Settembre è il mese degli inizi, dopo la pausa estiva comincia il lavoro e partono tante idee nuove. Si entra in un'altra stagione, le giornate sono più fresche, il lavoro incombe, partono iniziative e tutta una serie di cambiamenti che definiamo "buoni propositi". Se c'è una dieta da cominciare, un lavoro nuovo, un'attività fisica da intraprendere, un viaggio da compiere, settembre accoglie tutte le nostre richieste. È il mese delle promesse, del prenderci cura di noi stessi.
Rimandiamo tutto a questo mese, con le sue novità, gli screening, le realtà che prendono forma dopo il loro concepimento in estate, idee nate al mare, con gli amici, coi parenti, come sfida a se stessi. Settembre è anche il mese del caos, per i tanti impulsi che abbiamo, stentiamo a cominciare e a intraprendere ciò che ci siamo prefissati.
E mentre ci si prepara al lavoro, sentiamo ancora l'esigenza di cogliere le belle giornate che ci invitano all'aria aperta. Non mancano le piogge, come in questi giorni, ma non accettiamo che l'estate stia per concludersi. L'aria serena e calda ci invita ad andare al mare ma spesso, nello stesso giorno, piove di mattina ed esce il sole di pomeriggio.
Settembre ricorda anche eventi tragici, come quello dell'11 settembre, un'orribile pagina di storia rimasta indelebile nelle menti. Viviamo un benessere fittizio, una pace instabile, una tecnologia che ci fagocita, una politica in cancrena, una gioventù disorientata, un progresso che più che migliorarci ci sta abbrutendo.
E non possiamo distogliere l'attenzione dalla guerra che ci preoccupa e al solo pensiero ci distoglie anche dai buoni propositi. C'è nell'aria un senso d'angoscia, sottile ma insistente, come fili di ragnatele che ci imbrigliano e, per quanto leggerissimi, hanno il potere di prendere il comando anche su ciò che di positivo ci prefiggiamo.
Settembre è ancor più triste degli altri anni, anche se ci diamo quella spinta necessaria a non pensarci. La fine dell'estate aumenta questa consapevolezza. Non basta più il mare con i suoi colori, la montagna con la sua tranquillità, la bellezza della natura a darci forza, tutto parte da noi, dalla nostra energia interiore che sembra minata da questo malessere profondo.
I passaggi migliori li facciamo ricordando come una volta era tutto più reale, più sentito e vissuto. La scuola era la nostra casa, gli insegnanti i nostri educatori, i nostri progressi erano la conferma che il lavoro procedeva sereno e in forma scorrevole. C'erano le feste in campagna, quando la terra aveva ancora i suoi lavori e il nostro paese era prevalentemente agricolo, con la vendemmia, la raccolta delle olive, la bacchiatura delle noci... Erano momenti di condivisione irrinunciabile.
Oggi tutto avviene in forma solitaria, non esistono più le tradizioni di un tempo e, se anche ci fossero, non se ne ha voglia, la nostra attenzione è rivolta ai social. Siamo tenuti ai tempi di attesa e di risposta, di controllo storie e immagini su Instagram e faremmo prima ad andare dalle persone arricchendole della nostra presenza.
Fortunatamente settembre ha il suo fascino, una natura più dolce che dà un senso di lentezza alle cose, di riposo, incentiva a modificare anche i nostri ritmi. I colori della terra e del mare sono indescrivibili, l'aria e i suoi nuovi sapori ci riportano agli odori della nostra memoria. Riprendere vecchie abitudini, rifare cose che conosciamo bene, prenderci i nostri tempi sono quelle azioni che da sempre ci fanno amare settembre.
Questo mese mi ricorda sempre le mie letture scolastiche con quelle immagini che, a distanza di anni, stanno ancora lì come note intoccabili. Passavano sotto i miei occhi la vite, le castagne, la terra coi colori ruggine, giallo, arancione e rosso, la scuola sempre in prima linea con i bambini che entravano con le loro cartelle, i fiocchi al collo e lo sguardo sorridente, i genitori ai lati quasi non volevano lasciarli, insegnanti col sorriso a riceverli, e più in là il frantoio con secchi di olive da schiacciare, Maria che faceva capolino da una teca e le foglie al suolo, la vecchina ai giardini col nipote e sempre un gregge con i versi de I Pastori di Gabriele D'Annunzio: "Settembre, andiamo. È tempo di migrare" e poi qualche pioggia a risvegliare la terra, il mare con le sue onde e gli ombrelloni chiusi con spiagge vuote, bambini a giocare nei cortili di casa, il ritorno dei piatti più nutrienti ricchi di verdure e legumi a tavola.