La paura di crescere

 

Sembra facile crescere, e non in senso auxologico,  cioè sganciarsi da chi eravamo ieri. Ma non lo è.
Pur senza accorgercene, ogni giorno diventiamo qualcosa di diverso rispetto a ieri. Quando passiamo da una fase all’altra della nostra vita, dobbiamo per forza abbandonare cose “vecchie” per fare spazio al “nuovo”. Questo significa includere nuove esperienze, selezionare ciò che ci fa bene, scoprire di cosa abbiamo bisogno e tralasciare ciò che non merita più la nostra attenzione. A volte, però, manca la forza di lasciar andare ciò a cui siamo legati, e questa difficoltà genera in noi stanchezza e malessere.

La paura di crescere e guardare avanti può raggiungerci a tutte le età. Anche i giovani faticano a lasciare la loro adolescenza, e prima ancora l’infanzia, che rimangono addosso come vestiti ormai troppo stretti. Così, da un giorno all’altro, non siamo più gli stessi. Cose che facevamo fino a poco tempo fa perdono significato, per un motivo o per un altro. Si passa dalle bambole agli outfit, dal brufolo al dopobarba, dal divertimento alle responsabilità, dallo studio a un figlio.

La paura riguarda soprattutto le responsabilità, che col tempo cambiano e aumentano, e tocca anche chi ha più anni sulle spalle, quando iniziano a crollare le certezze di una volta. È la paura delle situazioni che non riusciamo più a gestire, la paura che possano danneggiarci, che ci porta a credere di non essere più indispensabili come un tempo. Se nella giovinezza il timore è quello di non sapersi gestire e di non essere all’altezza, nell’età avanzata si teme di finire nel dimenticatoio, di essere considerati marginali, e si rischia di perdere interesse ed energia per andare avanti.

Ci sono persone che si fermano a un’età della loro esistenza e se la cuciono addosso, facendo di tutto per restare in quella dimensione. Ma l’età non è qualcosa di rigido: è una condizione che si modella con le nostre esperienze, la nostra volontà, i nostri desideri, le nostre attese, le nostre passioni. Per questo non possiamo essere statici e fingere di essere identici a ieri, né esteticamente né interiormente. Il desiderio di restare sempre uguali è un limite che non ci permette di apprendere e di vivere davvero. Vivere pienamente ci aiuta a guardare avanti e a non cercare dietro ciò che non c’è più. Fa paura il tempo che passa senza che da parte nostra ci sia sforzo, desiderio, partecipazione. Fa paura il vuoto che creiamo intorno come una corazza per proteggerci dagli eventi e dalle situazioni che, inevitabilmente, ci raggiungono. La vita è come una pasta da lavorare: ci vuole acqua, lievito, sale, cura nel maneggiarla e amalgamarla, e poi bisogna farla assestare, riposare, controllarne la lievitazione.

Proiettiamo la nostra paura su noi stessi e sui nostri cari, come se restare identici nel tempo,  senza cambiare abitudini, aspetto, mentalità fosse garanzia di permanenza. Ma crescere significa acquisire nuovi abiti mentali oltre che fisici, maturare le nostre idee, essere attivi e accettare i cambiamenti come necessari, non come una maledizione del tempo. Crescere è sperimentare, è vivere, e vivere è costruire giorno dopo giorno. La paura, invece, ci impedisce di sviluppare tutto ciò per cui siamo nati.
Cambiare pelle non è tradire chi eravamo, ma onorare chi stiamo diventando.


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