Cristiani di oggi

 



In occasione delle festività, ogni anno ci avviciniamo allo spirito religioso richiesto per quello che andiamo vivendo. Si avverte, però, tra la gente, un certo distacco, mancando la solidarietà e la fratellanza di una volta. Siamo tutti più guardinghi, solitari, distanti. La nostra religione è diventata un mero esercizio avulso dalla realtà. Abbiamo escluso Dio dalla nostra quotidianità, troppo presi dalla vita e da un futuro sempre più incerto e confuso. Si vive per se stessi, non vedendo altro. 
Vengono a mancare momenti importanti del nostro credo: la messa domenicale, le sante celebrazioni, i momenti di vita della parrocchia, di partecipazione, molto meno rispetto al passato. Ciò che resta è l’ora di religione a scuola, la bistrattata ora, che, nata come fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica, fornisce il primo approccio, dopo il catechismo, ai contenuti delle scritture. I ragazzi di oggi apprezzano solo ciò che è vicino ai loro bisogni e alle loro necessità e la religione non risponde alle loro esigenze. Gran parte dei giovani è atea, non crede, fa fatica a capire anche i principali riferimenti del cristianesimo. L’unica fonte d’informazione è il vangelo domenicale in chiesa, ma da quando l’affluenza è scarsa, manca la parola. La chiesa è frequentata soprattutto da persone anziane, mentre i giovani hanno altro cui pensare. Questi ultimi a malapena si ricordano delle feste date per la celebrazione dei sacramenti ricevuti. Ogni sacramento è propedeutico a quello successivo e nella fretta di riceverli per far fronte alle esigenze, a volte manca la consapevolezza necessaria. Anche il catechismo, la base di ogni buon fedele, è diventato un miraggio. Se i sacramenti si riconoscono a stento, figurarsi la confusione tra Vecchio e Nuovo testamento, la differenza tra nascita e resurrezione, vocazione. 
Nella confusione odierna dove tutto è globale, si è perso il particolare, il dettaglio, ciò che abbiamo accanto, chi siamo nella nostra comunità. Le feste, da religiose finiscono per diventare consumistiche, perdendo quella condivisione necessaria per la vita comunitaria. Dovremmo chiederci se siamo ancora cattolici. In chiesa ascoltiamo solo o partecipiamo, facciamo la comunione e siamo tranquilli superando la confessione, fondamentale ai fini della comunione, o basta una preghierina ed è tutto a posto? In chiesa ci vado perché ci credo o mi ci trovo per caso, invitato a matrimoni, battesimi e funerali? Il sacramento lo sento o lo reputo un festeggiamento? A volte, con questi interrogativi in testa, sembriamo degli usurpatori. 
La religione ci fornisce la verità e ci fa conoscere i nostri limiti. E gli stessi adulti, vivono con spirito diverso oggi rispetto alla loro gioventù, lontani dal posto che si occupava nella comunità di ieri, quasi non riconoscendolo più. Abbiamo lasciato dei vuoti nei quali sono cresciuti i giovani, che risentono forse dei nostri dubbi, delle nostre precarietà e responsabilità. Il mondo si regge sul consumismo, di cui non si può più fare a meno, così ci fanno credere, e la Chiesa è l’ultima istituzione di tipo conservatore che va smantellata. E ci stanno provando. Il mondo vuole liberalizzare ogni cosa e la Chiesa è l’unico potere a contrastare la pericolosità di quest’uscita di senno. Un aspetto inquietante, con l’uomo strumento nelle mani del potere. Questo contrasto si consuma anche all’interno della Chiesa, una debolezza che emerge a vari livelli e confonde i fedeli. La fede se c’è non viene meno anche quando il pastore lascia il gregge per un po’. Il senso religioso è insito in noi e, senza, l’uomo andrebbe allo sbaraglio per il suo libero arbitrio. Come fedeli non ci spieghiamo alcuni atteggiamenti controversi che vengono fuori e che prima non erano in discussione. E’ il risultato di quanto accade molto in alto. Tutto ciò che il progresso ci ha reso, l’abbiamo pagato con la fede. Nel De civitate Dei di Sant’Agostino alla città di Dio è contrapposta la civitas diaboli o terrena civitas, fondata quest’ultima sull’idolatria, senza giustizia e pertanto non è una vera società. Due amori hanno dato origine alle due città: a quella terrena l’amore di sé fino al disprezzo di Dio, alla città celeste l’amore di Dio fino al disprezzo di sé. La città di Dio coltiva la sapienza, quella terrena la scienza, cioè la curiositas. La religione serve per conoscere la verità cui oggi non diamo valore. Il mondo si muove su un ordine diverso e la Chiesa sembra un ostacolo. La fede va recuperata se non vogliamo perdere noi stessi, a cominciare dalle piccole cose e non lasciarci sopraffare dalla tecnologia che, mentre sembra stia a nostro servizio, ci ha reso schiavi del potere. La difficoltà non è il dialogo tra le religioni ma conoscere e professare la propria religione, prima di incontrare le altre.

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