E’ una leggenda! Possiamo avere le penne più costose e nuove ma la Bic è un’altra cosa. Leggera, impalpabile, una punta ben definita, dà una linea senza sbavature, precisa, snella e inimitabile. Il tratto bic si riconosce da tutti gli altri. Scivola sul foglio con l’inchiostro ben incanalato dai movimenti della mano. La portiamo con noi sin dalle elementari, ha costruito la nostra storia scolastica. Mentre affiorano modelli da tutte le parti, lei è inconfondibile, sempre uguale a se stessa sin dal momento della sua nascita nel 1950, nei suoi colori principali, tra cui il nero, il blu, il rosso, il verde. E’ di media grandezza con un corpo snello e sfaccettato per una migliore presa, con un piccolo oblò a metà altezza per respirare, una sfera e una punta nel becco di proporzioni giuste, con un tappetto a chiusura del corpo per evitare la fuoriuscita dell’inchiostro dal pennino e sovrapposto un tappo con peduncolo laterale per un’aderenza migliore.
Quanta strada fatta da quando il barone piemontese Marcel Bich diede vita alla penna più conosciuta nel 1950 nella sua azienda di Clichy in Francia insieme a Edouard Buffard. Il nome della penna è proprio quello del barone ma senza l’acca, che fu tolta per evitare equivoci con la parola inglese bitch di significato spregiativo. L’invenzione è avvenuta casualmente e si deve al giornalista Laslò Jozsef Birò.
Osservando un gruppo di ragazzini giocare a biglie in una pozzanghera, notò che le sfere, uscite dall'acqua, lasciavano al suolo una striscia umida. Egli puntava a scrivere senza interruzione, mentre la stilografica andava ricaricata d'inchiostro di continuo. L'invenzione fu brevettata nel 1938 e dal suo inventore fu chiamata "biro". Da allora è diventato un oggetto prezioso nella sua semplicità. Universalmente considerata un oggetto di design, tanto da essere esposta in musei prestigiosi, come il centre George Pompidou di Parigi e il MoMA di New York.
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