"Serata delulu"

 



La lingua è in continua evoluzione, soprattutto a ogni cambio generazionale. I giovani sono sempre forieri di novità e ce ne accorgiamo soprattutto quando parlano tra loro, adottando un vocabolario sgangherato. Il meglio lo danno sui social, dove, per un motivo o per un altro, se ne escono con vocaboli da interpretare. Sono parole nuove tratte in parte dall'inglese, a cui aggiungono pezzi dialettali, espressioni o forme contratte, insomma un miscuglio di Babele che va tradotto. 

Mia figlia, a volte mi dice:"Ma ti sei flashata?", oppure: "Devo fare un check!" "Eh? Check in, check up... che cosa significa?" E lei magari se ne esce dicendo: "Scialla!" 

Ho provato a scrivere un testo contenente molte di queste parole per comprendere il nuovo linguaggio giovanile, quasi una nuova lingua. 

Tra parentesi il significato delle parole slang, a cui potremmo dare significato di "gergo".


                                      "Serata delulu"

Ieri sera doveva essere una serata chill, (tranquilla) ma è diventata un film.
Luca mi scriveva con un mood (stato d’animo) strano: diceva che aveva un beige flag (abitudine strana ma innocua), cioè quella sua mania di portarsi la sedia pieghevole ovunque. Io ho pensato: "Vabbè, scialla (stai calmo), sarà solo un po’ cringe (imbarazzante)".

Poi arriva con un outfit (coordinato di abiti e accessori) pieno di drip (stile, look curato)flexando (vantandosi) il suo nuovo giubbotto lucido:
"Fratè, guarda che swag (stile sicuro, figo)!" dice.
Io lo guardo e rispondo: «Sì, ma così sei troppo cheugy (fuori moda, forzatamente trendy)».

Durante la serata prova a fare il simpatico con Valeria, ma zero rizz (capacità di flirtare).
Lei lo friendzona (lo mette nella zona amicizia) in tre secondi.
Io mi trattengo dal ridere, ma lui si triggera (si irrita, reagisce male) e posta una story in POV ("point of view", punto di vista):
"Quando la tua bae (persona amata) ti ignora per il barista".
Un po’ delulu (fuori dalla realtà, illuso), no?

Nel frattempo Marco, che doveva venire, ci pacca (dà buca) all’ultimo minuto.
"Che sbatti (che fatica, che scocciatura)", dico.
Provo a chiamarlo, ma mi ghosta (sparisce senza rispondere) pure.

Intanto Leo fa il GOAT (Greatest Of All Time, il migliore di tutti) della serata al karaoke: canta come un super skillato (molto bravo, pieno di abilità).
Tutti a dire che la sua voce è bussin (eccezionale, pazzesca), davvero.

A un certo punto qualcuno inizia un dissing (insulto pubblico, sfida verbale) con i due DJ, che finisce tutto in un blast (umiliazione pubblica online) su TikTok.
Io commento "che buggato (che strano, difettoso) sto drama(vicenda triste e dolorosa)", e subito mi accusano di snitchare (fare la spia).

Alla fine arrivano pure dei tipi nuovi, molto legit (autentici, veri), anche se un po’ pick-me (che cercano attenzione per piacere agli altri): fanno i simpatici solo per farsi notare.
Tra una risata e l’altra, mi accorgo che la serata, nonostante tutto, è stata hype (entusiasmante, molto attesa) totale.
E mentre torno a casa penso: "Ok, forse siamo un po’ nabbì (principianti, inesperti), ma almeno non siamo noiosi".


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