L'affare Sonia nasce diversi anni fa, ero in vacanza e stavamo in un residence e, avendo paura dei gechi, che riempivano le pareti di casa dentro e fuori, ero costretta a stare spesso fuori, sul tavolo del giardino. Avevo già in mente di voler scrivere una storia con un personaggio interpretato da un attore visto al cinema, ma non era quello il momento per farlo: ero in vacanza. La condizione in cui mi trovai, mi spinse a farlo. E così cominciai a scrivere, lì sul tavolo del giardino, lontana dalla casa, sopra di me il cielo, all'aria aperta e solo a sera, costretta a farlo, entravo in casa. Cominciò ad essere una scrittura continua e mi legai alla storia come non mai.
Scelsi di ambientarlo in costiera sorrentina senza nemmeno pensarci troppo e forse già quando ebbi l'idea la scelta fu fatta. Fu vedendo quel film, con un attore che mi piace molto, che pensai di scrivere questa storia.
Venivo dalla lettura di tanti autori che avevano parlato di mare, letture su letture dove l'unico argomento era sempre il mare. Letture cresciute soprattutto d'estate a mare. E così in un mese di vacanza mi trovai a metà lavoro di scrittura.
I miei mi riprendevano per vedermi a scrivere ad ogni ora, ma non riuscivo a staccarmene, dovevo completare sempre un discorso, una scena, una descrizione.
Quando il lavoro, a fine estate, fu ultimato, lo lasciai riposare per un po' prima di riprenderlo.
Ripresi il romanzo per la correzione. E' lì che rivedi tutto sotto un'altra luce che non è quella di voler buttare fuori l'idea che hai in testa, ma rivedere tutto sotto una luce più reale, logica. Questa fase stanca. Passano giorni solo per non volere un dialogo o cambiare un luogo, o rileggendo mille volte quello che vuoi cambiare, ma non ce la fai.
Altro lavoraccio è stato passarlo dal quaderno al pc, quando il collo alla fine della giornata, assomiglia a quello di un'oca per aver fatto destra e sinistra no stop.
Cominci ad essere soddisfatta quando una semplice idea, per quanto forte, ha preso forma diventando la storia che hai davanti.
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