Per l'esame di Letteratura moderna e contemporanea, acquistai, in una vecchia libreria, una antica edizione in due tomi del romanzo Le confessioni di un italiano di Ippolito Nievo.
Per l'esame, oltre alla parte istituzionale, portavo la lettura, l'analisi e la critica di quattro romanzi: Il fu Mattia Pascal, Quaderni di Serafino Gubbio Operatore, I Vecchi e i Giovani e Le Confessioni d'un italiano. Ebbi poi il coraggio di portare i due tomi, tra l'altro con una copertina fatiscente.
Il professore, appena vide il cimelio alla mia destra, "s'illuminò d'immenso".
"I miei complimenti per aver scelto questa vecchia edizione integrale, dove l'ha trovata?"
Così cominciammo l'esame. Sembravamo compagni di corso a chiacchierare su uno dei primi romanzi della narrativa italiana moderna. Romanzo storico, autobiografico e di formazione, pubblicato postumo, a cura di Emilia Fuà Fusinato, nel 1867.
Un'autobiografia immaginaria in 23 capitoli, in prima persona, dove la vita del protagonista si intreccia con le vicende politiche, con una struttura divisa in due parti: la prima costituita da dieci capitoli, tratta l'infanzia e l'adolescenza del protagonista in Friuli fino al Trattato di Campoformio nel 1797; la seconda, dei restanti capitoli, narra le vicende dei protagonisti.
Originariamente nacque come "Confessioni di un ottuagenario", il racconto autobiografico di Carlo Altoviti, ambientato nell'Italia del nord-est, che ripercorre la vita del protagonista unita agli eventi storici dell’Italia preunitaria, dagli ultimi anni della Repubblica di Venezia fino al 1848, passando per la Rivoluzione francese, Napoleone e il Risorgimento.
Carlo viene allevato, dopo la morte della madre e senza alcuna notizia del padre, nel castello di Fratta, nel Friuli. Qui, s'innamora della cugina Pisana sin da bambino, anche se il rapporto è da subito difficile e conflittuale, diventando però il grande amore della sua vita.
Carlo cresce
tra ideali illuministi e sogni patriottici, mentre esce da quel mondo feudale inerte e fuori dal tempo. Partecipa ai moti rivoluzionari e agli eventi del Risorgimento, combattendo per l’unità e la libertà d’Italia.
Parallelamente, la sua storia d’amore con la Pisana è segnata da passione e dolori, separazioni e ritorni. Lei è una figura femminile controversa: orgogliosa, incoerente, talvolta opportunista, ma anche capace di sentimenti profondi.
"Io non ho mai amato che te; ma non potevo essere tua." Dirà a Carlo da adulta, mostrando tutta la sua incoerenza. Un amore ostacolato da scelte sbagliate e dall'ambizione.
Quando il rapporto le sfugge di mano: "Son donna anch'io... e donna che ha sognato".
E davanti alla povertà che lei accetta con l'orgoglio di un'aristocratica afferma: "L'anima mia si rivoltava al pensiero di dover discendere tanto".
In seguito mostra una certa maturità quando, non assolvendosi dai suoi peccati, giustifica la sua vita come risultato di eventi e circostanze di cui non aveva colpa: "Forse sono stata colpevole... ma senza volerlo".
E a conclusione della sua redenzione ammette il dolore che ha causato a Carlo affermando:
"Ora capisco quanto ti ho fatto soffrire... e quanto ho perduto".
La Pisana, è una delle donne più complesse della letteratura italiana dell’Ottocento. È seducente, affascinante, intelligente, bella, amata, ambita, ma anche incoerente e instabile, egoista, volubile, manipolatrice. Per Carlo rappresenta il desiderio e al contempo il disinganno. Vive immersa nell'egoismo del mondo aristocratico. Non si adatta ai ruoli tradizionali della donna ottocentesca. Vive l’amore con passione, ma anche con calcolo: spesso usa Carlo per i suoi scopi, altre volte pare lo ami sinceramente.
Alcuni critici vedono nella Pisana una metafora dell’Italia stessa.
Offre uno sguardo critico e lucido sul Risorgimento in modo realistico più che celebrativo.
Ippolito Nievo costruisce, attraverso la figura
della Pisana, uno dei ritratti femminili più affascinanti e ambigui della nostra letteratura. La sua personalità sfugge a ogni definizione
rigida: non è né eroina romantica né solo oggetto d’amore, ma una
donna viva, contraddittoria, inquieta e profondamente moderna, anticipando personaggi come Emma Bovary e Anna Karenina.
Rappresenta una vera e propria rottura con gli stereotipi femminili
dell’epoca. A differenza delle donne del suo tempo, essa agisce,
sceglie, tradisce, ama con passione. È capace di
generosità, ma anche di calcolo. Non è mai ferma: la sua inquietudine la spinge
a cercare un senso che spesso le sfugge, in amore come in politica, rendendola affascinante e umana.
Per l'autore è il simbolo allegorico dell’Italia stessa. Come la Pisana è idealizzata e desiderata, ma al tempo stesso ambigua e incoerente, anche l’Italia del Risorgimento appare come una patria sognata e amata, ma poi non mantiene le promesse. Anche la relazione tra Carlo e la Pisana, con i suoi slanci e rotture, porta in sé la metafora del rapporto tra il patriota e la nazione nascente.
Verso la fine del romanzo, ormai spogliata del suo fascino e consumata dalla malattia e dalle disillusioni, trova una sua verità nell’amore sincero per Carlo.
La Pisana è un personaggio centrale per comprendere la complessità del romanzo di Nievo. Con la sua umanità e la sua incoerenza, si afferma come nuova identità femminile del XIX secolo, rispecchiando le contraddizioni della nazione italiana nel suo momento nascente.
Dal punto di
vista narrativo, la Pisana è il motore emotivo della vicenda: è
la figura attorno alla quale ruotano le scelte, i tormenti e le illusioni di Carlo. La loro relazione altalenante, tra attrazione, abbandoni,
ricongiungimenti e delusioni, accompagna l’intero sviluppo della trama, dalla
giovinezza all’età matura, diventando lo specchio delle trasformazioni interiori del protagonista.
Attraverso questo personaggio femminile, Nievo compie un’operazione coraggiosa: umanizza l’ideale, mostrando che il vero valore non sta nella grandezza apparente, ma nella verità dell’esperienza vissuta. È per questo che la Pisana, nel suo momento finale acquista un’autenticità che nessun altro personaggio del romanzo riesce a raggiungere.
In conclusione, la Pisana non è solo una protagonista femminile: è il cuore pulsante del romanzo, rappresentando la complessità dell’animo umano e della Storia, rendendo Le confessioni di un italiano un’opera ancora oggi attuale e profondamente umana.
Nessun commento:
Posta un commento