Un po' d'ombra.

Stamattina, appena sveglia, con il caffè ancora tra le mani, ho sentito le previsioni del meteo. Il colonnello, con molta flemma, annunciava quattro giorni di afa. Subito, il mio istinto di sopravvivenza, mi ha fatto trovare refrigerio vedendomi all'ombra di un grande albero che mi tenesse al riparo dalla calura. E' stato più forte di me, complice la mia eccessiva fantasia e creatività, pensare a Titiro disteso sotto l'ombra dell'ampio faggio, ovvero il primo verso delle Bucoliche di Virgilio, autore latino (70a.C.-19d.C.): "Tityre,tu patulae recubans sub tegmine fagi".

Ombra è sinonimo di frescura, di riparo, semioscurità, ma anche apparizione, evanescenza, inconsistenza, qualcosa di indistinto e poco chiaro.

Mi tornano alla mente diversi titoli di romanzi aventi la parola "Ombra": "Malombra" di Fogazzaro, "L'ombra sulla luna"", D'amore e ombra", "L'ombra dello scorpione", "Linea d'ombra" di Joseph Conrad.

La stessa parola mi affascina terribilmente in quanto indica qualcosa da scoprire, di incerto, di non rivelato, nascosto e tutto ciò che non è palese, ci fa riflettere, mette in moto il nostro pensiero più profondo, la nostra fantasia, la nostra curiosità.

"Linea d'ombra", per esempio, fu scritto da J. Conrad nel 1917, fu il suo ultimo romanzo ed è stato per me una vera scoperta. Esso ci immette in uno scenario costituito dai mari tropicali e luoghi esotici dove si sviluppa la trama che, nel significato dell'opera, vengono interpretati come il luogo dell'anima.
L'anima, altro temine che ci affascina, non sempre è leggibile per la varietà di chiaroscuri di cui è formata. Essa ci sfugge, presenta tante facce che, a volte, è difficile allo stesso detentore riconoscersi in essa. Accade qualcosa del genere ad Angelo Moscarda, il protagonista di "Uno, nessuno e centomila", romanzo di Pirandello che scopre di avere un naso adunco, con sua grande meraviglia, avanti negli anni, e cerca conforto nella moglie che lo getta ancor di più nella disperazione quando gli rivela che quel naso lo ha sempre avuto.

Ho scoperto, attraverso la lettura, che un titolo di libro contenente la parola ombra, evoca sempre qualcosa di oscuro, che va scoperto, rivelato, conosciuto e incita il lettore ad acquistare con maggiore facilità.

Di solito si ha paura delle ombre quando esprimono situazioni non chiare, taciute, poco conosciute, ma è anche vero che si ha paura di quello che non vogliamo avvicinare, o che non conosciamo, ma esse servono per creare quelle sfumature indispensabili per mettere a fuoco le cose.

Senza le ombre non capiremmo le luci.

In arte, il chiaroscuro è una tecnica che serve a creare le giuste contrapposizioni, a dare definizioni a prospettive e forme, a delineare contorni e rinforzare espressioni marcate. In pittura, la prima cosa che si effettua sulla tela pulita é la discriminazione delle ombre, perchè una volta cominciato il dipinto, quando tutto è ben definito le ombre non si possono più evidenziare e spesso si deve pasticciare tutto lo spazio per passare solo in un secondo momento ai colori per far emergere i contorni degli elementi presi in considerazione.

Il Terra di Siena e Terra d'ombra sono i due colori che vanno a ruba per dipingere le ombre e scompaiono dalla tavolozza rispetto a un rosso vermiglione o un giallo cadmio. Nota importante è che un'ombra, in pittura, non la si rende mai col colore nero, ma assume sempre diverse sfumature, in base ai contrasti degli altri colori del contesto in cui deve svilupparsi. Essa, quindi , assume un'importanza di rilievo, poichè sussiste in quanto c'è l'altra faccia costituita dalla luce e quest'ultima, per emergere e spiccare sulla tela, deve avere sua compagna l'ombra.

Mi piace ricordare , a questo proposito, una frase che pronuncia la protagonista Jane Eyre, nell'omonimo romanzo di Charlotte Bronte,"Le ombre non sono meno importanti della luce".

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