A proposito degli altri


Le persone dimenticano in fretta tutto il bene ricevuto. Ciascuno  lamenta sempre  le cose che non ha, ma di quello che ha ricevuto non ricorda più. Non ricordano che le hai tirate dalla “merda”, quando ti sei adoperato per loro, quando eri un approdo se non l’unico approdo, quando non avevano amici perché erano in difficoltà, quando le ricevevi con grande affetto, quando ti facevi in quattro per loro. La gente dimentica sempre il meglio di te ma all’occorrenza ricorda quello che non hai dato.  Dimentica la tua bontà, la tua dedizione, la tua amicizia, le parole, l’affetto, la porta aperta. Stranamente ricorda i no che hai detto, quando non eri d’accordo, quando non ti sei uniformato a loro, quando non hai dato secondo i loro crismi. Ma il peggio è che la gente si vende, si schiera per sopraggiunti motivi, non sa prendere posizione o, se la prende, è la posizione di comodo ed è la posizione nella quale si nasconde  e si maschera meglio. La gente è mimetica, assume colori e pensieri delle persone che contratta al momento, perché non pensa con la sua testa, la gente, si lascia pensare dagli altri, guidare, convincere o peggio ancora incapace di avere una propria idea e portarla avanti. La gente si associa per non pensare, e credere così di fare meno errori, si aggrega per  non sbagliare e avere una scusante in più. Si maschera dietro il bigottismo, la falsa moralità, l’etica traballante, l’indifferenza, ma oserei dire anche la strafottenza.


La gente, dimenticando quello che hai fatto, si esime dal darti anche la più piccola cosa  e se capisce il tuo tallone d’Achille, crede di farla franca. Non è così. Conoscere una persona significa averne rispetto, e le persone che non hanno rispetto, che manifestano tutta la maleducazione e la superficialità nei rapporti col prossimo, saranno a loro volta trattate allo stesso modo.

La gente non ha tatto, crede che tu non ti accorga, non veda, non sappia, non conosca anche il suo tallone d’Achille e non possa a tua volta fare del male gratuito come loro. E’ una questione di scelta di non farlo e non significa che non si capisca quando viene fatto.

La gente va trattata per quello che è: educazione e stima a chi la dà, noncuranza e indifferenza ai meschini, quelli che fanno finta di… I rapporti col prossimo sono un terreno delicato e nel trattare gli altri si vede in primis il rispetto che abbiamo di noi stessi, gli altri sono solo il nostro riflesso.

Questa mia filippica per dire alla gente che del male siamo tutti capaci e lo sappiamo fare anche chirurgicamente parlando in modo da lasciare basiti, ma non lo  si fa per scelta,  per educazione, per socialità, per “religione” direbbe Machiavelli, la stessa religione che mettiamo sempre in mezzo quando siamo incapaci di comportarci in modo coerente e secondo una logica e non un pensiero a caso, o del momento o per assecondare qualcuno o qualcosa. E non da ultimo bisogna anche sforzarsi a non farlo, esercitarsi a relazionare con gli altri con intelligenza e non bassezza, che tra le due scelte farlo è molto più facile. La gente dovrebbe essere più responsabile delle sue azioni, delle sue scelte e dei suoi errori e assumersi anche le sue responsabilità. Non possiamo sperare di cambiare il mondo, fermare la guerra, mentre noi siamo appantanati nelle nostre idee distorte che mai cambieremo. La gente deve essere rispettosa degli altri se vuole rispetto a sua volta, perché alla fine lo sciacquone lo sappiamo tirare tutti  e mandare a quel paese i falsi cristiani, gli ipocriti, i double face, i grigi,  quelli che ad ogni costo si trincerano dietro la religione come fosse la coperta di Linus ma hanno più la parvenza dei “lapsi” del periodo dei martiri, che cambiavano religione nel pericolo di essere perseguitati. Per convivere e condividere con gli altri vanno esercitati quei sentimenti che aumentano e non diminuiscono il nostro valore, quale la gratitudine, la benevolenza, la solidarietà, la comprensione, che sono sentimenti che crediamo ci appartengano perché siamo persone “ di chiesa” e che proprio per credere che ci appartengono già, che non li esercitiamo mai. Sono sentimenti non per i buonisti, ma per gli intelligenti che tengono a far parlare del bene che è molto più difficile del male, di quello ne parlano già tutti, ma del bene, del vero bene, nessuno ne sa parlare, ce ne riempiamo la bocca e crediamo che con un  po’ di beneficenza  siamo assolti da ogni nostra mancanza.
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