
Eliseo Sala, Lucia Mondella, 1843, Olio su tela, Milano
Lucia Mondella è una delle figure centrali dei Promessi sposi di Alessandro Manzoni e rappresenta il significato morale e spirituale del romanzo. Giovane filatrice del paese di Renzo, Lucia è descritta come una ragazza di umili origini, di profonda religiosità e di indole mite, ma non per questo debole. Lucia è promessa sposa a Renzo Tramaglino, ma per un capriccio del signorotto del paese, Don Rodrigo, il matrimonio non si farà. Lucia si allontana dal luogo per sfuggire alle minacce di Don Rodrigo e si rifugia in un convento, dove è accolta da Gertrude, la monaca di Monza. E' il momento del distacco da sua madre, Agnese, e da Renzo. Ma l'allontanamento non la salva dalle grinfie del signorotto, anzi viene rapita dall'Innominato e rinchiusa nel suo castello. Qui, Lucia si affida alla preghiera e fa voto di castità pur di salvarsi. La richiesta di aiuto a Dio mette in crisi lo stesso Innominato, che comincia la sua lenta conversione. In piena peste, poi, incontra Renzo e, grazie a Padre Cristoforo, il suo voto è sciolto e può ricongiungersi a Renzo. Le sue vicissitudini sono un percorso lento e doloroso che conduce al bene.
La sua forza non risiede nell’azione o nella ribellione, bensì nella fedeltà ai propri valori. Lucia affronta le ingiustizie e le prove che il destino le impone, dalle minacce di Don Rodrigo alla separazione da Renzo, fino alla prigionia nel castello dell’Innominato, mantenendo intatta la sua dignità morale. In lei la paura non si trasforma mai in odio, né il dolore in vendetta.
Lucia incarna l’idea manzoniana di Provvidenza: non una protezione che evita il male, ma una presenza che lo attraversa e lo orienta verso un bene più grande. La Provvidenza è il concetto, presente soprattutto in ambito religioso e filosofico, secondo cui esiste una forza divina o un ordine superiore che guida e sostiene il mondo e le vite degli esseri umani, proteggendoli, correggendoli e conducendoli verso un fine positivo, anche attraverso eventi difficili o apparentemente casuali. Il suo affidarsi a Dio non è passività, ma una forma di resistenza interiore che le permette di non smarrirsi anche nei momenti più oscuri.
Nel romanzo, Lucia è un personaggio simbolico: rappresenta la purezza, la speranza e la capacità di soffrire senza perdere umanità. Attraverso di lei Manzoni suggerisce che la vera forza non è il potere, ma la coerenza morale; non l’imposizione, ma la mitezza. Lucia Mondella non cambia il mondo con gesti eclatanti, ma lo illumina con la sua presenza. Ed è proprio in questa discreta fermezza che risiede la sua grandezza.
Nel tempo del Natale, Lucia Mondella sembra camminare più vicina a noi. Non per la forza, ma per la sua fragile ostinazione al bene. Lucia non è un’eroina che vince, ma una creatura che resiste. Nel buio delle prepotenze e delle paure, porta con sé una luce simile a quella delle candele accese nelle notti d’inverno: non scacciano l’oscurità, ma la rendono abitabile.
Come nel Natale cristiano, anche nella sua storia il cambiamento non arriva con il clamore, ma nel silenzio. Lucia prega, soffre, attende. E soprattutto affida. Il suo affidarsi non è debolezza: è fiducia ostinata, è la certezza che il bene possa germogliare anche quando tutto sembra perduto.
Nel suo volto si riflette il senso più profondo del Natale: la speranza che nasce dalla mitezza, la forza che non impone ma trasforma. Lucia non salva il mondo, ma salva se stessa dal diventare dura, rancorosa, disperata. E così facendo, salva anche gli altri.
Manzoni ci insegna, attraverso di lei, che la Provvidenza non cancella il dolore, ma lo attraversa. Proprio come il Natale non elimina il freddo dell’inverno, ma lo scalda dall’interno.
Per questo Lucia è un personaggio natalizio: perché ci ricorda che la vera vittoria non è avere potere, ma restare umani.
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