L'altro giorno, per radio, sentivo che in alcune parti, e non solo d'Italia, ci sono persone che preparano l'albero di Natale già all'inizio di questo mese, ma anche prima. Al solo pensiero ho avuto i brividi. Ma ci pensate? Tirare tutto l'occorrente dalle scatole già adesso e decidere come addobbarlo, cosa manca, cosa comprare, come e dove è meglio farlo. Sembra un affare di stato e poi chiamare a raccolta tutti e chiedere il permesso della postazione scelta. Di solito si sistema in una parte centrale della casa, lasciandolo lì fino a quasi metà gennaio. E poi c'è chi deve addobbarlo, chi sistemare le luci, chi mettere il puntale, chi solo aprire i rami, come in una catena di montaggio. Con gli anni si cerca anche di svignarsela da questo impegno, demandando gli altri o adducendo pretesti per non farlo. E mentre una volta bastavano poche ore, oggi si sta a rifinirlo per una settimana. E ancora scatole in giro, tra alte e basse, tende che cambiano sistemazione, ciabatte per collegare alla presa per accendere. Un delirio! Il pensiero mi ha prospettato quello che succede tra qui a qualche mese: un dispendio di energie, di tempo, di pensieri, di lavoro che a volte non si può evitare. Preferisco il presepe, il vero protagonista, ma l'albero fa la sua bella scena. Come dovrebbe essere il Natale? Essenziale e semplice, dagli addobbi al pranzo, ai regali. Diciamoci la verità, siamo stanchi di queste fiere della vanità a ogni festa. Sembrano momenti per strafare e nell'eccedere si dà più importanza al superfluo che al valore in sé della nascita del Bambino. Anzi, le feste negli anni si sono moltiplicate. Ce n'è una per ogni avvenimento. Sembra che festeggiare sia la nostra principale occupazione: il primo dente, il primo mese, il primo lavoro, il primo amore, il primo stipendio, la casa, l'auto...
Ritornando all'albero, perdiamo il nostro tempo ad addobbarlo secondo uno stile, a rimodernarlo secondo le mode, ci struggiamo se non troviamo le palline col bordo di un particolare colore, il puntale di un certo prestigio, le rifiniture come fossero stucchi del 600, i fiocchi di stoffe particolari. Tutto questo per avere più che un albero una sorta di gru al centro di una stanza o in un angolo della casa dove, se va bene, qualche pallina cadrà al suolo, qualche nodo si allenterà, una lucina farà capricci. E si dovrà pur spazzare nei paraggi, col pericolo di provocare un disastro. Insomma, abbiamo un altro componente della famiglia che ci fa compagnia per tutte le feste. E poi il presepe, a meno che non sia qualcosa di teatrale, deve comunque stare accanto all'albero e pertanto trovargli un altro appoggio, sacrificando un mobile, un tavolo, una sedia, perdendo in questo modo uno spazio utile. Ma sopravviviamo perché è un allestimento momentaneo. A volte penso che si debba tenere fisso in un cantuccio di casa come pezzo dell'arredamento, senza mai smontarlo. La nostra religione ha una ricca e lunga tradizione e del presepe non possiamo fare a meno. Se lo incorporassimo all'interno delle nostre case, sin dal nostro insediamento, sarebbe una santa cosa. Non dovremmo assistere a queste maratone di fine anno che ci fanno odiare il Natale. Avremmo modo di guardare la capanna, Gesù, Giuseppe e Maria con i pastori sempre, come se avessimo dato loro un riparo a vita.
Ci sono alcuni, invece, allergici al presepe e tutto ciò che ricorda Natale, per cui se pongono la sacra famiglia in una capannuccia di minimo trent'anni, cioè sgangherata e due palline con un filo su un albero spelacchiato, è proprio il massimo. Questo perché a loro basta un simbolo, come dicono.
C'è anche chi preferisce allestire proprio una stanza come se fosse la Cappella Sistina, in un luogo inaccessibile della casa, lasciando entrare qualcuno solo quando lo permette e sotto sua visione.
A me basterebbe un alberello di media altezza con fili e palline e biscotti zuccherati a ricordarmi l'infanzia, lucine fioche bianche e una capanna accanto. Sarebbe opportuno un Natale sobrio, anche in previsione del fatto che le nostre case sono piene di oggetti e continuiamo a riempirle come stive di navi.
Il Natale è la festa più amata che mette tutti d'accordo, simbolo della nostra fede e unisce le famiglie almeno una volta all'anno. Si aspetta il Natale per vivere gli amici, i parenti, i figli, i nipoti. Molti lo aspettano sempre come la festa di quando erano bambini, vorrebbero riavere le stesse atmosfere, le stesse persone di allora.
Caro albero, non me ne volere, ma mentre la capanna e i pastori sono presto posati a chiusura del Natale, tu prendi un tempo maggiore: le palline vanno nelle scatole per grandezza, colori, avvolte nella carta singolarmente, i fili ben piegati, selezionati per lunghezza, colore, spessore, le luci ben arrotolate, il puntale in una scatola a parte. Ma stai tranquillo che, per quanto a fine festa sia una fatica, la tua postazione è d'onore: accanto al balcone, con le splendide luci intermittenti che abbagliano chi guarda, un posto elegante per i doni che giacciono a terra in attesa della sera della vigilia. Sono secoli che ti sobbarchi della fatica di fare da sfondo ai regali, vivendo nelle case, ascoltando gli umori dei suoi abitanti, le richieste di ciò che chiedono. E poi certe volte ti caricano così tanto da scadere nel trash e più ti caricano più ci sarà da lavorare. E poi? Trascorrerai gran parte dell'anno in cantina o in un angolo buio per il resto dell'anno. Sembri un po' Cenerentola: per pochi giorni nello sfarzo e tutto il resto nascosto in un angolo. Ma a volte per un attimo di palcoscenico si è disposti a fare di tutto.