“Eri stanca, però per andare
al mare stai bene” è quello che mi hanno detto i miei in una video chiamata di
famiglia, mentre ero in barca con mio padre. Quanto basta per agitarmi e farmi
riflettere.
Non sono mai stata
un tipo malaticcio e, anche quando sono sofferente, non mi sottraggo ai miei
doveri. L'affermazione mi ha colto di sorpresa per essere stata esposta appena
siamo apparsi tutti insieme sullo schermo.
A casa mia siamo tutti adulti e ognuno si gestisce in base ai propri interessi e voglia di fare le cose. A qualcuno non piace il mare, qualche altro ci va quando può, altri soffrono il mal di mare mentre io ho trovato la mia pace con mio padre: insieme ce ne andiamo in barca, però dovrei andarci solo quando mi accordano il permesso e non ci sono impellenze.
La famiglia dovrebbe accoglierci ma a volte al suo interno si nascondono i nostri detrattori. Di
solito temiamo le persone sconosciute e invece quelle accanto ci colpiscono meglio. Mancano di tatto e sensibilità, non riescono a trattenere niente e
pensano a voce alta.
Tornando alla
frase, il detrattore ha voluto rendere palese il suo pensiero, mettendomi
in cattiva luce davanti agli altri. A volte si comportano in questo modo per qualcosa che a loro non
torna e devono fartelo pur sapere. Scelgono il modo più plateale, come i bambini, invece di parlarti apertamente di ciò che andrebbe detto ma resta inespresso.
Il fatto è che questa tecnica non funziona: si sposta l'attenzione sull' altro, perdendo di vista il reale motivo dell'offesa. E si finisce in reazioni a catena che tutto diventano tranne la soluzione del problema.
L'offesa più gettonata, in questi casi, è di far leva sul senso di colpa per qualcosa che avresti dovuto adempiere ma non hai fatto.
La condizione
della donna, in verità, non è mai cambiata. Pur parlando di emancipazione, di
autonomia, indipendenza, la realtà dice altro.
I detrattori, all'interno della famiglia, sono veri e propri inquisitori, se si toglie loro un servizio, un privilegio, che tu stessa gli hai concesso, si ribellano.
Conoscono il tuo animo, le tue reazioni, la tua sensibilità, le ansie e quindi prevengono l'effetto che sortirà. Solo chi ti conosce bene può trattarti male.
La famiglia non è quella casetta con la ruota che gira sul fiume e il campo di grano intorno, è un ambiente spesso anche poco conosciuto. È lì che scoppiano tensioni, ripicche, reazioni, violenze, e tutto avviene in nome dell’amore che lega i suoi componenti. È come se qualcuno usasse la nostra fiducia per ingannarci. E si trincerano bene i detrattori familiari, poiché nessuno verrà mai a sindacare quello che ti è stato detto in una video chiamata, passata come una innocua frase di circostanza. Queste frasi, cosiddette innocenti, restano in chi le riceve con un effetto corroborante per chi le dice.
A volte l'amore non basta a evitare situazioni del genere, gioca un ruolo fondamentale il carattere, il pregiudizio, l’egoismo, i timori…
Siamo sicuri che
questo sia un buon confronto? I
familiari proprio attraverso il legame del cordone affettivo ci passano anche il
veleno. In nome dell’amore si offende, si colpisce duramente chi non la pensa
come noi, si manipola l’altro, si esercitano i poteri più subdoli.
Dicendo
che prima ero stanca ma per andare a mare sto bene, significa, per il mio
detrattore, che quando si è stanchi è vietato prendere in
considerazione un piacere, come quello di andare in barca con mio padre. E non può essere che mi rigeneri? Che mi faccia bene
a prescindere? Che la stanchezza sia mentale? Che mi voglia semplicemente fermare?
Per
concedermi un giorno al mare ho preordinato tutto per il giorno dopo, a
cominciare dal pranzo, mettendomi ai fornelli per un pomeriggio intero.
Quando
ieri sera sono tornata stracotta di sole, stanca e impossibilitata a muovermi
per essermi bruciata, con il mal di testa e brividi addosso, ho
pensato: "Ecco la benedizione che mi è stata data stamattina”.
L'altro, a volte, matura un'avversione
nei nostri confronti per un qualcosa di cui non siamo nemmeno a conoscenza. E per il fatto di aver eluso un suo bisogno, alla
prima occasione, agisce in mala fede e manifesta quello che non riesce più a
trattenere.
Quante
volte abbiamo adottato questa strategia? E molte relazioni viaggiano su questi
binari. Le ripicche non servono né a sminuire né a spiegare i fatti,
semplicemente li accantonano, facendoli diventare pietre.
Fare qualcosa di diverso dal solito, prendere una decisione nuova, non assistere gli altri, anche se momentaneamente, destabilizza e non dà la forza di approfondire, di capire, di mettersi nei panni degli altri, di andare incontro alle esigenze altrui.
A volte non basta ignorare, bisogna pur valutare le azioni e capire i comportamenti delle persone. Quelli dei familiari si rifanno alla comodità e all’abitudine. A volte più che esigere, sarebbe il caso di dare, per bilanciare.
Nessun commento:
Posta un commento