Leggiamo quello che ci propongono gli altri o quello che scegliamo noi?
Partiamo dal fatto che un libro lo si scrive per dire qualcosa: un messaggio, un pensiero, una proiezione, una verità, dei ricordi, un fatto storico...Sono tanti i motivi per cui si scrive un libro.
Ci sono libri che vogliono informare e altri solo divertire, libri per sognare e altri ancora per precisare. Un libro è un mondo in sè e, a prescindere dal motivo per cui viene scritto, lo si legge sempre per curiosità.
Il lettore vuol essere solleticato, legge perché glielo hanno consigliato, o solo proposto, o forse viene a conoscenza di quello che non sa, o perché scritto da un personaggio noto, o solo per il piacere di leggere.
Leggere non ha leggi, si fonda solo sulla volontà di farlo così come ci sono libri e libri e far ricadere la lettura su quello e non altro, può accadere anche per caso.
Poi ci sono i lettori con pregiudizi che leggono solo una casa editrice o un autore, o un argomento o un amico o anche tutto quello che è nuovo, o quello che fa ridere o perché sono storie vere...
Pubblicare per una casa editrice è sempre una scommessa per quanto concerne i contenuti e per far sì che ci sia un vasto pubblico. Il pubblico ovviamente rappresenta lo share, come si dice oggi, ma talvolta, sia l'editore come il lettore sono dirottati su argomenti e letture in base agli entourage in cui vivono.
Non dovrebbe essere così. Se è vero che bisogna definire il contenuto e porgerlo in forma corretta è pur vero che il lettore non dovrebbe avere nessuna remora nel leggerlo. Leggere è capire e prendere atto, acquisire nuove conoscenze comunque e, se ci si pone davanti alla lettura con un pregiudizio, non sapremo mai che cosa poteva dirci. Solo conoscendo il contenuto e senza nessuna censura possiamo formare il nostro pensiero, capire liberamente senza che gli altri pensino per noi e ci dicano quello che va letto. Anche i contenuti più scomodi non dovrebbero avere censure. Leggere ha a che fare con la libertà e il pensiero si forma in autonomia di giudizio e non quando gli altri ci forniscono tempi e modalità o temi e chiavi di lettura.
Posso conoscere l'autore e non essere d'accordo con lui, non conoscerlo e sapere dei suoi libri, può piacere un libro e non un altro dello stesso autore, possiamo definire uno bravo e un altro meno solo dalle nostre impressioni. La lettura dev'essere quanto più libera possibile. Sia gli editori, che i lettori e gli stessi autori che scrivono incanalandosi nelle cosiddette "linee" da tener presente, limitano le stesse aspettative della lettura di quel libro.
Spesso decidiamo a priori quello che non ci piace, ma io dico solo dopo aver conosciuto.
Se leggendo un autore che ci troviamo tra le mani perché regalatoci, o invitato a leggere e non ci piace per sentito dire, l'unica cosa che posso fare è leggerlo per dire in modo convinto e solo dopo averlo conosciuto, che realmente non mi piace.
Un lettore preparato non si lascia condizionare da niente e da nessuno, così come un editore coraggioso non si lascia irretire dal pregiudizio di cosa pubblicare e allo stesso tempo un autore scrive solo per quello che ha in testa di scrivere e non per operazioni commerciali.
Leggere è conoscere e solo la conoscenza ci permette di criticare, farlo a priori è solo presunzione.
E non esiste dover indirizzare le masse a questa o quella lettura. I grandi successi editoriali nascono senza un perché e quelli che invece hanno successo premeditato sono come gli amori di una stagione: passano velocemente. Un successo è più di un ingrediente, più di quello che siamo capaci di ipotizzare.
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