Quando ero bambina il giorno prima dell’inizio dell’anno
scolastico, smaniavo con i quaderni. Li preparavo in cartella, mettevo prima le
etichette con i nomi, poi controllavo i pastelli, l’astuccio, il temperamatite,
la gomma. Mi piaceva sentire il profumo della carta, e della cartella, anche se
era dell’anno prima, ma senza un graffio, sempre sui toni scuri. In ultimo le
penne, il diario e poi, una volta sistemata, la riponevo sulla sedia della mia
camera. Poi cominciavano le raccomandazioni di mia madre su quello che non
dovevo fare a scuola e come comportarmi. Si andava a letto presto, ma tenevo
gli occhi sbarrati fino a tardi al pensiero di incontrare i miei compagni e
l’insegnante. Il giorno prima era una confusione mentale e intorno a me,
pressappoco come oggi, che sono passata dall’altro lato della barricata e nulla
è cambiato. L’ansia che provano i ragazzi è la stessa degli insegnanti. Adesso
ogni anno è un insieme di emozioni: di anno che avanza e del tempo che passa,
di alunni nuovi sempre diversi dai precedenti, del lavoro scolastico differente
da quello di una volta, di anni e anni di lavoro svolto, anche se sembra ieri
la prima volta in cui entrai in una classe. Andare a letto, di questa sera,
prima del solito, non è una buona idea, si rischia di non dormire. Il pensiero
corre agli alunni, a come li troverai, cosa sarà cambiato, come si presenterà
il nuovo anno, il programma, la paura di dover essere sempre al top per nove
mesi, proprio come una gestazione (come del resto tutti gli anni). E poi ti
accorgi che è già passato quello vecchio e non ce ne siamo accorti: non abbiamo
fatto in tempo a consegnare i registri a giugno che è già arrivato settembre.
Sempre tenendo gli occhi sgranati nel vuoto della stanza immagini quando i
ragazzi arrivano, alle ansie delle mamme, ai ritardatari anche il primo giorno,
il traffico per la città e tu che devi anticiparti per evitarlo. Quando poi hai
esaurito tutti gli aspetti, passando in rassegna ogni possibile evento, chiedi
venia e vorresti finalmente chiudere gli occhi e arrivare già a domani senza
più alcun pensiero che viene a inquietarti. Stai per trovare la posizione
giusta e ti viene in mente ancora qualche fatto: l’alunno trasferito, i nuovi iscritti,
quelli vivaci che speri siano maturati, il programma, l’accoglienza. Adesso
puoi stare certa di prendere sonno ma ti accorgi che hai pensato per mezza
nottata e sono circa le 5 del mattino e ti tiri addosso il lenzuolo affondando
nel cuscino esausta. Ma da lì a qualche ora si scatena il putiferio: la sveglia
suona, non trovi il lenzuolo e hai un freddo da Siberia, colpa del sonno
perduto. Qualcuno in casa si è già alzato e accende tutte le luci come fosse Natale,
e pensi sia meglio andare a fare il caffè. Cominci a sentire il traffico in
strada, l’ansia sale, meno male che hai preparato già tutto. E proprio mentre
ci metti tutta te stessa per alzarti, ti giunge da lontano il ricordo di quando
da bambina, tutta bella linda col grembiulino bianco, ti sei sporcata di latte
e sei andata a scuola con l’alone a quel punto, sperando, però, che nessuno se
ne accorgesse. Hai ancora qualche minuto e lo vuoi spendere tutto per dormire
ma incalza un altro ricordo quello del prof che al Liceo esigeva tutti i libri
già dal primo giorno e tu passavi i pomeriggi successivi in libreria dove, dopo
estenuante attesa, ti veniva riferito puntualmente che sarebbero arrivati dopo
una settimana. L’ansia incombe ma se ti sbrighi a lavarti e a vestirti ce la
puoi fare a trovarti in aula in tempo e così finisce l’attesa spasmodica. Per
superare i momenti difficili non c’è niente di meglio che affrontarli. La notte
prima è come se volessimo vedere l’anno steso ai nostri piedi a raccontarci come
si presenterà. Un nuovo anno manda in apnea e non c’è verso di viverlo
diversamente. Per quanto vuoi fare la disinvolta, la navigata, con tutta
l’esperienza accumulata, diventi una alle prime armi, sempre preoccupata per quel
che sarà. Ad ogni nuovo anno va rotto il ghiaccio, a volte si tratta di un
iceberg altre volte di un cubetto. La
scuola coinvolge tutti, genitori, figli, insegnanti, dove siamo tutti protagonisti.
Ma per niente al mondo eludere le emozioni del primo giorno di scuola, compresa
la notte. Una notte agitata è segno che siamo preoccupati e una sana
preoccupazione mette in moto la nostra macchina organizzativa fisica e mentale.
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