In una sera d’estate seduta a cercare un film in tv, noto tra
le serie a disposizione quella di Poldark.
Ammetto di avere un debole per il personaggio sin dalla prima volta che l’ho visto nello sceneggiato
del 1975, proposto dalla televisione
inglese con Robin Ellis. Ricordo che aveva il sapore degli sceneggiati di Anton
Giulio Majano: La cittadella, E le stelle stanno a guardare, entrambi di A.J.Cronin, a cominciare dalla colonna sonora che preannunciava burrasche. Ho letto la serie dei 4 libri di cui è composto dopo la visione del primo sceneggiato, ma ho amato subito il
personaggio e l’attore inglese incarnava il perfetto capitano di marina, con la
sua Demelza, un’attrice che ricordo di grande bravura. Sulla scia di questo
sceneggiato, durante il mio viaggio in Inghilterra, ho visitato le miniere di
Poldark rivivendo la stessa atmosfera che si ha guardando il film. E
che dire quando ho visitato la Cornovaglia dove è ambientata la storia. Un
luogo di gran lunga più maestoso di quello che si vede in tv. Comprendo l’autore
della saga dei Poldark, Winston Graham, che visse per quarant’anni in
Cornovaglia. Quando abiti un luogo del genere, sei ispirato ovunque ti giri!
Amo la letteratura inglese, per quanto ci
sia il pregiudizio, anche degli stessi Inglesi, nell’affermare che la nostra
sia la vera letteratura. Ci invidiano il Rinascimento e la fantasia, ma io
trovo la letteratura di ogni paese importante. La nuova serie di Poldark con Aidan Turner ed Eleonor
Tomlinson è degna di rilievo. Lo dicono gli ascolti della Bbc One, e quelli italiani
ancora alla seconda stagione, mentre in Gran Bretagna si sta per girare la
quinta. E’ un romanzo sulla saga dei Poldark, antica famiglia nobiliare inglese
che lotta da sempre con gli avidi Warlaggan. Sin dal primo episodio l’ho
trovato avvincente, moderno, reale, molto più del primo Poldark. Sicuramente la
tecnologia premia, ogni aspetto è ben curato, a cominciare dalla colonna sonora, le scene, i costumi, le interpretazioni. I paesaggi della Cornovaglia
rappresentano un’attrazione ulteriore, per non dire degli attori, tutti giovani
e bravi. Sono sceneggiati che riescono a tenere incollati allo schermo milioni
di telespettatori come sta accadendo. L’autore vivendo in Cornovaglia ha fatto
di questa terra il luogo di una saga volendo essere scrittore ad ogni costo.
Dialoghi mai banali, molto freschi, a volte spiazzanti, efficaci, con aplomb e
umorismo, forse il vero motivo
del successo. Ross Poldark è un capitano di marina che, per sfuggire alla giustizia, parte per la guerra.
Ritorna sfregiato in patria e scopre di aver perso tutto: il padre è morto, le
miniere esaurite e la sua promessa fidanzata sta per sposarsi. Spinto da una
forza d’animo non indifferente, per non perdere il patrimonio che il padre gli aveva
lasciato, si rimbocca le maniche e cerca di risalire. E’ un uomo di grande
generosità, senso del dovere, sempre in
lotta contro il potere per i soprusi che infligge ai più deboli. La verità è che
il suo animo battagliero, testardo e coraggioso gli dà le marce per rischiare
in ogni situazione, senza mai mollare. E quella velocità d’azione e di pensiero, che
sembrano essere sue debolezze, si rivelano mosse risolutive più di quanto egli
stesso immagini. Ho seguito Poldark fino alla quarta stagione ancora non
trasmessa qui in Italia, ovviamente l’ho vista in inglese, un modo per
riscoprire anche la lingua e non mi sono annoiata per niente. Interessante i
riscontri storici, l’epoca di fine XVIII secolo caratterizzata da tre
Rivoluzioni: Industriale, Americana e Francese, così come un mondo ancora in
formazione. Paesaggi straordinari, storie di umanità e di fatti sempre attuali
dove campeggia l’amore con le sue battaglie, le sue vittorie e le sconfitte. Una
storia fatta di vita e passioni, caratteri, di forti sentimenti che volgono anche al
peggio, talvolta portati all’estremo come la vendetta, l’invidia, la
cattiveria, l’ingordigia. Eravamo rimasti a David
Copperfield di Dickens, Orgoglio e pregiudizio e Ragione e sentimento di Austen, o La fiera della Vanità di Thackeray. La
letteratura di fine XVIII secolo porta con sé il concetto che la morte dà agli
uomini la forza di sopportare le avversità della vita. L’urbanizzazione dà al
ceto abbiente modi superbi nel trattare con quelli che vivono in campagna,
vanificando il loro umile lavoro. La frase di Thomas Hardy “Via dalla lotta ignobile
della pazza folla” che dà anche il titolo auno dei suoi romanzo, inneggia al bisogno
di solitudine per ritrovare se stessi in un periodo in cui la vita si
concentrava nelle città, col fenomeno dell’urbanizzazione, accrescendo il
divario tra i ceti sociali. Concetto che in Italia aveva scosso il Parini a
formulare le stesse considerazioni. In questo scenario sociale Poldark diventa
paladino dei più deboli e la sua generosità così come la filantropia superano
ogni normale considerazione.
Winston Graham nacque a Manchester nel 1908 e fu un prolifico
scrittore che oltre alla saga di Poldark scrisse molti altri romanzi. Tra gli
altri Marnie, ripreso da Alfred
Hichock nel 1963 e interpretato da Tippi Hedren, madre dell’attrice Melanie
Griffith, e Sean Connery. La sua produzione letteraria gli ha fruttato una
fortuna tanto che, per evitare il fisco inglese, andò a vivere a Cap Ferrat in
Francia, per poi ritornare, nello stesso anno, alla sua amata Cornovaglia
ammettendo che avrebbe sopportato il fisco pur di non annoiarsi.
Poldark è atteso anche
in Italia, a grande richiesta. Gli stessi libri della saga non hanno avuto mai
così successo come ora sull’onda delle serie televisiva che ha fatto scoprire i
vari romanzi e il periodo storico. E gli Inglesi sono così attenti a quello che
leggono e che seguono in tv che nel 1996 il film su Poldark, dal titolo Strangers from the sea, provocò malcontento
per i personaggi poco credibili che si
allontanavano molto da quelli precedenti dello sceneggiato televisivo del 1975.
E se una serie di successo serve a riconsiderare una certa narrativa sepolta,
che ben venga. Cinema e letteratura sono due aspetti in correlazione che
amplificano trame e storie e ne facilitano la divulgazione. Solo che non sempre
il connubio riesce così felice come in questo caso. E si possono riscontrare
casi divergenti come quando a un grande
romanzo seguono deludenti risultati televisivi o di cinema o a una letteratura di nicchia ci si può
trovare davanti a un risultato inaspettatamente di successo. Ma a volte si
riscoprono trame solo per credere vadano bene con i tempi, o si possano
riproporre per averle lasciate sedimentare abbastanza. Poldark è un concentrato
di tutto questo. Un successo non sempre lo si può comprendere, è sempre frutto
di tante motivazioni e a volte anche poco spiegabili. Un po’ come l’amore, non
segue alcuna logica.
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