Stamattina, mentre mio figlio si
preparava a uscire, gli ho raccomandato di mettersi un berretto per il freddo e
la neve che c’era fuori. Mi ha prima sorriso e poi risposto con un gesto
evasivo per dirmi di non essere esagerata, ricordandomi lo stesso
atteggiamento di quando era piccolo.
Osservandolo, mentre usciva di casa con la borsa a tracolla, ben vestito, per
andare a lavoro, dopo avermi salutata, mi sono ricordata delle stesse scene di
allora, come un dejavù.
Ricordo la stessa espressione di quando era bambino,
vicino alla porta, col berretto in testa, con lo zaino e il cestino, il
cappotto, al seguito del padre pronto per andare a scuola.
Anche allora non voleva mettere il berretto e sebbene uscisse indossandolo, arrivato
giù, nell’atrio, lo toglieva. Lo controllavo dal terrazzo e puntualmente lo portava in mano mentre dall’alto gli intimavo
di rimetterlo ma senza alcun successo da parte mia. Quasi se la rideva per
avercela fatta prendendomi in giro. A quel bambino, che non è cambiato per niente,
si è sovrapposto l’uomo. Gesti ripetuti tante volte, raccomandazioni continue
che lui avrà fatto sue. Allora lo accompagnavo alla porta ancora in pigiama,
mentre usciva presto per andare a scuola. Stamattina, ero ancora in pigiama
come allora, ma è stato lui a salutare me.
E’ stato un comprimere il tempo e tirarne fuori il meglio. Un’emozione che per
descriverla non bastano tutte le parole espresse per raccontarla.
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