Abbiamo
ancora i timpani bombardati dai clacson delle auto nel traffico, e poi sagre, gli schiamazzi fino a tarda ora, la musica delle feste, i concerti, il
vociare di notte dei luoghi incantati. Poi arriva settembre, con lo strascico
degli echi estivi, ma nuove voci giungono a mitigare i giorni, riportandoci
alla nostra quotidianità. Non è semplice
spezzare i ritmi e far ritorno ad altre abitudini. Il primo richiamo è la sveglia che avevamo messo a tacere per un
po’, adesso torna prepotente e puntuale
a rubarci il sonno quando di mattina stentiamo
a staccarci dal cuscino. Un altro più insistente è il suono della
campanella a scuola. Sconvolge il nostro risveglio, ma lo stesso suono si fa
attendere all’uscita. Piacevoli i rumori secchi delle tazze sui banconi dei bar,
che si erano inabissati nel baccano del traffico estivo e sono riemersi appena abbiamo dato vigore alla nostra prima
colazione, alla lettura dei giornali in santa pace, al piacere di un cornetto
consumato davanti alle notizie che si affacciano dalle pagine. Tazze che
picchiano, gongolano fumanti tra le mani, che le alzano e le appoggiano tra discorsi di affari, risate
e occhi ancora semichiusi, sicuri che sarà proprio il caffè il primo miracolo
della giornata. Ai clamori delle strade e delle spiagge affollate si
sostituiscono i fruscii nei viali, nei
boschi, nelle campagne, le brezze, le piogge come lamenti del cielo nel
riprendere i suoi cicli.
E ancora le prove degli zaini nelle cartolibrerie, i
ticchettii per controllare se sono funzionanti, i tonfi di libri di testo sulle
scrivanie cercando quelli che mancano, i suoni di pagine di diari e agende
nuove con il piacere di scoprire i detti, le frasi del giorno, almanacchi e aforismi dispensati qua e là. E i bambini che
rincorrono le mamme alla ricerca dell’astuccio, del temperamatite, della tovaglietta
rigorosamente di moda. I carrelli nei
supermercati invadono le corsie con pacchi di quaderni, merendine, succhi, oggetti,
scatolame, scorte di quello che servirà. Stiamo come al centro del guado: da un lato i
giorni appena compiuti e dall’altro l’autunno.
Gli irriducibili vanno ancora in spiaggia a godere in santa pace degli ultimi
bagni, come se non riuscissero a staccarsi dai sassi, dal bagnasciuga, dalle
onde, dagli stridori dei gabbiani anche in giornate fresche e offuscate. Fino a
quando il sole starà lì, in alto, saranno momenti unici per apprezzare il silenzio
e il parlottare del mare in tranquillità.
E c’è chi ama ammirare il panorama dall’alto,
dalla boscaglia, da una terrazza, da una siepe lungo il ciglio di un sentiero e
notare i primi cambiamenti: colori tenui, rami meno pesanti, acqua immobile,
nuvole come stirate dalle correnti, il sole come avvolto in una coltre di
nebbia di cui si spoglia lentamente. Ma c’è un suono ancora più dolce, il
guizzo di un pesce che abbocca all’amo del pescatore seduto sugli scogli, o sulla chiglia di qualche barca a riposo, a riva. E’ lì dall’alba a
richiamare gli abitanti dai fondali a fargli compagnia, e questi in un baleno, dal
vasto mare, si ritrovano nella poca acqua del secchio accanto. I motori hanno
perso il loro sprint, le imbarcazioni scivolano silenziose sull’acqua, le giornate
scorrono lente. Si ricomincia, si fanno nuovi progetti, ci si immette nel pieno
lavoro. E basterà la prima pioggia a farci dimenticare l’estate, a porre in custodia i ricordi delle vacanze.
Ritorna la quiete autunnale con le foglie dalle mille sfumature, quelle più
stanche abbandonano gli alberi. I primi ad andarsene sono i fiori che lasciano
i vasi e le siepi, costringendo i rami a spogliarsi. E per riaverli di nuovo il
prossimo anno ci si metterà all’opera sistemando, pulendo, potando, concimando
i terreni che accoglieranno i semi delle prossime corolle. L’estate è la stagione
dei colori, settembre ci immette in quella dei suoni. Ed è il mese
dell’ascolto, che sia esso di foglie che si appoggiano al suolo o leggeri
bubbolii di temporali, di brezze che vengono dal mare, di parole che a volte
sentiamo per abitudine e di discorsi che non vogliamo capire. Suoni piacevoli
di ricordi che arrivano senza preavviso nel mese che più di ogni altro sa di
malinconia, non tanto per la venusta estate andata via quanto per il lento inizio della
nuova stagione. Ricominciare richiede forza e concentrazione e a volte anche i
pensieri danno il loro suono, creando le nostre armonie.
Commenta...
Nessun commento:
Posta un commento