I giovani di oggi
appartengono alla generazione Z, detta anche iGen, o Gen Z. Sono detti i nativi
digitali, nati tra il 1997 e il 2012, per aver avuto un largo accesso al computer che
usano sin dai primi anni di scuola. Alla Scuola Primaria l’hanno in dotazione
dai genitori come estensione del corredo scolastico, una sorta di battesimo nel
passaggio dall’Infanzia al successivo grado di scuola. Vivono connessi per
tutto il giorno, compresa la notte, quando rispondono, giocano, chattano,
controllano i like, postano selfie, foto
e anche altro.
Sono molto realisti,
tecnici, pratici, più istruiti delle generazioni precedenti. Sono continuamente
online anche per visionare, apprendere, ricercare, comprare. Perdere di vista
lo smartphone li disorienta. Sono solitari, efficienti in un mondo difficile da
definire ai loro occhi. Vivono in famiglia con i genitori che spesso sono
separati o risposati o fidanzati, o forse non sono nemmeno sposati, forse figli
unici. Per loro la famiglia è importante e da essa ricevono sostegno morale.
Quando non è possibile, trovano nei fratelli e sorelle ciò che manca alla famiglia
e, se in disaccordo, negli amici. Dei genitori ricevono maggiore sostegno dalla
madre mentre il padre di solito sfugge. Sono leali, onesti, tolleranti. E’ la
generazione dei matrimoni legalizzati tra omosessuali, della crisi dei migranti,
della guerra dell’Isis. Non cercano il posto fisso ma un lavoro che abbia
attinenza con le loro passioni. Conoscono il valore dei soldi e sanno
risparmiare, acquistano soprattutto online per avere una vasta scelta, prezzi
migliori con la merce che arriva a domicilio. L’amore è un legame sentimentale e
sessuale che va bene fino a quando non si cambia idea, e in esso bisogna
trovare ciò che si cerca, all’occorrenza saper dire anche di no a chi non
soddisfa determinati standard richiesti. E’la generazione che rimanda, non si
sa a quando, come il matrimonio non più visto un passaggio all’età adulta o un
bisogno, ma qualcosa che accade, se accade, così ritardano ad andare via da
casa e organizzare una vita propria. Il futuro non sempre è chiaro, manca lo
scopo per darsi da fare. Anche il passato non ha grande leva su di loro. Vivono
il presente in maniera ossessiva, qui e ora è più importante di ogni altra cosa.
La scuola è il luogo dove apprendono competenze e non educazione. La generazione
precedente ha portato a termine un corso di studi completo, questa attuale si
ferma molto prima così non ama leggere o partecipare a eventi culturali. Le
letture preferite sono quelle del genere Fantasy, a seguire il giallo, i fumetti.
I romanzi come i saggi interessano poco. Tra le motivazioni i giovani adducono
una mancanza di tempo, che invece spendono per i selfie e per postare immagini.
Amano Zerocalcare, Agata Cristhie, J.Rowling, Stephen King. Il Piccolo principe è il libro più letto
da questa generazione, ma amano entrare in libreria e leggere il cartaceo al
posto degli audiovisivi. Hanno abolito giornali e TV, Facebook è una
piattaforma, secondo loro, per anziani: seguono ma non condividono mai
contenuti. Prevale Tik Tok, Instagram, Twitter per la rapidità di mettere in
rete foto e contenuti e ritenuti molto più affidabili. Hanno in considerazione la
scuola, la politica e soprattutto l’ecologia. Il clima è l’argomento più
trattato e preso in considerazione da questa generazione, forse angosciata da
una visione apocalittica del futuro. Per questo motivo s’impegnano per l’ambiente.
Sono razionali e senza alcuna educazione sentimentale. L’era tecnologica non
contempla l’irrazionale, in questo caso i sentimenti, di cui conoscono poco. E
la motivazione è la mancanza di cultura e lettura. I sentimenti non sono in
dotazione alla nascita ma vanno appresi e conosciuti attraverso la lettura e i
classici possono essere un percorso formativo adatto ma non è preso in
considerazione. Hanno un rapporto difficile col cibo e il proprio corpo e
abusano di alcool e sostanze stupefacenti: un modo per anestetizzare i problemi.
In un mondo di competenze non c’è posto per l’educazione intesa come altro
dalla tecnologia. Hegel affermava che vi è un cambiamento qualitativo per un
semplice incremento quantitativo. La tecnica di oggi impoverisce l’umano, non
solo culturalmente, ma anche da un punto di vista cerebrale, predisponendo a processi
d’invecchiamento precoce con un’accelerazione di demenza.
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