Spesso, di mattina, passo a prendere una collega con la quale
vado a scuola. Siamo amiche di lunga data. Ricordo la prima volta che ci siamo
incontrate, al collegio dei docenti, nella scuola dove ancora oggi ci troviamo.
Una nostra comune amica mi parlò di lei descrivendola una persona unica e lo
stesso fece con lei, parlandole di me. Quando incrociammo lo sguardo, alla fine
dell’incontro, avemmo la sensazione di conoscerci già. La nostra comune collega
ci aveva descritte in modo così preciso che ci salutammo come due vecchie
amiche che non si vedevano da un bel po’.
E’ una donna pratica, essenziale, semplice, vera, con un
cuore bambino e una chiarezza di pensiero che disarma. Ci lega una stima reciproca,
la capacità di capirci al volo e una sensibilità, di entrambe, notevole. La sua
umiltà la rende un esempio per tutti noi che le giriamo intorno. Di carattere è
allegra e disinvolta in ogni situazione, ligia al dovere e precisa.
“E allora spiegami” ha attaccato, “perchè, quando sembra di
avere la vita in mano, con tutta l’esperienza accumulata, tanto da poter
ricominciare, mettendo in atto quello che abbiamo imparato, dobbiamo invece
fare la valigia e partire. E qui mi è piaciuta la metafora della partenza. Le
ho risposto che la vita è un mistero e le esperienze individuali non sono la “summa”
di tutte le esperienze possibili. Per quanto la conoscenza ci renda preparati, potranno
esserci sempre nuove situazioni a coglierci di sorpresa. Quindi la nostra vita non
è comprensiva di tutto ciò che potrebbe accaderci o potremmo vivere. Sembra
quasi soddisfatta della risposta ma subito mi lancia una nuova sfida
chiedendomi perchè nella non riusciamo
mai a comprenderci del tutto, siamo diffidenti, individualisti, poco empatici. Le
rispondo che ognuno nasconde un fondo insondabile forse anche a se stesso.
Pertanto i nostri rapporti saranno sempre precari poichè soggetti ai
cambiamenti di ognuno, alle situazioni e agli avvenimenti. Quindi l’amicizia,
la vita di coppia sono relazioni in continuo mutamento. La conversazione, a
questo punto, diventa interessante e noi, sedute in macchina nel parcheggio
della scuola, dove nel frattempo siamo arrivate, cerchiamo di consumare gli
ultimi 5 minuti in sagge conclusioni prima di andare a chiuderci nelle
rispettive aule. Le altre colleghe ci guardano scendendo dalle auto. Non sanno
delle nostre disquisizioni, pensano a normali pettegolezzi. Ma non è il nostro
caso. A questo punto mi chiede il motivo delle incomprensioni in qualsiasi tipo
di rapporto. La risposta ce la siamo data insieme affermando che la vita è un
intreccio tra il bene e il male, con un confine impercettibile. E di seguito il
motivo per cui ci priviamo di vivere per mancanza di tempo, presi dal lavoro e
da tutto ciò che ci tiene prigionieri ogni giorno. Ci troviamo poi d’accordo
sul discorso di dover trovare il tempo per stare accanto alle persone amate,
siano essi figli, amici, parenti, invece di correre nelle nostre giornate
multitasking.
“Ma dove corriamo?”mi ha chiesto. Le ho risposto che nel
tempo è cresciuta l’esigenza di lavorare, di avere un’autonomia economica,
perchè il lavoro ci gratifica, ci fa sentire utili e indispensabili. L’amore di
per sè è gratis e, pur impegnandoci moltissimo, sembra sia invisibile anche
agli occhi di chi amiamo. Esso necessita
di dedizione, é facilmente attaccabile e, se finisce, ci deprime. Il denaro ci
fa progredire e ci dà potere. I sentimenti, di contro, ci indeboliscono e ci
rendono succubi, dipendenti. E tuffarsi nel lavoro, vuoi per necessità, vuoi
per compensare, diventa un diversivo
catartico. Ecco perchè ci lasciamo inglobare dalla fatica con la quale
giustifichiamo ogni altra nostra mancanza. Al lavoro non diciamo di no, mentre
possiamo sacrificare i rapporti in suo nome. Una volta l’amore scusava tutto,
oggi si vive per lavorare e non più per vivere. Ha definito quest’ultima una bella
riflessione. Saremmo rimaste a chiacchierare per ore, dimenticandoci anche del
telefono al quale oggi diamo più tempo che alle persone. Ed è proprio il breve
intervallo a disposizione che sollecita risposte rapide e valide. Solo quando ci
apprestiamo a entrare nell’atrio della scuola, abbiamo cominciato a parlare di
orari, di alunni, di riunioni. Ma ciò che avevamo sciorinato in macchina era
ancora nella testa. Un bel confronto mattutino!
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