Una volta, a un corso di aggiornamento, il docente psicologo dichiarò: “Si può amare anche per un solo motivo il partner, che so, per un bel naso, begli occhi. Non è detto che siano realmente belli. Un naso a patata può sembrarci di una bellezza unica.” E se la persona amata avesse avuto più cose di nostro gradimento, significava amarla di più? Quando però lo psicologo sbottò di essere divorziato e avere una figlia “stronza” che lo aveva lasciato preferendo la madre, ci fu un silenzio tombale.
Allora, ci si chiedeva
se la bellezza esteriore fosse una promessa di felicità. Oggi il corpo deve
essere perfetto, anche se mancano lo studio, le buone maniere, il modo di
interagire, basta una bella presenza e ci si assicura l’amore. Dell’altro si
conosce l’aspetto ma non i suoi punti deboli, il neo tra i capelli ma non i
suoi bisogni. Come se guardandolo ammirassimo una statua e non una persona. Basta
un corpo per l’amore? Sempre lo psicologo ci confidò che si era innamorato,
anni addietro, di una ragazza bellissima, ma tra loro un abisso a livello
mentale. Quanti amori sembrano veri e sono invece fatui fuochi. Nessuno conosce
il motivo per cui ci s’innamora, sicuramente per quella prima scintilla
iniziale che nasce in noi e non sappiano spiegare. E siamo poi fedeli a quel
primo momento che ci ha fatto vedere l’altro un dio ai nostri occhi.
L’amore ci vede senza difetti,
belli, buoni, bravi, unici. Poi ci si trova a fare i conti con la vita, con la quotidianità,
le sofferenze, le incomprensioni, che vanno a scalfire quella prima idea dell’altro
che nel tempo si mostra cambiato e quasi irriconoscibile. La coppia di oggi è “cool”,
si dice così, frequenta luoghi alla moda, vita mondana, ostenta qualsiasi cosa
faccia per dire: “Vedete? Provate a imitarci se ne siete capaci!” Che due
persone si amino, si vede negli occhi, non in una foto, alla fine del mondo, in
atteggiamento da liceali. Le stesse persone che si sposano in pompa magna,
spendendo un capitale, per ostentare foto, abiti, auto, pranzo, bomboniere e
viaggio, dopo qualche anno sono già dall’avvocato e pieni di debiti. Spogliati
di tutte queste cose, non ci si riconosce più. Provate a conoscere l’altro
partendo da voi stessi e vi troverete in un abisso. Dante, Shakespeare, Eco,
Tolstoj, Flaubert, Marquez hanno parlato d’amore e sappiamo da loro su quali
premesse fondarlo. Non bastano descrizioni, definizioni, ciascuno lo vive in
modo personale e diverso, ma di sicuro possiamo affermare che l’amore non si spiega, e se ci provi, sei già
fuori dalla sua aura. La reciprocità è il valore fondamentale per restare
insieme, e solo in questo caso possiamo pienamente chiamarlo amore. Il vero
amore non muore mai e vuole ogni cosa dell’altro. Molti credono di averne la
forza, o meglio di essere portatori di quest’amore, ma spesso non conoscono
nemmeno se stessi. E’ difficile trovare coppie che sappiano comunicare,
condividere esperienze, ridere insieme, tra loro s’insinua l’abitudine, con una
vita più mentale che reale. In un romanzo di Doris Lessing, L’abitudine di amare, la protagonista
dice: “Sai George? Hai proprio preso l’abitudine di
amare.” “ Che vuoi dire cara?” Lei lo abbracciò con uno sguardo e sorrise.” Tu
vuoi qualcosa da tenere tra le braccia, ecco tutto. Che cosa fai quando sei
solo? Ti stringi a un cuscino?”
La vita insieme è vivere
momenti fortunati e quelli meno. Molti pretendono attenzioni, applausi per
quello che fanno, come se accanto avessero la claque. E poi al primo
problema od ostacolo ammutinano, addossando la colpa all’altro. Passato il periodo
dell’innamoramento, cadiamo nella razionalità, che ci mostra una realtà lontana
dai nostri sogni. Il peggior nemico della coppia oggi è l’egoismo, avere come
punto di riferimento solo se stessi, magari servendosi pure dell’altro. E presi
dal vortice della quotidianità, nemmeno ci accorgiamo di quello che ci scorre
accanto. Quando lo psicologo del corso raccontava del suo divorzio, ne parlava
come di una sconfitta fatale, non digeribile per uno che deve aggiustare le
relazioni degli altri. E attraverso la sua storia ci indusse, poi, a fare una
disamina delle nostre esperienze. Molti stentarono a trovare nel partner un
solo elemento di loro gradimento. Quel giochetto mise in crisi parecchi del pubbico.
Alcuni dicono: ”La amo,
è una seria professionista!” Che c’entra la professione con l’amore? “Lo amo
perché un bravo ragazzo!” Potrei amare anche uno svitato, o un clochard, un migrante.
In un certo senso vogliamo giustificare la nostra motivazione, e crediamo che,
attribuendo all’amore altri valori, ne acquisisca esso stesso un altro più
alto, sempre in virtù di una promessa maggiore di felicità. E non siamo disposti
a dare tutto, siamo sempre pieni di remore, talvolta ci allontaniamo dall’altro
se tutto si fa difficile, se ci delude, se ci offende, ci gira le spalle. Invece
di provare a costruire, si cerca il percorso privo di ostacoli. Provate a
instaurare un discorso di coppia: i primi cinque minuti sono fatali, si è
portati a litigare più che a comprendere. Il litigio è funzionale, allora ci
sono speranze, nel caso contrario, se prevale il mutismo e non si ha niente da
dire, meglio lasciar perdere.
A parlar d’amore, pare di
sfociare nella banalità, nel luogo comune. Eppure ci sono autori che ne hanno
parlato in modo approfondito.
"Se guardi il cielo e fissi una stella, se senti dei brividi sotto la pelle, non coprirti, non cercare calore, non è freddo, ma è solo amore." (W.Shakespeare)
Una frase del genere può sembrare stupida, ma se amate, ne capite il senso, perché siete voi a diventare stupidi per esservi innamorati, non la frase. La migliore definizione che ho letto in proposito è di Albert Einstein:"Io non pretendo di sapere cosa sia l'amore per tutti, ma posso dirvi che cosa è per me: l'amore è sapere tutto su qualcuno, e avere la voglia di essere ancora con lui più che con ogni altra persona. L'amore è la fiducia di dirgli tutto su voi stessi, compreso le cose che ci potrebbero far vergognare. L'amore è sentirsi a proprio agio e al sicuro con qualcuno, ma ancor di più è sentirti cedere le gambe quando quel qualcuno entra in una stanza e ti sorride."
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