Il ladro agisce quando meno te
lo aspetti! Vogliamo illuderci che sia
uno di passaggio, che venga da “fuori”. Lo vogliamo sconosciuto, non accettiamo
che sia uno dei nostri, che magari incontriamo tutti i giorni: dal tabaccaio,
dal salumiere, per la città. Cosa ci dice la storia? I più grandi nemici erano
prima ancora amici e sono stati capaci di tutto in nome dell’amicizia: Salieri
e Mozart, Cesare e Marco Antonio... L’attività del ladro è di togliere agli
altri. Ci sono ladri e ladri: quelli che rubano cose e quelli che rubano altro.
Questi ultimi sono subdoli, gli altri sono la nostra croce. Dante ne parla nel
XXIV Canto dell’Inferno, in una bolgia dal frenetico movimento causato da una
“terribile stipa” di serpenti, con le
mani dietro la schiena legate anch’esse con rettili di “diversa mena”. Dante
oppone alla sveltezza, che quelle mani avevano un tempo, l’impossibilità ora di
agire. Strisciano come hanno vissuto a spese degli altri in vita. Poi si
annientano e risorgono dalla cenere, proprio come l’Araba Fenice. Oggi
sembrerebbe un’occupazione fuori moda ma il ladro non ha mai smesso di lavorare
e arriva con le mani dove mette gli occhi. Quello d’appartamento toglie la serenità e si
aggira come uno spettro a periodi. A volte trova la casa in condizioni
favorevoli: magari manca un’inferriata, o il buio favorisce l’impresa, o forse
l’occasione fa l’uomo ladro. Se poi ci si comporta come se nulla fosse accaduto,
chi andrà a pensare al vicino, al parente lontano, all’amico dell’amico, al
conoscente? E poi c’è la filosofia del ladro da non sottovalutare: chi detiene
una cosa che non usa, è ritenuto ladro alla stessa stregua di chi entra in casa e porta via i tuoi beni. Anche Robin
Hood rubava, ma per dare ai poveri, per distribuire equamente la ricchezza. Nel
Vangelo si legge che “Né si accenderà una
lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia luce a
tutti coloro che sono nella casa”.(Matteo, 5,15)
In Matteo la
luce ha il valore della testimonianza di fede, ma se volessimo prendere i
versetti alla lettera, potremmo dire che la casa va illuminata e non nascosta.
Se la chiudiamo al buio per timore che le luci consumino energia elettrica, se
non la custodiamo con il ferro, i moderni sistemi di allarme, se non la
rendiamo sicura prima noi, come prendersela con chi viene da fuori e in un
baleno la apre, la saccheggia e scappa? Il ladro d’appartamento può
agire per qualche nostra falla: abitiamo a piano terra e non ci sono gli
infissi di ferro o forse abbiamo una serratura fatiscente, un balcone
sgangherato, un passaggio incustodito e ci si illude: “Deve capitare proprio a
me?” E poi diciamo sempre di non avere niente, dando a quel niente un valore non
reale. E se quello che abbiamo è niente perché lamentarci se poi ce lo
sottraggono? In casa troverà sicuramente
l’oro, quei ninnoli cari di comunioni, battesimi e cresime, che a volte quasi
dimentichiamo di avere e ce ne ricordiamo quando vengono a sottrarceli. E poi,
che diamine, troverà qualche soldo: una pensione, un anticipo, una pigione, uno
stipendio appena preso, un gruzzolo che sta lì e non si tocca. Da qualche parte del soggiorno uscirà qualche
pezzo d’argento, una posata d’epoca, un quadro di qualche pittore conosciuto a
nostra insaputa. Mi sono sempre chiesta come mai siano nati tanti negozi di “Compro
oro”, per un cambio basta l’orefice. Una volta derubati, state tranquilli che
nessuno ci riporterà la refurtiva con tanto di scuse come se si fossero
sbagliati. E se vedessimo agire i ladri a casa nostra in un video, sarebbe impressionante
prendere atto di come facciano scempio della nostra intimità. E quando il ladro porta via i nostri beni, che
siano ricordi o risparmi, è come una violenza alla nostra vita. E poi vorrei
sapere come fa un ladro, che giunge da fuori, a operare in una zona sconosciuta!
La figura del palo è inquietante quanto quella del ladro. Più esattamente
parlerei di delatori, quelli che passano notizie, portano spie, inducono ad
agire dietro lauto compenso. Non bisogna risparmiare sul ferro da mettere alle
finestre e alle porte: è l’unica valida contromisura. Il vecchio detto “Chi ti
conosce, ti apre!” è sempre valido come l’altro che dice che “Dopo aver rubato,
si mettono le porte di ferro!” Il ferro va messo prima e in abbondanza. Meglio
più rimedi, uno dopo l’altro, come delle matrioske, a sorpresa per bloccarlo.
Il ladro, a meno che non sia un cleptomane, si industria, trova sempre un
ingegno per raggiungere lo scopo e quando ha un disegno, prima o poi, lo mette
in atto. Al ladro non bisogna dare la
possibilità di arrivare in casa nostra, è questa la migliore prevenzione e
l’unico modo di contrastarlo.
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