Come riconoscere (ed evitare)"il caso umano"

 


E’ una frase che sento spesso nei discorsi di ragazze ma anche donne, basta leggere qualche rivista femminile. Alla fine dei loro discorsi si finisce sempre con l’immancabile frase: ”Quello no, è un caso umano!” Che cosa s’intende con questa espressione? E’ l’amore visto come un tutoraggio, quando le ragazze diventano materne, senso di cui sono fornite anche le più razionali, per un briciolo di rapporto con l’altro.

Una volta l’uomo doveva “accasarsi”, un passaggio obbligato per passare dalla gestione materna a quella della moglie. Vi ricordate i litigi?

“Come stira mammà, come cucina mammà, come lava mammà…” Tutto doveva essere come faceva mamma! E che peso sentirsi poi sempre gli stessi riferimenti! E allora la moglie accudiva suo marito, con fare materno, cucinava, lavava, puliva, stirava, tutto per lui. Sembrava un revival del medioevo, con l’aggravante che il marito, non solo usufruiva dei servizi di sussistenza, gestiva la moglie anche nell’intimità. Sotto questa licenza sono accaduti gli stupri più inconfessabili, ma questo è un altro argomento. 

Oggi l’uomo, fortunatamente, è al passo con i tempi, se non altro in nome di un vantaggio economico: se la moglie lavora e i soldi a casa li portano in due, non può stare lì a cavillare con la camicia non stirata o il sugo non pronto, la lavatrice da fare. L’uomo oggi, nella maggior parte dei casi, collabora, nella migliore delle ipotesi sa cucinare, non disdegna una passata di ferro al collo della camicia, è capace di mettere in moto gli elettrodomestici e, all’occorrenza, passare l’aspirapolvere. E cosa vuoi di più dalla vita! Eppure ci sono casi di uomini giovani e meno che hanno ancora un concetto dell’amore di tipo assistenzialistico, cioè si adagiano sulla persona accanto, per tutto. Ed è volata via anche la “cavalleria”, sì, quell’atteggiamento anch’esso medievale, ma che ci piaceva di più, di essere premurosi, attenti, gentili, presenti con la donna. E perché dovrebbero se critichiamo negativamente il medioevo? E poi, non lavorano anche le donne? Non sono libere e autonome? Non escono da sole a tutte le ore? Allora par condicio: si paga tutto a metà, magari è la ragazza che va a prendere il ragazzo col motorino o con l’auto, che lo porta a casa sua, quando i genitori non ci sono… E di cosa si lamentano le ragazze? Di dover fare la parte di chi oggi porta i pantaloni, sempre che abbiano ancora un senso nell’epoca della parità! E gli altri rispondono: ”Avete voluto la parità, allora non vi lamentate”. Bisogna dire che sono anche carini, gentili, dolci, pieni di paure. Il caso umano è il ragazzo che non reagisce, apatico, il cosiddetto Mausoleo di Teodorico, che, a forza di appoggiarsi alla ragazza, ne fa un atteggiamento standard, che pensa di aver trovato la mamma e si aspetta tutto da lei. Il caso umano è tenuto alla larga dalle ragazze ma è presente ovunque. Le donne si chiedono come fare a liberarsene, sono in molte ad averne fatta esperienza e, nonostante le precauzioni, sono sempre lì, in Pole position. C'è poi il corrispettivo modello al femminile, state tranquilli. Ed è la ragazza che crede che il poveretto stia lì per accompagnarla a mo’ di Ambrogio, che quando parla, lui ubbidisce, che se chiede, lui esaudisce, che se invoca, lui le fa un regalo per zittirla, che quando deve intervenire, ammutolisce, se c’è da prendere una posizione, attende. La ragazza caso umano, è quella che vive in una bolla, tutta presa dal trucco, capelli, abiti, cibo sano, palestra, massaggi, unghie. Unici momenti liberi che le restano, sono quelli in cui la porta a spasso. E poi non le piace quasi niente, critica tutti, si sente influencer  e si azzarda pure a credere che un’altra stia morendo dalla voglia di stare al suo posto…che poi sarebbe quello di un soprammobile! Questi sono i casi che donne e uomini rifuggono. Che cosa deve fare il "caso umano" per migliorare, sempre che abbia capito di appartenere alla categoria?

Deve impegnarsi in prima persona, partecipare, manifestare il suo pensiero, agire al momento richiesto, prendere decisioni, non temporeggiare, non fare la vittima, non essere scroccone, imparare a non evitare le cose per svincolarsi dai problemi, superare la pigrizia, non farsi scivolare le situazioni addosso, rispettare gli altri, condividere, confrontarsi. E’ tempo che "il caso umano" si dia una mossa se non vuole restare solo. L’amore non vuole badanti o maggiordomi, ma persone vive e attive.

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