La morte nella vita




 La morte, per quanto ne dicano, è qualcosa di inaccettabile, anche per noi cristiani che confidiamo nella resurrezione. E qui la nostra parte umana, che ci impedisce di capire ciò che l'uomo può solo con la fede.

Restare al buio, non vedere più quella persona ci mette una tale angoscia che dobbiamo trovare per forza altre strade per raggiungerla. Eppure proprio quando si allontana per sempre da noi siamo, nei suoi confronti, più propensi a comprenderla. Riusciamo a ricordare perfettamente momenti insieme, come se tutto a un tratto ci venissero incontro travolgendoci. E stranamente ricordiamo solo cose positive, come se la mente cancellasse tutto il superfluo di una vita divina e non più umana. Ci appare in tutta la sua bellezza,  in un incantesimo. Il suo vuoto resta lì, in un posticino dentro di noi, che cerchiamo di colmare con i ricordi, i sorrisi, le parole, l'affetto palesato da vivo, le sue azioni a confermare quanto ci amasse. E' come se fluttuasse nell'aria dispensando la sua vera essenza, un profumo che ci inebria.

Siamo capaci, in questo caso, di perdonare, di vederla realmente, senza intralci dei nostri egoismi, orgogli, cattiverie. Siamo in una dimensione dove possiamo confrontarci e dialogare in modo corretto, riuscendo a riprendere anche momenti che in vita non abbiamo superato. Tutto si appiana, si regola, a metà strada, guardandoci in faccia per la prima volta. Non sono gli occhi che vedono, è la nostra energia che vuole a tutti i costi mettersi in contatto completamente, abbandonandoci a un sogno. E in questo sogno siamo sinceri, guardiamo e apprendiamo ancora tutto quello che, quand'era in vita, non siamo stati in grado di vedere. Potrebbe essere un paio di lenti di ingrandimento, la morte, un piano di lettura profondo che non può essere fatto diversamente e in vita, quando la nostra umanità invade ogni campo.

E non è un trasformare il ricordo o rielaborarlo a nostro favore e piacere, piuttosto spogliarlo dei suoi eccessi, dei suoi ricami e renderlo leggero, così leggero da oltrepassarci.

Ci sono cose che comprendiamo dopo, solo dopo. La sua morte la vediamo dal nostro futuro, girandoci indietro e guardando dove è finita la sua corsa, il punto preciso che ha segnato il suo distacco da noi per sempre. E torniamo lì, mille volte ad abbracciarlo, sollevarlo, sorridergli, accoglierlo, in una dimensione nuova. Nessuno, dopo aver perso una persona, può guardare solo avanti. Più persone care lasciano il nostro cammino più ci si affatica a procedere nel caricarsi coloro che sono rimasti indietro.

Chi muore resta in chi vive, sembra questo il suo compito. Lì la sua casa, e spende tutta la vita per restare in eterno di anima i anima. E la morte ci attraversa tutti.

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