La nostra è un'epoca di apparenza: i social, la pubblicità, la cultura dell'immagine spesso mettono in risalto lusso, ricchezza, bellezza e successo. Una facciata a copertura di un vuoto per distogliere l’attenzione da questioni più urgenti e concrete.
Tutto va bene per non guardare in faccia la realtà. E siamo obbligati a partecipare al gioco, dimenticando che la vita reale è fatta anche di altro.
La vera rivoluzione è la sobrietà, la semplicità e l'autenticità puntando su cose essenziali e vere.
I tempi sono strani, la realtà è diventata surreale, contraddittoria, caotica. I fatti hanno spiegazioni inverosimili, le verità spesso occultate, eventi inspiegabili o privi di senso. Tutto ciò che gira intorno a noi è visto come l'unica realtà possibile e per cui lottare. È come se vivessimo su un'isola tutta nostra in mezzo all'oceano.
E il benessere ha preso il posto dei sogni.
Tutto si gioca sul sensazionale per irretire il consumatore, evitandogli pure di pensare. Fanno colpo le notizie dell'orologio da duecento mila euro, come se fosse un acquisto per tutti, la catastrofe ambientale con spaventose previsioni meteorologiche, come se in estate interessasse solo l'aggiornamento meteo per andare in vacanza. La vacanza, un'altra abitudine che ormai stride con i ritmi e tempi, con l'idea stessa di riposo, ma che per inerzia si trascina come se fosse un dovere. Quello che viene mostrato attraverso i social e i mezzi di comunicazione sono solo argomenti per attirare l'utente, ora spaventandolo ora ingannandolo. Lungi da loro argomenti con qualche riflessione o pensiero più profondo. Al punto in cui siamo arrivati non serve impensierire il consumatore. Sui giornali si passa dall'attore alla cantante, dallo scoop allo scandalo, in un mondo di immagini. Sono pochi quelli che hanno le idee chiare, molti si accontentano di riempire il cervello con quello che trovano, o meglio con quello che gli rifilano.
Nessuno abbasserà la maschera per guardare con i propri occhi la realtà, tutti vedono ciò che vogliono altri. La vita è ben altra cosa che essere consumatori e molto spesso non c'è corrispondenza tra ciò che proviamo e quello che troviamo intorno a noi.
La fatica di oggi è credere, fidarsi, essere ascoltati.
Ritocchiamo le immagini ma non abbiamo idea di cosa significhi fidarsi del prossimo e forse lavoriamo sull'immagine che possiamo plasmare, dalla foto al nostro corpo, credendo di migliorarci, compresa l'anima. L'anima necessita di chiarezza, di luce, di consapevolezza.
Viviamo una realtà che confonde anche il nostro sentire e ci resta solo l'immagine di cui abusiamo pur di non vedere altro. Esibire un corpo, un bene è più importante di esprimere un pensiero, un'idea, o mantenere un valore. Tra poco non servirà più nemmeno il nostro pensiero, l'intelligenza artificiale lavorerà per noi, usando tutte le notizie immagazzinate nel corso degli anni. Siamo arrivati al capolinea della nostra intelligenza. Sembra più inverosimile usare il nostro cervello oggi che servirci di quello artificiale. Abbiamo paura di restare soli col nostro pensiero e la nostra solitudine.
La moda, il benessere, il look, l'outfit, l'auto non sempre sono le cose che ricerchiamo ma quelle che vogliono debbano interessarci: siamo, tutto sommato, dei consumatori, tutto ha un prezzo, ma non dimentichiamo che non tutto si può comprare.
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