è
diventato un albero di due metri, nell’ampio vaso davanti al balcone di cucina.
Di mattina, quando prendo il caffè, apro e lo osservo. Mi rendo conto se è
stato potato bene, se c’è qualche sofferenza, come va potato di nuovo e come
risponde il terreno. Sembrano sciocchezze, ma l’alberello di 20 centimetri è
diventato grande con foglie argentee e lucide. Adesso aspetto che fornisca i
frutti e, per la bellezza di questa scoperta, mi viene voglia di piantare anche
altri alberi nei vasi.
Commenta...
Nessun commento:
Posta un commento