Quando riponiamo i pastori nella scatola per riprenderli
l’anno successivo, immancabilmente qualcuno può rompersi e tra questi di sicuro
uno dei Magi. La posa regale, il peso del mantello, il copricapo, l’abito
sontuoso, i doni in mano, sui cammelli in atto di avanzare, tutto
contribuisce a fargli perdere l’equilibrio e facilmente si perde una
testa, una zampa di animale, un piede. Sono troppo massicci rispetto agli altri
pezzi del presepe. Che capanna sarebbe senza i Magi? Così vuole la tradizione e
noi gli diamo un posto d’onore sulla scena. E poi offrono al Bambino
doni speciali: oro, incenso e mirra. Li precede la stella cometa che li porterà dritto alla capanna. Sono duemila anni che raccontiamo questa storia, la rappresentiamo. Accanto al testo sacro dei Cristiani, la Bibbia, la cui conoscenza releghiamo alla
lettura domenicale in chiesa, c’è anche la scienza che si pone domande quando
la leggenda e l’aspetto letterario delle
sacre scritture, col potere di incantarci da secoli, non collimano con fatti
storici o scientifici realmente accaduti. Dopo un’attenta analisi le cose non
stanno proprio così. Ci piace che i Magi siano tre, forse per rappresentare il numero
perfetto. Si chiamavano Gaspare, Melchiorre e Baldassarre e abbiamo fatto
sforzi di memoria e di pronuncia a imparare questi nomi strani. Siamo sicuri che
si chiamassero così? E se fossero stati di più o di meno? E ancora i doni, solo
tre, come il numero dei Magi. Insomma la faccenda non è semplice da dipanare.
Sappiamo per certo che se ne parla solo nel Vangelo di Matteo (2,1-12), 12
versetti in tutto, gli altri non fanno menzione dei Magi, a meno che non si
faccia riferimento ai Vangeli apocrifi. E chi sono i Magi? Dei re? Da dove
venivano realmente? Sicuro che portavano solo oro, incenso e mirra? Essi erano
astrologi, capaci di interpretare sogni e leggere gli astri e tra loro qualcuno
fu re. Possiamo dire che nel Vangelo di Matteo si fa riferimento ad “alcuni” e
non a tre. Il dubbio sul numero ci viene da immagini dove se ne trovano a volte
due, altre, quattro. E poi la cometa. Di quale stella parliamo? Secondo Plinio
il Vecchio diverse stelle con la coda si videro molto prima della nascita di
Gesù. Il fatto che giunga a noi una cometa sarà tutta colpa di Giotto che
dipinse la stella con una scia così come aveva osservato il fenomeno della
stella di Halley nel 1301, rappresentandola poi nel 1303. Ma quando nacque Gesù
non ci fu nessuna cometa. Il fenomeno di cui si parla è da identificare come una
congiunzione dei pianeti Giove e Saturno che in un anno furono molto vicini.
Questa è la tesi di Corrado Lamberti direttore della rivista Le stelle. La possibilità che si tratti
di questo fenomeno la si riscontra su tavolette babilonesi che preannunciavano
l’avvenimento. Accadde verso il 4 a.C. e quindi dobbiamo anticipare la nascita
di Gesù che molto probabilmente avvenne entro l’8 a.C. e non così tardi se
Erode morì nel 4 a.C. e fu colui che ordinò la strage degli innocenti. Fu
proprio in base al calcolo della stella che la nascita di Gesù è stata
anticipata. Per quanto riguarda l’Oriente questo potrebbe essere l’Iran, per il
fatto che era il paese che possedeva i
tre doni dei Magi. Ma poteva essere anche l’Iraq o l’Arabia, cioè paesi percorribili
con i cammelli e ricchi di merci preziose. Secondo altri scritti i Magi non
trasportavano solo i doni di cui sappiamo, ma vere e proprie carovane di ogni
genere di merce. Ma tutto questo a noi non interessa se sono tanti anni che
continuiamo a posizionare i nostri Magi nel presepe, fanno parte della nostra
tradizione con i loro doni di rilievo come la mirra: una pianta medicinale da
cui si estrae resina, simbolo della cura; l’incenso simbolo della purezza e
l’oro che rappresenta la regalità. Ecco il motivo per cui quando li sistemiamo,
lo facciamo con la massima cura: sono i pezzi più importanti dopo la Famiglia e
adorano il Re dei Re. Quel Re di cui ebbe paura Erode il Grande, così tanto da
emanare un editto con cui ordinava la morte di tutti i primogeniti maschi. Non
sempre la scienza e lo storia insieme riescono a scalfire quello che la
tradizione e la leggenda hanno costruito in noi: una capanna intoccabile dove
ogni pezzo ha un ruolo fondamentale.
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