Il film C’è ancora domani di Paola Cortellesi, ambientato nel dopoguerra, non aggiunge niente di più allo stato attuale delle cose per quanto riguarda la condizione delle donne nella società.
La protagonista, Delia, è una
donna moderna, che manda avanti la famiglia, la casa, i figli, lavorando più
del marito, senza mai perdere la speranza che qualcosa cambi. E la speranza la
intravede proprio in quel 2 giugno 1946 quando le donne, per la prima volta
nella storia, ebbero la possibilità di esprimersi con il voto. Alla situazione
descritta nel film, si aggiunge oggi l’ipocrisia. Ci sono uomini,
apparentemente gentili, (ma non onesti) nei confronti delle donne, che nascondono
gli artigli della manipolazione, da ricondurre a un mondo che li vede
protagonisti. Ci sono ancora consuetudini che riportano al medioevo come quando
una donna si sente dire: “Ma lei è la moglie di… la sorella di… la figlia di…” Per
dire che da sola non vali niente e hai bisogno di un supporto, di un nome, di
una famiglia, senza la quale non conti. L’emancipazione
non è solo quando la donna fuma o guadagna, ma se può esprimere ciò che pensa liberamente,
quando è ascoltata, capita, non giudicata, quando un suo errore è visto con
umanità e non una violenza fatta al mondo intero. Nella maggior parte dei casi
l’uomo è il direttore d’orchestra silenzioso che la costringe, con coercizione,
a fare ciò che vuole. Delia, sopporta una serie di soprusi da cui ogni giorno
deve difendersi. La figlia le chiede il motivo per cui non si ribella a quella
vita e lei risponde: “E dove vado?” che non è la paura di non avere un luogo dove
andare o come mantenersi economicamente, ma quella di lasciare una vita
costruita insieme a un’altra persona, perdere la propria casa, ruolo, affetti, quel
mondo che le gira intorno, all’interno di una famiglia per la quale ha speso tutte
le sue forze, rinunciando a tante altre cose.
Pur subendo violenza, in lei c’è
una forza rigeneratrice, materna, fatta di generosità e speranza. Delia è la
donna di ieri e di oggi. E’ cambiato poco rispetto al passato e il periodo
storico è solo un pretesto, all’interno del film, per ancorare il discorso da
qualche parte, facendo emergere che se quella era la condizione della donna
prima del voto, oggi non è cambiata nonostante il diritto al voto. Una sottigliezza che ci dice che i
diritti acquisiti non ci difendono dalla violenza o a dall’usurpazione, dalla
sopraffazione, dalla prevaricazione, dalla prepotenza, dall’indifferenza dell’uomo.
Concetti astratti fatti di sfumature che facilmente si possono eludere in sede
legale, quando i paroloni poc’anzi menzionati, possono assumere tutt’altra
considerazione, se non l’opposto di quello che significano. Delia vive col suocero in casa che le dice di
avere la lingua troppo lunga, con un marito che non conosce altro che la
violenza e legge la realtà come qualcosa da domare e non da comprendere. Oggi
c’è ancora l’uomo che crede che la donna abbia un’intelligenza minore, fatta
per essere solo bella e servizievole, senza sogni, interessi, passioni, con
l’unica vocazione di arruolarsi in casa dietro ai fornelli, in giro a ordinare
e preparare nell’attesa dei pranzi e cene, con potere decisionale minimo, inceppata
nella risoluzione di un problema.
Delia è una mamma attenta, una
donna che sopporta tutto pur di andare avanti e guardare al futuro. A volte c’è
bisogno di un atto rivoluzionario per cambiare le cose e lei s’inventa un modo
per dare alla figlia l’opportunità di scegliere il suo domani ed evitargli un marito
come il suo. Storicamente parlando tutte le donne hanno vissuto quello che
Delia mostra nel film, ciascuna si è vista in quelle azioni, anche quelle mancate,
in quelle situazioni, umiliazioni, circostanze. Delia è la condizione della donna
nonostante l’emancipazione, i diritti, la cultura, il potere, il denaro. Si
vive meglio con poco ma riconosciuto che con troppo e che toglie il dovuto. Delia
ogni giorno prende la sua dose di mazzate dal marito, per futili motivi, come
bruciare le patate, inciampare e rompere il piatto con i dolci o fare tardi per
il pranzo. Qualcuno dice che oggi l’uomo non picchia più. Ne siamo sicuri?
L’uomo non picchia la donna quotidianamente ma la uccide in modo continuato, non
solo ammazzandola ma ferendola costantemente, ed è questa la differenza.
Nel tempo la donna è
cresciuta, dimostrando di saper fare sempre di più. E proprio questa sua
espansione propositiva e resilienza spaventano l’uomo, rimasto a guardare, tutt’al
più suo ammiratore, che davanti ai suoi successi si sente sopraffatto e
fragile, fino ad avversarla.
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