Detto così pensiamo a qualcosa
di inconsistente, insignificante. Lo diciamo a chi è distratto: “Cosa guardi,
le nuvole?” Stanno lì per aria nelle loro forme varie, nella loro consistenza
pesante o leggera e non sai se stiamo parlando di sogni o geografia, due parole
che non sono poi agli antipodi. Parliamo della geografia dei sogni o dei sogni
che fa la geografia? Un luogo geografico ideale per i sogni con le sue nuvole è
Vico. Anche questo, detto così, può sembrare campanilismo, tanto chi è di Vico ne parla bene.
Ma avete
osservato le nuvole degli altri paesi? O sono troppo grandi o indecifrabili e
poi sconosciute che non possono piacerci e con le quali non riusciremmo nemmeno
a sognare. Le nuvole vicane e dintorni
sono un’altra cosa! Sono a misura di territorio, si adattano ai tetti, al mare,
alle altezze. L’altro giorno sulla Statale, tornando da Sorrento, mi è comparso davanti il campanile di San
Francesco che emergeva dal groppo verde della collina su cui spiccavano tre
nuvole fatte ad opera d’arte, e non
avrei avuto i colori giusti per poterle dipingere. Avevano assunto una tale
bellezza col rosa intenso dell’intonaco del campanile e il blu del mare, che i
colori riflettendosi al cielo le
coloravano. Quelle tre nuvole avevano un lato grigio perla dai bordi blu, il centro bianco panna e l’altro
versante grigio intenso. Se San Pietro si fosse affacciato lo avrebbe preso per
il suo Paradiso. Ce n’erano poi altre,
con colori più chiari o più scuri da farsi ammirare allo stesso modo delle
altre, e c’era l’imbarazzo della scelta a quale versante dedicarsi. Un osservatorio
unico è Moiano o ancora più su, Santa
Maria del Castello. Man mano che si sale gli spettacoli aumentano! Lì le nuvole
viaggiano sulla testa a velocità sostenuta, non hai tempo di ammirarle che si
scompongono e si ricreano come vuole la tua fantasia. Quale scienza può fare
questo se non la creatività di cui siamo forniti? Grazie al mare e alla pioggia
o qualche riflesso di arcobaleno o raggio di sole impertinente, da queste parti
ci sono le nuvole migliori che si possano avere. Vuoi mettere l’intensità di un
cappello che si appoggia al Faito e manda giù pioggia in un raggio di pochi metri come un fungo che si
libera delle spore, e cambia colore man mano che l’acqua scende e diventa
leggera? Quale spettacolo può eguagliare quello di ammirare dalla costa il
golfo mentre in testa passeggiano nuvole portate a spasso dal vento o
illuminate da lampi che squarciano l’anima e che si lega a loro per qualche
desiderio? A me piacciono quelle quando il cielo è ceruleo e le protagoniste
pezzi di ovatta bianca, dalle sfumature di rosa e paglino, dalle forme
bislacche che arrancano e vogliono tenersi a quel pezzo di cielo mentre il
vento le incita a lasciare il cammino. Sono messe come un trofeo per l’aria e
le osservi come se ti stessero portando lontano, ma non troppo, perché non
lasceresti questo luogo nemmeno se le nuvole fossero nero pece o più intense di
quelle sull’oceano. Eppure sulla tela sono difficili da trattare, vogliono pennellate
precise, per niente appesantite, altrimenti vengono su goffe e posticce
rendendo l’aria pesante. Sono le damigelle dei monti, dove si sistemano sugli
alberi o sulle case, sui rivi e i cortili, i campanili nei vari casali, nei
boschi e sulle torri. Fanno compagnia alle cime, colorano i tramonti,
accompagnano l’alba, stazionano a mare e toccano la costa come signore a
passeggio nel parco. Sanno nascondersi quando sono assonnate nelle giornate
più uggiose, fanno capannelli sulle
varie frazioni e si lanciano al galoppo se l’aria lo permette. Le nuvole di
questo posto sono creative, sono turiste nate, frenetiche e birichine. Ma sono
ancora più belle se ti metti su un prato, appena le piogge lasciano posto al
vento e al sole che le combinano e le colorano e ne osservi i movimenti. Quanti
cavalli al pascolo, cammelli o elefanti passano sulla nostra testa e tu li
vedi, come in un film, nella savana ricca di animali o qualche tigre che vuol
cadere giù. Ho visto talvolta il lupo di Cappuccetto, ma anche lupi più spaventosi
come quelli che sganciano bombe facendo crollare
palazzi e asili, scuole dove tanti bambini devono cercare riparo e muoiono per
non averlo trovato. Questo di sicuro non è colpa delle nuvole, ma esse hanno
privilegio di farci viaggiare e portarci da loro a toccare con mano lo scempio mentre
qui comincia, anche se a stento, la primavera in paradiso. E si possono vedere
anche scritte e locandine dove si dice di aver cura di questo paradiso e che non
è vero che la guerra si fa per la pace, la guerra è guerra e dovremmo
cominciare a evitarla anche solo tra le persone, tra i vicini, tra i parenti,
tra fazioni, tra partiti. La guerra è diabolica e dobbiamo imparare a fare la
pace. Come si farà mai? Facciamoci ispirare dalle nuvole che hanno segni e
parole per noi se solo vogliamo leggerci dentro e tutto quello che di buono
possono darci non è altro che quello che alberga di buono dentro di noi. Sono
solo il nostro specchio e magari possiamo leggerci perfino la “pace” in un arcobaleno e se questo non è il
più bel sogno che si possa fare, ditemi voi cosa ci potranno dare di più le
nostre nuvole? La geografia dei sogni è tutta vicana, sogni col potere di
diventare realtà. Le nuvole, vere protagoniste di questo paesaggio, che hanno
tanto da insegnarci scrivendo nei cieli i nostri desideri.
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